Lukaku, un altro caso di cattolico discriminato

Gli insulti dell’attaccante del Milan Ibrahimovic all’avversario dell’Inter Lukaku (con l’invito ad andare con la madre a fare i riti vudù),
propone l’ennesimo caso di discriminazione laicista verso i cattolici.

Perché Lukaku è cresciuto in una famiglia poverissima, con una madre dalla salda fede cattolica che non ha niente a che vedere con i riti pagani o vudù.

La partita di Coppa Italia di martedì scorso ha vissuto momenti imbarazzanti, soprattutto perché generato da un professionista come Zlatan Ibrahimovic che, quasi fosse un principiante incapace di controllarsi, ha provocato l’avversario interista Romelu Lukaku così: “Vai a fare i tuoi riti vudù di m… da un’altra parte. Piccolo asino”.
Lukaku dapprima ha replicato semplicemente sfidando il belga sul campo all’inizio del secondo tempo: “Dai, andiamo dentro!”.
Ma il milanista ha rincarato la dose: “Vai a chiamare tua madre e fate quei riti vudù di m… nella foresta”.
Quindi Lukaku ha perso il controllo mandando a quel paese “tu e tua moglie” ed è stato fermato a forza da compagni e dirigenti per evitare guai peggiori.

(altro…)

Continua a leggereLukaku, un altro caso di cattolico discriminato

Card. Burke: un gesto dirompente? tornare al Catechismo!

La famiglia è il luogo ove padre, madre e figli sono chiamati a diventare santi, a tendere alla salvezza eterna, a camminare insieme verso il Paradiso.
Oppure può diventare il luogo della propria condanna, della dannazione, il proprio inferno.
Dipende da quanto i coniugi corrispondano al progetto di Dio su di loro e ad esso conformino anche la prole.
Per riuscirvi, hanno uno strumento eccezionale: il Catechismo, ove la nostra fede viene presentata in modo sistematico.

Come giungere alla salvezza eterna (ed evitare la dannazione), come vivere l’alta vocazione alla verginità, come contrastare il flagello della contraccezione, come promuovere la vita? Sono questi i veri temi, su cui interrogarsi oggi in famiglia e con urgenza.
A richiederlo è la situazione, divenuta ormai davvero preoccupante.

Su tutto questo Jeanne Smits ha intervistato il card. Raymond Leo Burke, sempre distintosi per l’attenzione rivolta a questi argomenti, come dimostrano – tra l’altro – il suo intervento al Rome Life Forum e la sua costante partecipazione alla Marcia per la Vita di Roma.

  (altro…)

Continua a leggereCard. Burke: un gesto dirompente? tornare al Catechismo!

L’imminente società senza Cristo del… “Signore delle mosche”

di Roberto Marchesini

Un nuovo studio del Guardian, che svela la storia vera che ispirò il racconto, ripercorre la tesi del celebre romanzo di Golding Il signore delle mosche, come simbolo della natura violenta e brutale dell’uomo, della quale solo la civiltà impedisce l’emergere.
Ma ad una più attenta lettura, si può affermare che Golding non ha torto: ha soltanto ritratto la società senza la Chiesa cattolica, fondata da Cristo. 

 

Qualche giorno fa, sul quotidiano liberal The Guardian, è apparso un interessante articolo firmato dallo storico olandese Rutger Bregman. È, sostanzialmente, una verifica delle tesi che sorreggono il celebre romanzo Il signore delle mosche, del premio Nobel William Golding (1911 – 1993).

La storia è nota. C’è una guerra non specificata; un gruppo di ragazzini, membri del coro di una scuola inglese, stanno viaggiando in aereo quando questo si schianta su un’isola.
I ragazzi si trovano quindi a dover sopravvivere e organizzare la convivenza senza degli adulti a guidarli e proteggerli.
I ragazzi vivono dunque in uno «stato di natura», senza una civiltà a determinare le loro vite.

Cosa accadrà?
Purtroppo accadrà tutto il peggio possibile.
I ragazzi cominciano a litigare per il potere e si dividono in due gruppi: i cacciatori e gli altri. Emerge la paura di un mostro e si creano una divinità: infilzano la testa di un maiale su un palo e cominciano a trattarla come una divinità.
Il signore delle mosche, Belzebù.

(altro…)

Continua a leggereL’imminente società senza Cristo del… “Signore delle mosche”

G. Brambilla: Arcobaleno? Per i miei figli, preferisco il Paradiso

Nella foto: il folle messaggio che circola su alcune chat di mamme.

Sui gruppi whattsapp delle mamme, sta girando in questi giorni un’iniziativa per «lanciare un’onda di positività» per rassicurare i bambini in questa «situazione grigia». In pratica, ogni famiglia dovrebbe disegnare un arcobaleno su un lenzuolo, con la scritta «Tutto andrà bene», per poi appenderlo fuori dalle finestre.

È attraverso una visione così orizzontale che possiamo aiutare i bambini (e noi stessi) ad affrontare questo momento così drammatico? Pensiamo davvero che i soli valori umanitari possano dissetare l’inevitabile affanno del momento?

La deriva razionalista, che elimina la fede dal pensiero e dalla vita dell’uomo, considerandola superstiziosa o inutile, chiude il Cielo a chi non crede e spesso indebolisce anche la riflessione dei fedeli. Siamo in tempo di Quaresima, stiamo salendo il Calvario, la Croce si avvicina. Rifugiarsi in slogan umanitari è come distogliere “lo sguardo da Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37), è misconoscere la divinità del Signore e la sua Provvidenza. Senza fede, infatti, la ragione non è in grado di penetrare la realtà e di coglierne il senso.

(altro…)

Continua a leggereG. Brambilla: Arcobaleno? Per i miei figli, preferisco il Paradiso

Nuovi idoli: climatismo, ambientalismo, ecologismi

L’ideologia climatista: il relativismo è la linfa dell’ambientalismo trasformato in religione millenarista

Quando è nato il mostro?
Da quando esattamente l’ambientalismo ha abbandonato il suo core business – il miglioramento della qualità della vita umana attraverso la salvaguardia dell’habitat naturale – per trasformarsi in una religione millenarista della dea Gaia?
Da quando la lotta all’inquinamento si è trasfigurata in una “crociata dei bambini” “condita da toni apocalittici, in un culto settario che minaccia catastrofi e fine del mondo imminente, predicando al genere umano penitenza per la sua impurità, mortificazione, decrescita economica, povertà?

(altro…)

Continua a leggereNuovi idoli: climatismo, ambientalismo, ecologismi

Mons. Crepaldi: rallentare l’Unione europea

“Rallentare il processo di unificazione europea per avere tempo e spazio per ricostruire la vera Europa”

Sono molto contento di essere presente anche quest’anno alla Giornata della Dottrina sociale della Chiesa, per due motivi. Prima di tutto perché, come sapete, gran parte della mia attività a servizio della Chiesa, anche come vescovo, si è svolta su questo fronte. Secondariamente perché il nostro Osservatorio, dedicato alla memoria del Cardinale Van Thuân, considera estremamente urgente che la Chiesa si riappropri di questo suo patrimonio e lo faccia valere in pubblico. Su questo il nostro Osservatorio e La Nuova Bussola Quotidiana concordano … da qui questa Giornata, giunta alla sua seconda edizione.

L’Osservatorio ha dedicato al tema di questa giornata – l’Europa – uno dei suoi ultimi Rapporti annuali sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo che portava questo titolo: “Europa: la fine delle illusioni”. Quando però si dice “Europa” cosa si intende? Su questo punto essenziale il discorso potrebbe essere molto lungo, io mi limito a distinguere l’Europa, come modello storico di convivenza tra i popoli, e l’Unione Europea, come una modalità di unificazione sovrastatale avente le caratteristiche che sono sotto gli occhi di tutti. Attenzione, però: può risultare molto facile – e quindi semplicistico – criticare l’Unione Europea considerandola come un guaio – o Il Guaio – per l’Europa. Il titolo del nostro Rapporto richiamava la “fine delle illusioni”: ma per l’Unione Europea o per l’Europa?

Per rispondere può essere utile fare ciò che mi accingo a fare ora: vorrei considerare i due concetti appena visti di Europa e di Unione Europea alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. Compito molto vasto, ma ci accontenteremo di qualche breve cenno.

(altro…)

Continua a leggereMons. Crepaldi: rallentare l’Unione europea

Cammilleri: LA FICTION ANTICATTOLICA il nome della rosa

Ci risiamo con la leggenda nera…

Già dalla prima scena si è capito che la nuova versione-kolossal de Il nome della rosa, finanziata da RaiCinema, cioè dal contribuente, era anche peggio della precedente, il film di Jean-Jacques Annaud del 1986, tratto dal «palinsesto» di Umberto Eco. La storia della lotta per le investiture ci dice l’esatto opposto della nuova fiction. 

Già, Umberto Eco. Il quale, pretendendo questa aggiunta nei titoli, chiarì che il film non poteva rappresentare tutta la complessità del romanzo bestseller omonimo. La prima scena di cui dicevamo è una scritta che avverte lo spettatore che nel 1327, anno in cui si svolge la vicenda, l’imperatore Ludovico stava cercando di «separare la politica dalla religione». Messa così, è chiaro che la simpatia dello spettatore si orienterà verso l’imperatore, che la Chiesa vorrebbe sottomettere imponendo ai posteri uno stato teocratico di tipo, per intenderci, khomeinista.

La storia, vera, dice però il contrario: tutta la lunga Lotta per le Investiture, dal secolo XI al Concordato di Worms del 1122, fu combattuta perché era l’imperatore a voler mettere il cappello sulla Chiesa decidendo lui la nomina dei vescovi. L’imperatore che regnava nel 1327, Ludovico IV il Bavaro, aveva deciso allora di tagliare del tutto i legami con la Chiesa.
Infatti, fu il primo imperatore a farsi incoronare non dal papa, ma da un laico, quello Sciarra Colonna che aveva preso a schiaffi il papa Bonifacio VIII ad Anagni. Gesto che simbolicamente chiuse il Medioevo cristianissimo.
Gesto la cui portata Bonifacio VIII comprese benissimo, tant’è che ne morì di crepacuore.

La Chiesa, come previsto, finì alla mercé del potere politico: nel 1327 il pontificato non era più a Roma ma ad Avignone, deportato in Francia da Filippo il Bello, il distruttore dei templari.
Il potere politico, privo della guida, e del freno, di un’autorità morale, da allora divenne sempre più assoluto, culminando nei totalitarismi del secolo XX.

(altro…)

Continua a leggereCammilleri: LA FICTION ANTICATTOLICA il nome della rosa

Rino Cammilleri: Suicidi, il male oscuro dell’epoca post cristiana

SENZA CRISTIANESIMO AUMENTANO I SUICIDI

Nel Medioevo cristiano, quando la vita era infinitamente più dura, il fenomeno era pressoché sconosciuto

Tra le meraviglie apportateci dalla modernità c’è anche questa: uno spaventoso tasso di suicidi.
Nel Medioevo, quando la vita era infinitamente più dura, il fenomeno era pressoché sconosciuto. Ma erano i secoli cristianissimi e la Chiesa faceva buona guardia.
Solo in Giappone la pratica del suicidio era stimata e considerata onorevole. Nella Cristianità, al contrario, era il peccato più riprovato, tanto da non meritare né funerali né sepoltura in terra consacrata.

E’ cambiato tutto, anche se il cambiamento più significante e vistoso non viene nemmeno preso in considerazione dalle statistiche, neppure dalla sociologia.
Scrivo mentre un giovane che conoscevo, fresco di diploma, giace morto dall’obitorio di Milano. Si è buttato dalla finestra, aggiungendosi ai quattromila suicidi annui che si contano nel nostro Paese. E ingrossando l’altra statistica, quella che vede il suicidio come seconda causa di morte tra i giovani dai quindici ai ventinove anni. La prima sono gli incidenti stradali, visto che la giovinezza è il tempo della pienezza delle forze e, dunque, il tempo in cui difficilmente si muore di morte naturale.

E in Italia, si fa per dire, va ancora bene. Tra le nazioni industrializzate ha uno dei tassi suicidari più bassi: «solo» 4mila suicidi l’anno.
In Europa uno dei peggio messi è il Belgio che, tra suicidi, aborti e eutanasie, gareggia per svuotarsi di belgi e riempirsi di musulmani.
In Inghilterra il governo ha dovuto dotarsi di un quasi-ministero ad hoc, con un sottosegretario alla Salute distaccato alla prevenzione del suicidio britannico, che dal 2010 è cresciuto del 67%: una galoppata mostruosa che colpisce gli uomini al di sotto dei quarantacinque anni. Per questa fascia d’età, nel Regno Unito il suicidio è la prima causa di morte. Addirittura. Quasi che gli inglesi, dopo il calcio e le freccette, abbiano inventato quest’altro hobby.

(altro…)

Continua a leggereRino Cammilleri: Suicidi, il male oscuro dell’epoca post cristiana

Non scuola, ma scuole

Stato educatore e pluralismo

dagli USA spunti e riflessioni per una scuola davvero efficiente e rispettosa dei diritti della famiglia

Anche in Italia il sistema si basa su tre presupposti che si sono rivelati sbagliati:
– il primo è quello di ritenere che solo le scuole statali possano formare buoni cittadini;
– il secondo è che solo le scuole statali possano offrire pari opportunità per tutti i bambini;
– il terzo è che ogni altro assetto ordinamentale sia di per sé da guardare con sospetto.

—–

Dall’introduzione del volume. Gli esperti dei sistemi educativi concordano sul fatto che il sistema d’istruzione americano non sia in grado di stimolare a sufficienza gli studenti, dal punto di vista intellettuale, civico e morale, ma sono in disaccordo sul perché questo accada.

La tesi di questo libro è che gran parte di questo fallimento è da attribuire a due scelte sbagliate, compiute in passato e che ora meritano un ripensamento:
– in primo luogo, la decisione politica del XIX secolo di favorire una struttura del sistema educativo uniforme rispetto ad una pluralistica;
– in secondo luogo, l’abbandono del tradizionale curriculum scolastico avvenuto all’inizio del XX secolo.

(altro…)

Continua a leggereNon scuola, ma scuole

Dreher: l’Europa sta morendo perché rinnega la sua storia

L’Europa sta morendo, a livello demografico e prima ancora culturale, perché rinnega la sua storia cristiana ed è incapace di trasmettere un senso ai suoi abitanti, immersi in una società sempre più invasa dalla cultura del nulla.
Davanti a questo quadro disperante solo la proposta di un cristianesimo autentico, che non si metta a inseguire il mondo ma cerchi Dio, può ricostruire pian piano una cultura e fornire la via d’uscita.

È questa in sintesi l’analisi che lo scrittore statunitense Rod Dreher fa sul Vecchio Continente, prendendo spunto dalla lettura di un libro del giornalista britannico Douglas Murray, The strange death of Europe. Immigration, identity, islam, e di un articolo di Sandro Magister sulla crisi demografica in Italia ribadita dagli ultimi dati dell’Istat.

(altro…)

Continua a leggereDreher: l’Europa sta morendo perché rinnega la sua storia