Il cardinale Burke ai preti ancora cattolici in Germania: continuate a lottare

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Messaggio ai fedeli sacerdoti della Chiesa in Germania

Reverendi e cari fratelli in Cristo, siete stati molto presenti nelle mie preghiere fin dall’inizio del cosiddetto cammino sinodale. Dopo la conclusione della quinta Assemblea sinodale, l’11 marzo scorso a Francoforte sul Meno, ho pregato soprattutto per voi, affinché restiate fedeli alla Tradizione apostolica, alle verità di fede e di morale che Cristo ci ha trasmesso nella Chiesa e che noi, come sacerdoti, abbiamo il compito di custodire e promuovere.

Mai come oggi i fedeli hanno bisogno di sacerdoti che annuncino loro la verità, che portino loro Cristo, soprattutto nei Sacramenti, e che li guidino e governino sulla via di Cristo.

Posso solo immaginare la vostra profonda tristezza per le posizioni assunte dall’Assemblea, compresa la grande maggioranza dei Vescovi, che sono direttamente opposte a ciò che la Chiesa ha sempre e ovunque insegnato e praticato.

Condivido la vostra tristezza e vivo la tentazione dello scoraggiamento, che senza dubbio sperimentate anche voi. In momenti come questi, che i sacerdoti hanno sperimentato in altri momenti della storia della Chiesa, dobbiamo ricordare la promessa che Nostro Signore, che non mente mai ed è sempre fedele alle sue promesse, ci ha fatto quando, alla sua Ascensione, ha messo nelle nostre mani la missione apostolica: “… ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
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Osservazioni canonistiche sul Rescriptum del 21 febbraio

Se formalmente il Rescriptum ex Audientia Ss.mi del 21 febbraio 2023 – che è un atto amministrativo col quale un capo dicastero chiede e ottiene (Rescriptum: “scritto due volte”) qualcosa dal Sommo Pontefice (Sanctissimi) al termine di una udienza (ex Audientia) – si prefigge lo scopo di “implementare” il Motu Proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021, da un punto di vista pratico, in realtà, lo altera nella sua struttura sostanziale.

Il Rescritto, infatti, sovverte la base sul quale si fonda proprio Traditionis custodes, le cui prime parole, eco di Lumen gentium n. 23 (la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa) sono destinate ai Vescovi: «Custodi della tradizione – esordisce il preambolo del Motu Proprio di papa Francesco che modifica il m.p. Summorum Pontificum di Benedetto XVI – i vescovi, in comunione con il vescovo di Roma, costituiscono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari».

Ma se Traditionis custodes aveva puntato sui Vescovi diocesani per una regolamentazione dell’uso delle forme liturgiche anteriori alle riforme post-conciliari, il Rescritto del 21 febbraio scorso rovescia quel principio riservando alla Santa Sede (e dunque al Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti) la regolazione di un’intera materia che però, di per sé, sarebbe stata demandata alla discrezionalità dei singoli Ordinari locali dallo stesso provvedimento al quale il Rescritto dice di voler dare “implemento”. Siamo, dunque, davanti a un paradosso kafkiano – logico prima ancora che giuridico – per il quale la stessa Autorità che con un atto normativo dispone una cosa, con un successivo atto revoca, di fatto, il precedente principio, senza però formalizzare tale “inversione di marcia”, e dunque lasciando una contraddizione insolubile.
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La lotta del Card. Pell contro la lobby LGBT

Martedì 10 gennaio è venuto improvvisamente a mancare il cardinale australiano George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l’Economia.

In una intervista andata in onda lo scorso 18 dicembre, sulle reti Mediaset, papa Francesco, nel ricordare il suo impegno per risanare le finanze vaticane, aveva affermato:

Io ho dato indicazioni soltanto. Ma l’organizzare questo che, grazie a Dio, sta andando bene con il Consiglio dell’Economia, con il Segretariato all’Economia. Tutto questo lo ha visto chiaro il cardinale Pell, che è quello che ha incominciato questo”.

Poi è dovuto rimanere quasi due anni in Australia per questa calunnia che gli hanno fattoche poi era innocente, ma gliel’hanno fatta brutta poveretto – e si è allontanato da questa amministrazione, ma è stato Pell a fare lo schema di come si poteva andare avanti. È un grande uomo e gli dobbiamo tante cose”.

Ti sarai forse domandato: a cosa si riferisce il Papa quando afferma: “gliel’hanno fatta brutta poveretto”? E, soprattutto, perché proprio a lui?

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Come ricordare Papa Ratzinger?

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Forse, il miglior modo per ricordare Benedetto XVI è quello di leggere (o rileggere) qualcuno dei suoi libri.
Noi siamo particolarmente legati a “Rapporto sulla Fede”, perché scosse la Diocesi di Bologna nel profondo: fu davvero un “libro bomba”!
Il neo-arrivato Card. Giacomo Biffi ne trasse forza per tentare (senza purtroppo riuscirvi) di riportare l’ortodossia e l’ortoprassi ecclesiale.
Il Servo di Dio Padre Tomas Tyn O.P. utilizzò quel volumetto come “cavallo di battaglia” per le tante conferenze, ritiri, riunioni e incontri che gli venivano richiesti.

In questo momento, 9 gennaio 2023, il libro è ancora soggetto ai diritti dell’autore e dell’editore: cosa ormai immorale, quanto negare il pane agli affamati.
Per tale ragione non possiamo inserirlo tra gli e-book scaricabili gratuitamente da http://www.totustuus.cloud.

Tuttavia, è scaricabile “clandestinamente” 🙂 da due siti:
1) https://www.sangiorgio-porcia.it/parrocchia/strumenti/lettura/Libri/Rapporto%20Sulla%20Fede/Rapporto%20Sulla%20Fede.html
2) https://papst.pro/static/download/Rapporto-sulla-Fede-Vittorio-Messori-a-colloquio-con-Joseph-Ratzinger.pdf

Anche se ora non possiamo leggerlo, salviamolo subito sul computer o sullo smartphone: lo leggeremo appena possibile e lo potremo far girare tra i nostri amici!

Per il quadro più generale, quello del “Mistero dei due Papi”, rimandiamo a uno studioso serio: https://www.corrispondenzaromana.it/i-due-papi-e-il-mistero-della-chiesa/

iGpM
totustuus.it

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La beatificazione del Male?

di Julio Loredo.

La notizia è rimbalzata in tutto il mondo e commentata per lo più sotto una luce positiva: mons. Helder Câmara, l’Arcivescovo rosso, l’araldo delle dittature comuniste, il promotore della rivoluzione in Brasile per imporre una dittatura popolare, il partigiano della Teologia della liberazione marxista, il sostenitore dell’aborto e del divorzio, il nemico della Humanae Vitae, corre verso l’onore degli altari, avendo il suo processo di beatificazione ormai superato la “fase romana”.

Si tratta di una di quelle “canonizzazioni massmediatiche” purtroppo sempre più comuni nella vita della Chiesa di oggi: si tende a dare più importanza alla ditirambica propaganda fatta attorno al personaggio dai suoi fan, che non alla sua dottrina e ai fatti concreti della sua vita, spesso trascurati o deformati, quando non addirittura esclusi. È come se in un processo penale mancasse il contraddittorio, e nel dettare sentenza il Giudice si basasse più sui commenti della stampa che non sugli atti.

Per l’italiano medio la figura di mons. Helder Pessoa Câmara (1909-1999), noto come Dom Helder[1], vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, e poi arcivescovo metropolita di Olinda-Recife, è poco conosciuta. Le poche notizie che filtrano provengono da fucine propagandistiche tanto sbilanciate che non esito a definire ai limiti del ridicolo. Ricordo, all’epoca della sua scomparsa nell’agosto 1999, i media italiani gareggiando a chi gli conferiva il titolo più altisonante: “Profeta dei poveri”, “Santo delle favelas”, “Voce del Terzo mondo”, “Sant’Helder d’America” e chi più ne ha più ne metta[2].
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Nuova legge ingiusta in Italia: la legittimazione dell’omicidio di Stato

La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha annunciato che il 25 ottobre l’aula della Camera esaminerà la nuova proposta di legge sull’eutanasia. Il testo della proposta, adottato come testo base dalle commissioni, intitolato “Rifiuto dei trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia” è a dir poco agghiacciante.

Cercheremo di fare un’analisi articolo per articolo e di fare delle osservazioni per ognuno di essi.

  • L’articolo 1 definisce la finalità della legge, ovvero quella di disciplinare la facoltà di una persona «affetta da una patologia irreversibile o con prognosi infausta di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente ed autonomamente alla propria vita». Ecco la prima contraddizione logica: si afferma che una persona in quelle condizioni possa porre “autonomamente” fine alla propria vita … richiedendo però “assistenza medica” a tal fine. Il medico, dunque, è costretto ad uccidere il paziente (l’obiezione di coscienza non è mai minimamente citata), però l’atto del paziente rimane “autonomo”.

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Card. J. Zen e “traditionis custodes”: vedono un problema dove non c’è

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Perchè vedono un problema dove non c’è
e chiudono gli occhi davanti al problema,
di cui sono anche essi responsabili?

Dal sito ufficiale dell’eroico cardinale cattolico cinese: https://oldyosef.hkdavc.com/?p=1790

 

Le preoccupazioni riguardo un ventilato documento “contro” la Messa Tridentina (v. mio blog 12 giugno 2021) sono avverate ed il colpo non è stato meno duro perché previsto: molte generalizzazioni tendenziose nei documenti feriscono più del previsto il cuore di tanta gente buona, che mai ha dato la minima causa per essere sospettata di non accettare la riforma liturgica del Concilio e tanto meno di non accettare il Concilio “Tout court”. Inoltre essi rimangono membri attivi nelle loro parrocchie.

A me personalmente è stata una amara sorpresa il fatto che la “capillare” consultazione non sia arrivata a me, un cardinale e gìà membro della Congregazione del culto divino e della disciplina dei Sacramenti.
Durante gli anni 2007-2009, poi, ero vescovo di Hong Kong e perciò responsabile dell’esecuzione del “Summorum Pontificum”, e finora, notoriamente sostenitore del gruppo.

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Traditionis custodes: che fare?

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I lettori ci scrivono.
Già dopo le prime ore dalla pubblicazione del Motu Proprio di Papa Francesco che revoca le decisioni di vari suoi predecessori, sono giunte lettere di persone disorientate, oppure intenzionate a passare allo scisma o ad abbandonare la fede. Una frase significativa: “Che la decisione di un papa possa essere annullata dal suo successore mi fa pensare veramente che ormai sia tutto molto relativo”.

Papa scaccia Papa?
Si tratta di persone che colgono in tale decisione, non soltanto l’aspetto liturgico, ma soprattutto la negazione della continuità nel Magistero: cioè la negazione – nella prassi – della plurisecolare regola della fede «quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est» (vedere ad es. Giovanni Paolo II, 30/9/1995), che anche Benedetto XVI aveva più volte riaffermato chiamandola “ermeneutica della continuità” (ad es. il 22/12/2005).

Scisma e apostasia epocale?
Pertanto, non si può escludere che si verifichi uno scisma, oppure una “silenziosa” apostasia di massa ovvero la fuga nella “riserva indiana” costituita dalla chiesa lefebvriana. In questo senso mi esprimevo già nel 2019: https://www.totustuus.it/una-riserva-indiana-per-i-tradizionalisti/ .

Che cosa può fare il fedele laico in questa situazione?
Un po’ di storia può offrire spunti per l’azione.

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Giornata per la vita. Mons. Suetta: «Abrogare la 194»

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Nel suo ultimo messaggio alla Diocesi in occasione della 43esima Giornata per la vita che si celebrerà domenica 7 febbraio ha usato parole chiare per definire l’aborto «un delitto, un omicidio che nel 2020 è stata la principale causa di morte nel mondo con i suoi 42,6 milioni di vittime».
Più dell’infarto (17,9 milioni), più del cancro (8,7 milioni) e più del covid con i suoi 1,8 milioni di morti. Ma ha denunciato che di fronte all’«atrocità di questa pratica spaventosamente diffusa (…) tanto “buonismo” e tante affermazioni di principio a tutela dei diritti umani vanno a schiantarsi contro la malvagia convinzione che sia possibile sopprimere una vita nel grembo materno».

Il vescovo di Sanremo e Ventimiglia Antonio Suetta (in fototeme soprattutto una cosa: «L’insistente propaganda che tende ad assuefare le coscienze» e il fatto che «molti cristiani si avventurano a dire sciaguratamente che sia legittimo o addirittura doveroso garantire una sorta di “diritto all’aborto”». La Bussola lo ha intervistato alla vigilia della ricorrenza.

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Lukaku, un altro caso di cattolico discriminato

Gli insulti dell’attaccante del Milan Ibrahimovic all’avversario dell’Inter Lukaku (con l’invito ad andare con la madre a fare i riti vudù),
propone l’ennesimo caso di discriminazione laicista verso i cattolici.

Perché Lukaku è cresciuto in una famiglia poverissima, con una madre dalla salda fede cattolica che non ha niente a che vedere con i riti pagani o vudù.

La partita di Coppa Italia di martedì scorso ha vissuto momenti imbarazzanti, soprattutto perché generato da un professionista come Zlatan Ibrahimovic che, quasi fosse un principiante incapace di controllarsi, ha provocato l’avversario interista Romelu Lukaku così: “Vai a fare i tuoi riti vudù di m… da un’altra parte. Piccolo asino”.
Lukaku dapprima ha replicato semplicemente sfidando il belga sul campo all’inizio del secondo tempo: “Dai, andiamo dentro!”.
Ma il milanista ha rincarato la dose: “Vai a chiamare tua madre e fate quei riti vudù di m… nella foresta”.
Quindi Lukaku ha perso il controllo mandando a quel paese “tu e tua moglie” ed è stato fermato a forza da compagni e dirigenti per evitare guai peggiori.

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