La bellezza della liturgia
don Ugo Borghello, Liberare l\’amore. La comune idolatria, l\’angoscia in agguato, la salvezza cristiana. Pp. 456. Codice ISBN: 88-8155-148-9. Ed Ares, Milano 1997, 1998, 1999, 2009. € 21.00
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Luciano Garibaldi, O la croce o la svastica. La vera storia dei rapporti tra la Chiesa e il nazismo, Lindau 2009, pp. 208, ISBN: 978-88-7180-842-0, Euro 16,50
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È di recente uscita il volume storico di Luciano Garibaldi «O la Croce o la Svastica. La vera storia dei rapporti tra la Chiesa e il nazismo». Si tratta dell’avvincente racconto, nel consueto stile del giornalista e storico, di un conflitto ideologico-politico durato dodici anni, tanti quanti ne trascorsero dalla presa del potere da parte di Hitler in Germania, per giungere alla fine della seconda guerra mondiale. Un conflitto del quale si sa poco, troppo spesso equivocato da false o incomplete ricostruzioni storiche, alle quali l’autore si è riproposto di porre fine.
Luciano Garibaldi, quali furono veramente i rapporti tra la Chiesa di Roma e il Terzo Reich?
Vengo subito al cuore del problema. Il primo febbraio 1933 Hitler prese il potere e s’impegnò a “proteggere fermamente il cristianesimo”. Ma ben presto rivelò le sue vere intenzioni. Una serie di soprusi e violenze ai danni della Chiesa cattolica spinse Pio XI a promulgare l’enciclica “Mit brennender Sorge”. L’assassinio del presidente dell’Azione Cattolica di Berlino, che si era dimostrato solidale con gli ebrei ed aveva pregato con loro, segnò l’inizio di un’autentica persecuzione: soppressione delle scuole cattoliche, chiusura della stampa confessionale, arresto dei suoi direttori, ondata di processi-farsa contro il clero. In Austria, dopo l’Anschluss, ovvero l’annessione al Terzo Reich, si giunse al saccheggio e all’incendio delle scuole cattoliche e del palazzo arcivescovile di Vienna.
Bat Ye’or, Il declino della cristianità sotto l’Islam. Dal jihad alla dhimmitudine, Ed. Lindau 2009, ISBN: 978-88-7180-829-1, pp. 576, euro 32,00
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L’islam ci annienta con dolcezza
di Andrea Morigi, Libero 10/10/09
C’è un sistema perfetto per annientare i cristiani e gli ebrei, senza lasciarne più traccia. Antico quanto basta per affermare che si tratta del metodo di sterminio più efficace, duraturo e sperimentato della storia. Quel meccanismo complesso si mette in moto gradualmente, a mano a mano che si applicano i princìpi della sharia, la legge coranica, e poco a poco soffoca le comunità non islamiche, riducendone inesorabilmente le dimensioni fino al nulla.
Si deve all’opera di Bat Ye’or, di cui esce ora in traduzione italiana un testo edito in francese nel 1991, Il declino della Cristianità sotto l’Islam. Dal jihad alla dhimmitudine (Lindau, pp. 576, euro 32), la descrizione storico-giuridica finora più accurata del processo di islamizzazione delle terre conquistate attraverso il jihad, la guerra santa.
Battaglie e imprese militari delle armate di Maometto e dei califfi suoi successori sono soltanto la premessa per dar vita a un’amministrazione in grado di mettere in ombra qualsiasi potenza colonizzatrice occidentale moderna.
Introduzione
Caro Teofilo
poichè sai che sono religioso e mi chiedi di parlarti della mia religione, la prenderò un po’ alla larga. Mi dici che, da qualche tempo, senti una specie di prurito nell’anima, un vago senso di insoddisfazione talvolta misto a angoscia. Ogni tanto, specialmente di fronte alle sconfitte e alle delusioni, ti ritrovi a porti le grandi domande dell’uomo, le quali poi, ti accorgi, sono condensabili in una sola: perchè?
Mi confessi di avvertire confusamente che qualcosa ti spinge ad interessarti del tema «religione», ad approfondirlo, ma non sai a chi rivolgerti. Ti sei aperto con me, forse l’unica persona di tua conoscenza e confidenza che sai in qualche modo (mi si passi il termine) “esperto”, magari perchè, visto che ho una fede, almeno ho affrontato l’argomento da gran tempo e sono, dunque, in grado di darti qualche risposta. (altro…)
HARRY WU, Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina, trad. it., Guerini&Associati, Milano 2009, 186 pp., € 21,50.
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VITTORIA ROMANA VALENTINO, Un laico tra i teologi. Il contributo di Emiliano Avogadro della Motta alla preparazione della definizione del dogma sull’Immacolata Concezione e all’elaborazione del Sillabo, Arti Grafiche Gallo, Vercelli 2003, pp. 461.
Dopo il primo lavoro dedicato alla vita e all’opera di Avogadro della Motta, adesso, in questo che è il suo secondo volume pubblicato (1), Vittoria Valentino si cimenta in un compito ardito e affascinante: la ricostruzione storica del contributo di Avogadro ai lavori per la definizione del dogma dell’Immacolata Concezione e per l’elaborazione del Sillabo.
Come riconobbe a suo tempo il gesuita Giuseppe Rinaldi ne Il Valore del Sillabo (1888) (2), il filosofo di Vercelli esercitò un’influenza determinante sull’iter dei lavori che portarono alla pubblicazione dei due documenti ecclesiali, perché fu all’origine delle decisioni del Pontefice di unire i due percorsi di studio (nati separatamente) e poi di separarli di nuovo. Più recentemente, anche padre Giacomo Martina SJ (3), Egidio Papa (4) e Giovanni Spadolini (1925-1994) (5) hanno sostenuto la stessa tesi di Rinaldi, il cui libro, comunque, a differenza degli studi degli altri tre storici citati, è considerato fonte primaria. Tuttavia, sfogliando non solo le pagine di padre Martina, di Papa e di Spadolini, ma anche quelle di Rinaldi, chi avesse voluto rinvenire la risposta di Avogadro all’inchiesta del cardinale Raffaele Fornari (1787-1854), che nel 1852 gli chiedeva un parere sull’opportunità di unire la definizione dogmatica alla condanna degli errori moderni, sarebbe stato costretto ad affidarsi alle sintesi offerte dai rispettivi autori.
VITTORIA VALENTINO, Il conte Emiliano Avogadro della Motta (1798-1865). Un’introduzione alla vita e alle opere, Saviolo, Vercelli 2001, pp. 166.
(Il volume, non in commercio, si può richiedere al dottor Maurizio Cassetti, direttore dell’Archivio di Stato di Asti allo 0141-531229).
Sembra che il suggerimento di catalogare e condannare pubblicamente gli errori moderni sia stato rivolto a Pio IX per la prima volta, già nel 1849, dal card. Gioacchino Pecci, il futuro Leone XIII: un collegamento significativo, che annulla sul nascere troppo precipitose contrapposizioni dei due Pontefici.
Nel 1851 toccò ad un laico di Torino Emiliano Avogadro della Motta, a sollecitare dal Papa la pubblica condanna dei numerosi e perniciosi errori moderni. E nel maggio di quel medesimo anno, Pio IX ordinò un primo sondaggio su vasta scala in ordine ad una tale prospettiva.
La ricerca sull’Ottocento filosofico, politico e teologico è stata recentemente arricchita dalla pubblicazione del primo studio critico su Emiliano Avogadro della Motta (Vercelli, 1798-Torino, 1865), filosofo e uomo politico cattolico, per lo più noto per il suo Saggio intorno al socialismo, uscito anonimo a Torino nel 1851.