Alessandro Massobrio, Storia della Chiesa, Newton Compton 2005, ISBN: 8854103985 ISBN 13: 9788854103986, € 6.00
Capitolo XIII. La Chiesa innanzi alle dottrine politiche dell\’Ottocento: liberalismo e socialismo. Il Concilio Vaticano I (pp. 141-150)
Profilo storico-geografico
Léon Daudet (1) amava dare dello stupido al XIX secolo. In effetti, a questa età delle macchine e delle rivoluzioni, s\’adatta forse meglio la definizione di brutto. Non aveva tutti i torti il vecchio Talleyrand, che durante il regno di Luigi XVIII (17551824), rimpiangendo il frivolo tempo del rococò, diceva che «non sapevano cosa significasse gioia di vivere coloro che non avevano vissuto cent\’anni prima».
Certamente, la joie de vivre, il gusto estetico della vita, scompaiono in questa età in cui la rivoluzione industriale porta a completo sviluppo le proprie premesse. Fanno ingresso nella storia le grandi masse, le forze del capitale e del lavoro. La classe borghese che aveva rovesciato l\’Ancien Régime, sviluppa una propria ideologia. Si chiama liberalismo ed è la figlia timida della Rivoluzione.
Alle sue spalle, o meglio sotto di lei, le forze oscure del proletariato elaborano una coscienza di classe. Il socialismo utopistico dei Saint-Simon, dei Fourier, degli Owen (2) è ancora tutto permeato di aspirazioni evangeliche. Ma presto Carl Marx (1818-1883), identificando nel proletariato la classe destinata alla vittoria, avrebbe posto nelle mani di quest’ultimo una formidabile arma ideologica.
Il \’48, l\’anno delle rivoluzioni, vide il trionfo di quelle forze che la borghesia stessa aveva scatenato. Gli Austriaci, in Lombardia, si ritirano nelle fortezze del Quadrilatero; in Francia è rovesciato il regime di Luigi Filippo (3), Metternich (4) è costretto ad abbandonare Vienna.
Dal 1848 in poi le forze borghesi si pongono su posizioni conservatrici. S\’alleano ai monarchi, fanno fronte unico con le aristocrazie. Ma lo spauracchio della rivoluzione, sempre agitato, come un drappo rosso innanzi agli occhi dei moderati, si concretizza nel \’71 con la Comune di Parigi. E tocca ai prussiani "ristabilire l\’ordine" nella capitale francese.
L\’esposizione di Londra del 1851 battezza frattanto una nuova età: quella del colonialismo. Il grande capitale, ormai inseparabile alleato dei governi, abbisogna di nuovi mercati, nuove riserve di materie prime, mano d\’opera a basso costo. Accanto ad Inghilterra e Francia, nazioni tradizionalmente votate alle imprese d\’oltre mare, si affacciano alla ribalta anche Stati giovani che da poco hanno raggiunto l\’unità territoriale: Italia e Germania.
Per quanto riguarda la cultura, l\’Ottocento nasce romantico e muore decadente. Al Romanticismo, che domina in Europa sino alla rivoluzione del \’48, succede un\’età più rigorosa che, al posto della tradizione e della storia, adora la scienza. Ma i cannoni prussiani, che nel 1871 bombardano Parigi, pongono fine all\’illusione secondo la quale la filosofia positiva possieda essa sola le chiavi dell\’universo.
L\’intellettuale dell\’ultimo scorcio di secolo (sino alla prima guerra mondiale circa) è un esule, uno sbandato, alla ricerca delle proprie radici.
Perduta la fede nella scienza, egli è incerto se affidarsi a Dio o alla disperazione. Le filosofie fanno nuovamente appello all\’irrazionale, al vitalistico; la letteratura scopre il simbolo; la politica, infine, conia un nuovo termine, carico di infausti presagi: il nazionalismo. (altro…)