Il rabbino che si arrese a Cristo

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Judith Cabaud, Il rabbino che si arrese a Cristo, Ed. Paoline, 2002, pagg. 120, Euro 12,50
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Finalmente la storia di Israel Zoller (1881-1956), ebreo polacco scomodo, esce dall’oscurità per trovare vivida luce nelle pagine di Judith Cabaud, israelita di Brooklyn, anche lei, come il protagonista del suo libro, convertita al cattolicesimo.
 
Zoller: una figura colpita dalla damnatio memoriae dei suoi correligionari, che lo considerano – come ricorda Vittorio Messori nella prefazione – un meshummad (apostata, rinnegato), e dall’imbarazzato silenzio di un certo mondo cattolico che crede, sulla scorta di un ecumenismo male inteso, di dover evitare qualsiasi tema che possa turbare le buone relazioni con gli appartenenti ad altre fedi.
 
Proprio lo squarcio di questa coltre di silenzio rappresenta il merito maggiore della piccola opera divulgativa di Cabaud, edita in Francia con notevole successo e oggi approdata in Italia: Il rabbino che si arrese a Cristo (Edizioni San Paolo, Milano 2002, pp. 120, euro 12,50).
L’autrice, che vive in Francia e ha nove figli, il primo dei quali sacerdote, scrive, da non professionista, pagine nelle quali la descrizione del personaggio si avvale della sensibilità derivante dal comune itinerario spirituale che ha condotto l’uno e l’altra, attraverso il battesimo, in seno alla Chiesa cattolica, apostolica, romana. (altro…)

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Card. Ratzinger, La festa della fede

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Joseph Ratzinger, La festa della fede. Saggi di Teologia liturgica, Jaca Book, Milano 1984, pp. 144, Euro 11,50
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A vent’anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II, in un clima di bilancio, anche il capitolo «liturgia» merita la dovuta attenzione. Un’attenzione prioritaria, anzi, se si vogliono rispettare le precedenze suggerite dal Concilio stesso: infatti, la costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium è stato il primo documento discusso e promulgato dall’assise ecumenica.
 
Il cardinale Joseph Ratzinger, attuale prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, ha già espresso in diverse sedi il suo pensiero sul «problema Concilio». Esso si può forse sintetizzare così: distinzione tra «Concilio-documenti» – atto di Magistero che si inserisce nella Tradizione della Chiesa, a cui è dovuto un «religioso ossequio della volontà e della intelligenza» (Lumen gentium, n. 25) – e «Concilio-fatto storico». Se sul primo il giudizio è sostanzialmente positivo, sul secondo si fa più problematico: «I risultati sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti [ … ]. Ci si aspettava un balzo in avanti e ci siamo invece trovati di fronte a un processo progressivo di decadenza che si è sviluppato in larga misura proprio sotto il segno di un richiamo al Concilio e ha quindi contribuito a screditarlo per molti» («Ecco perché la fede è in crisi», intervista a cura di Vittorio Messori, in Jesus, anno VI, n. 11, 11- 11- 1984, p. 70).
 
Tale pensiero comporta, ancora, la distinzione tra «Concilio» e «applicazione dei Concilio». L’atmosfera dell’applicazione si è trovata abbondantemente viziata da un «Konzils- Ungeist», da un «antispirito del Concilio», per cui si può dire che «la vera recezione del Concilio non è ancora assolutamente incominciata» (Theològische Prinzipienlehre, Wewel, Monaco 1982, p. 391). (altro…)

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Card. Ratzinger, Dio e il mondo

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Card. Joseph Ratzinger, "Dio e il Mondo" (il nuovo "Rapporto sulla fede"), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, 432 pagine, 21,69 Euro.
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Esiste "un rischio fino ad ora assolutamente sottovalutato, cioe’ la possibilita’ dell’egemonia di un punto di vista sottilmente ostile al cristianesimo. Questo diktat accetterebbe solo un cristianesimo integrato ed uniformato ai modelli dominanti., un cristianesmo per cosi’ dire edulcorato, privo delle asprezze dettate dalla fedelta’ a Cristo, mentre i sostenitori della fede autentica sarebbero additati come hardliners o fondamentalisti […] Ad esempio, in Germania non si possono menzionare l’Opus Dei o il Movimento Scoutistico Europeo [Scout D’Europa, NdR], senza un femito d’indignazione, quasi che non si possa essere un buon cattolico tedesco senza prendere le distanze da questi gruppi" (pp. 414-416).
 
Il card. Joseph Ratzinger delinea un nuovo rapporto, questa volta incentrato sulle questioni interne della fede cristiana, spaziando tra i problemi più scottanti e centrali del credo cristiano: l’immagine di Dio, la crisi della fede, Dio e la ragione, Dio si – Chiesa no?; uomini e donne, il peccato originale, l’anima, la libertà; l’antica alleanza, il libro dei libri, le quattro leggi, i dieci comandamenti; Gesù Cristo, il più importante momento della storia; la croce, la risurrezione e il futuro dell’uomo.
 
Il libro, scritto in forma di intervista con linguaggio piano e comprensibile per tutti, offre un quadro completo e attualissimo sui contenuti della fede cristiana per l’uomo di oggi. (altro…)

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Card. Biffi, La sposa chiacchierata

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Giacomo Biffi, La sposa Chiacchierata, Jaca Book, Milano 1998, pp. 132, 11,36 Euro. 
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"Sarà meglio andare un po’ cauti nel giudicare troppo severamente gli uomini di Chiesa del passato: in fin dei conti, con tutti i loro errori e i loro peccati hanno saputo far arrivare il cristianesimo fino a noi. Umanamente parlando, non possiamo ancora dire se noi, con tutte le nostre bravure, riusciremo nella stessa impresa in rapporto all’umanità futura.
 
[…]
 
Va detto con chiarezza che, sulle cose che contano, non c’è alcuna possibilità di dialogo tra la fede e l’incredulità, considerate come atteggiamenti mentali e spirituali totalmente estranei tra loro e antitetici. Del resto, dall’incredulità come tale, intesa come piena negazione di ogni rapporto con Cristo, non abbiamo niente da prendere o da imparare.
 
Ma va anche detto che il non credente può farsi invece portavoce inconsapevole dello Spirito; nel qual caso noi dobbiamo metterci in ascolto. Questo non vuole ovviamente dire che tutto ciò che egli proferisce provenga «a Spiritu Sancto». Dallo Spirito Santo proviene soltanto ciò che è «verum»; vale a dire, ciò che è consonante col disegno del Padre e con il Vangelo di Cristo.
 
Si rende perciò necessario un atteggiamento vigile, che sappia accuratamente esaminare e vagliare. Ma tale vigilanza e tale discernimento devono essere esercitati dal credente anche su se stesso: sui suoi pensieri, sulle sue parole, sui suoi atti, perché non c’è nessuna garanzia che dal credente scaturisca soltanto ciò che è in coerenza con la sua fede e in sintonia con la sua «vita nuova».
 
Qualora dialogando ci imbattiamo in qualche consonanza con le posizioni del non credente, è bene verificare se per caso questo sia dovuto non tanto all’azione illuminante dello Spirito sul nostro interlocutore, quanto a qualche residuo di mentalità «mondana» dentro di noi.
 
Tutta la riflessione sul «dialogo» va dunque preservata da ogni faciloneria e da ogni leggerezza, perché la posta in gioco è altissima e la questione è seria: ci può essere il rischio, con una spensierata «apertura» scambiata per generosità, di non riconoscere più Gesù Cristo come l’unico Maestro di vita e l’unico Salvatore dell’uomo; come, d’altronde, ci può essere anche il rischio, in nome di una improvvida intransigenza dottrinale, di disimparare ad amare: ad amare tutti gli uomini senza eccezione, i quali per il fatto di essere stati creati, sono chiamati ad aver parte alla gioia divina e restano sempre immagini vive dell’unico Signore dell’universo".

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Il libero mercato in una società cristiana

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Adolpho Lindenberg, Il libero mercato in una società cristiana, Edizioni Segno (Via E. Fermi, 80/1 – Fraz. Feletto Umberto 33010 – Tavagnacco (UD) info@edizionisegno.it), Euro 20,14, pp. 304 
 
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La domanda fondamentale a cui il libro di Adolpho Lindenberg ci aiuta a rispondere si può porre in questi termini: è possibile conciliare libertà economica e difesa dei princìpi morali? Possono coesistere princìpi immutabili e libero mercato? La risposta dell’autore, che è anche quella della dottrina cattolica, è chiara e positiva.
 
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Nella società cristiana premoderna il ruolo dell’economia, svolto dal Terzo Stato, il ceto dei produttori, era secondario e subordinato rispetto a quello della politica e della religione, rispettivamente impersonate dalle due classi della Nobiltà e del Clero. E’ solo a partire dalla Rivoluzione francese che l’impianto tradizionale della società si dissolve e l’economia viene ad assumere progressivamente quella funzione dominante che attualmente essa occupa nella civiltà contemporanea.
 
Questo processo di dissoluzione vede nascere la cosiddetta \"questione sociale\" e con essa una serie di nuove teorie, come il liberalismo e il socialismo, che pretendono di offrire false soluzioni al veri problemi aperti nella società moderna dalla Rivoluzione del 1789. In risposta a questi problemi e in antitesi alle false soluzioni si forma la dottrina sociale della Chiesa, che non nasce, come comunemente si crede, con la Rerum Novarum di Leone XII, ma con il Magistero dei suoi predecessori che si trovano costretti a fronteggiare le ferite aperte nella Cristianità dalla Rivoluzione francese.

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No Global. La formidabile crescita dell’antagonismo anarchico

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"No Global. La formidabile crescita dell’antagonismo anarchico", Edizioni Ares 2002, pp. 248, 14,50 Euro. 

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I \"no global\" combattono la globalizzazione con i soldi dei capitalisti. Ricevono denaro da ricchissimi finanzieri e da fondazioni ultramiliardarie.
Perché gli uni e gli altri perseguono un fine comune: distruggere gli Stati sovrani.
 
L’attivismo no-global costa. Decine di migliaia di militanti si spostano nel mondo per partecipare alle manifestazioni contro il liberismo globale: Seattle, Washington, Porto Alegre, Genova. A Genova, nel luglio 2001, il \"Genoa Social Forum\" di Agnoletto è riuscito a radunare oltre 700 associazioni e sigle (Centri sociali, Organizzazioni non governative, Arci, gruppi cattolici) e 300 mila persone. Alloggiate e mantenute per una settimana, fra concerti, conferenze, ospiti d’onore invitati dall’estero. Da dove vengono i soldi?
 
Il mistero è stato in parte svelato da un articolo apparso sul Wall Street Journal (il quotidiano finanziario di New York) il 13 agosto 2001. Qui, ci si spiega che il Genoa Social Forum è ricalcato sul modello di un International Global Forum, che ha sede a San Francisco. Questo \"è generosamente finanziato dalla Foundation for Deep Ecology\", una fondazione \"culturale\" creata dal miliardario Douglas Tompkins, e dotata di 150 milioni di dollari (320 miliardi di lire). Tompkins è il padrone della Esprit Clothing Co., una multinazionale dell’abbigliamento giovanile. Grazie a questi fondi, l’International Global Forum, scrive il Journal, \"funziona come una finanziaria che fornisce i capitali iniziali per il lancio di gruppi antiglobal in tutto il mondo\".

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Card. Biffi, Il diavolo, che buonista!

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Giacomo Biffi, Il "Mistero" di Pinocchio, Editore Elledici 2003, EAN 9788801026559, Prezzo 3,80 €, Pagine 80

 
L’Omino di burro, il carrettiere che conduce Pinocchio nel Paese dei Balocchi, è in realtà la «raffigurazione più alta e originale del nemico dell’uomo»: il demonio.
L’arcivescovo di Bologna torna al burattino 25 anni dopo la sua lettura «cattolica»
 
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Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole.
C’è un posto in questa storia anche per il titolare di ogni influsso malefico, per il genio della perversione, per il nemico che instancabilmente lavora a rovinarci.
E assume una divisa un po’ insolita: non ostenta niente di repellente e di spaventoso; al contrario è tutto rivestito di bontà e di dolcezza.
 
Egli non si propone di incutere terrore: si propone di lusingare e sedurre.
È pieno di complimenti. «Mio bel ragazzo», «amor mio»: sono gli affettuosi appellativi con cui si rivolge alle sue possibili vittime.
È perfino generoso e disposto, per altruismo, a rassegnarsi a qualche scomodità: «I posti son tutti pieni, ma per mostrarti quanto sei gradito, voglio cederti il mio posto a cassetta? E io faro la strada a piedi».
Ma tanta soavità, evidentemente finalizzata a un disarmante adescamento, copre e al momento cela una risoluta e crudele volontà di male, che all’occorrenza sa spegnere di colpo il sempiterno sorriso delle sue labbra e diventa spietata: «L’Omino non rise. Si accostò pieno di amorevolezza al ciuchino ribelle e, facendo finta di dargli un bacio, gli staccò con un morso la metà dell’orecchio destro».  (altro…)

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La vita della grazia

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Juan Francisco Pozo, LA VITA DELLA GRAZIA, Introduzione all’antropologia teorica, ISBN: 88-8155-209-4, pp. 112, € 10,33
 
Il Vangelo di san Luca al capitolo 15 riporta una delle più ampie e belle parabole di Gesù. Questa parabola mostra la realtà di Dio come Padre, la cui bontà e misericordia verso gli uomini supera ogni misura. Ecco, di seguito, il passo:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
«Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
«Allora rientrò in sé stesso e disse: Quanti dipendenti di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Ritornerò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi dipendenti.
«Si mise in cammino e ritornò da suo padre.
«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide e, commosso, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
«Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
«Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
«E cominciarono a far festa»1.
Qui si conclude la prima parte della parabola. Fino a questo punto ci sono stati proposti il padre e il figlio più giovane. Soffermiamoci su di loro, sulle parole e sulle azioni con le quali Gesù li ha tratteggiati, per cercare di comprendere meglio il mistero dell’Amore di Dio per l’uomo, la risposta dell’uomo e i molteplici modi con cui Dio lo cerca e lo aiuta affinché possa corrispondere compiutamente alla sua vocazione.
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I NOVISSIMI. Introduzione all’escatologia

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Justo Luis Sánchez – Jorge Molinero, I NOVISSIMI. Introduzione all’escatologia, edizioni Ares, ISBN 88-8155-217-5, pp. 200, € 12,39
 
«Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà»: quest’affermazione conclusiva del Credo è la risposta alla speranza radicale dell’uomo.
L’essere umano non può vivere senza speranza, continuamente assalito dal dubbio e dal timore e, soprattutto, dalla spaventosa minaccia della rovina totale e definitiva della sua persona.
Perfino nei casi in cui non si crede in niente e in nessuno, quando si attraversa una situazione penosa e grave, l’uomo spera in qualcosa, sia nella prospettiva di un miglioramento, sia che le cose si sistemino in un modo o nell’altro.
La stessa richiesta dell’eutanasia o il pensiero del suicidio sono forme, per quanto sbagliate, di speranza: manifestano il desiderio di risolvere una situazione che pare senza speranza.
Si direbbe che l’uomo non possa perdere del tutto la speranza qui in terra, come ricorda san Tommaso: «Disperare è discendere all’inferno».
In questo atteggiamento di speranza palpita l’intuizione, o l’anelito, che il male, in qualunque sua specie, non avrà l’ultima parola.
È come una nostalgia del paradiso perduto.
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Teologia fondamentale

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Fernando Ocáriz – Arturo Blanco, «Teologia fondamentale», Ed. Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare, Piazza S. Apollinare 49 – 00186 Roma, Roma 1997, pp. 416, Euro 23,24, ISBN 88-8333-055-2
 
 
Il testo qui presentato è la versione adattata agli ISSR del più noto F. Ocáriz, A. Blanco, «Rivelazione, fede e credibilità. Corso di teologia fondamentale», Edizioni Università della Santa Croce, Roma 2001, pp. 444, Euro 25,82, ISBN 88-8333-007-2.
Mons. Fernando Ocáriz è consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.
 

INTRODUZIONE
 
La Teologia Fondamentale come tale nasce nel secolo scorso in risposta alla necessità di dare una impostazione alla difesa della fede che tenesse conto delle mutate condizioni degli interlocutori 1.
Da una parte, raccoglieva l’eredità della plurisecolare apologetica cristiana, che aveva giustificato la scelta di fede in Cristo argomentando in base a precise ragioni divine e umane. D’altra parte, però, abbandonava lo schema allora in uso – procedere secondo la triplice dimostrazione religiosa, cristiana e cattolica della verità della fede – e soprattutto abbandonava la trattazione esclusivamente apologetica dei grandi argomenti – religione, rivelazione, fede, Chiesa – per mostrare non solo la legittimità della scelta di fede cristiana, ma anche qual è il fondamento dell’intero edificio teologico 2. (altro…)

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