Commento al Vangelo — VI Domenica del Tempo Ordinario
Quale lebbra è la peggiore?
La "lebbra" dell’anima è più contagiosa e terribile del male di Hansen. Essa strappa la pace della coscienza, rende amara la vita e prepara la morte eterna. Se fosse così visibile quanto la lebbra fisica, quanto più repellente sarebbe ai nostri occhi!
di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP
fondatore degli Evangeli Praecones
courtesy of http://www.salvamiregina.it
"Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: ‘Se vuoi, puoi guarirmi!’. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: ‘Lo voglio, guarisci!’. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: ‘Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro’. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte" (Mc 1, 40-45).
I – Onnipotenza del Verbo
Gesù Cristo ha fatto notare la Sua umanità nascendo in una grotta a Betlemme, con la sua fame, sete o stanchezza, e addirittura quando ha dormito nella barca. Inoltre, ha manifestato la Sua divinità attraverso innumerevoli miracoli realizzati, per esempio, quando ha calmato i venti e i mari con l’imperio della voce, o quando ha risuscitato Lazzaro. In quanto Essere Infinito, Egli è onnipotente,
1 e per questo, escluso ciò che sia contraddittorio, tutti i possibili sono oggetto del Suo potere. "Onnipotente" è il nome proprio di Dio (cfr. Gen 17,1), poiché la Sua Parola è sufficiente, per se stessa, a produrre tutte le creature (cfr. Gen 1, 3-30).
I miracoli di Gesù sono prova della Sua divinità
Ora, secondo quanto ci insegna San Tommaso, per il fatto che la Sua natura umana è unita a quella divina, Gesù ha ricevuto come Uomo la stessa onnipotenza che il Figlio di Dio ha dall’eternità, poiché entrambe le nature possiedono ipostaticamente una sola e unica Persona.2 La stessa anima adorabile di Cristo, in quanto strumento del Verbo — e non solo per se stessa — ha ogni potere.3 Essa è la ragione per la quale Cristo Gesù dominava qualsiasi infermità (cfr. Mt 8, 8), perdonava i peccati (cfr. Mt 9,6; Mc 2, 9-11), scacciava i demoni (cfr. Mc 3, 15), ecc. Per questa ragione Egli ha potuto affermare: "Mi è stato dato ogni potere in Cielo e in Terra" (Mt 28, 18); e più tardi, San Paolo ha potuto insistere su questo punto fondamentale della nostra fede: "Per noi, è forza di Dio" (I Cor 1, 18); "Cristo è forza di Dio e sapienza di Dio" (I Cor 1, 24); e più avanti: " risusciterà anche noi con la sua potenza" (I Cor 6, 14).
La fede in questa onnipotenza di Dio ci permette di ammettere più facilmente le altre verità, specialmente le azioni che oltrepassano l’ordine naturale. A un Dio onnipotente, sono proprie le opere eccellenti e mirabili: "Perché a Dio nulla è impossibile!" (Lc 1, 37).
Ci dice San Tommaso d’Aquino: "Col potere divino è concesso all’uomo di fare miracoli per due ragioni: la prima, e principale, per confermare la verità che uno insegna. Le cose che appartengono alla fede sono superiori alla ragione umana e per questo non si possono provare con ragioni umane; è necessario che si provino con dimostrazioni di potere divino. In questo modo, quando la persona realizza opere che soltanto Dio può realizzare, si può credere che ciò che dice viene da Dio; come quando uno presenta un documento col sigillo del re, si può credere che quanto contenuto nel documento provenga dalla volontà del re. In secondo luogo, per mostrare la presenza di Dio nell’uomo con la grazia dello Spirito Santo. Quando la persona fa le opere di Dio, si può credere che Dio in lei abita per la grazia. Si dice nella Lettera ai Galati: ‘Quello che vi dà lo Spirito e realizza miracoli tra voi’ (Gal 3, 5).
Ora, in Cristo, bisognava dimostrare l’una e l’altra cosa, cioè che Dio stava in Lui per mezzo della grazia, non di adozione, ma di unione; e che il suo insegnamento soprannaturale proveniva da Dio. Per questo, era del tutto conveniente che Cristo facesse miracoli. Egli stesso affermò: ‘Se non volete credere in Me, credete nelle mie opere’ (Gv 10, 38). Ed anche: ‘Le opere che mio Padre Mi ha concesso di realizzare, sono quelle che danno testimonianza di Me’" (Gv 5, 36).4
Questi sono i motivi che hanno portato gli Apostoli a credere in Gesù dopo il miracolo da Lui operato alle Nozze di Cana di Galilea (cfr. Gv 2, 11); e molti altri sono stati portati a credere, dopo la resurrezione di Lazzaro (cfr. Gv 11, 1-44).
Lo stesso Gesù giunge a citare le Sue opere come prova della Sua divinità: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella" (Mt 11, 4-5), "Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre" (Gv 10, 25; 37-38).
La Chiesa: un miracolo permanentemente rinnovato
Sì, Gesù Cristo è il Figlio di Dio vivo, come ha affermato Pietro a Cesarea di Filippo (Cfr. Mt 16, 16), pertanto, onnipotente quanto il Padre. Tra la moltitudine dei Suoi miracoli, quale sarà stato il più straordinario? Difficile dirlo con piena sicurezza ma si può fare un’ipotesi di considerevole sostanza che appare come la più probabile.
La Santa Chiesa è passata attraverso numerosi drammi lungo i suoi venti secoli di esistenza; drammi capaci di far sparire qualsiasi stato o governo. Già ai suoi primordi, essa ha dovuto affrontare il "fissismo" religioso del popolo giudeo.
La Redenzione si è operata nell’ambito di questa nazione: le prime azioni, organizzazioni, proselitismo sono stati effettuati da giudei — lo stesso Fondatore, gli Apostoli, ecc. — ed esclusivamente sugli israeliti. Tuttavia, trattandosi di una mentalità blindata nelle proprie concezioni, c’era da temere che la Chiesa venisse ad essere soffocata al suo nascere. Chi avrebbe potuto prevedere le decisioni del primo concilio, quello di Gerusalemme, che rifiuta il giudaismo e si apre ai gentili? Se lo Spirito Santo non avesse ispirato gli Apostoli in questo senso, quanti anni di vita sarebbero stati concessi alla Chiesa?
Pari passu, è sorta l’eresia della Gnosi che assecondava le cattive inclinazioni di quei tempi. I suoi adepti dicevano di aver ricevuto la missione di spiegare e risolvere il problema dell’esistenza del male nel mondo. È stato un grande pericolo per la Chiesa in quell’epoca storica.
Non si finirebbe più, se cercassimo di enumerare tutti gli attacchi subiti dalla Chiesa nel corso dei suoi due millenni. Ci basti ricordare le persecuzioni romane, l’invasione dei barbari, l’arianesimo, i catari e gli albigesi, Avignone, il Rinascimento, il protestantesimo e umanesimo, la Rivoluzione Francese, il comunismo. In altre parole, la Santa Chiesa ha via via ricevuto i più violenti attacchi che la Storia abbia conosciuto, sia esternamente che internamente.
Tuttavia, non si può mai dire che sia arrivata la fine. Questo avverrà soltanto quando si compirà la profezia di Gesù: "Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine" (Mt 24, 14). Fu in funzione di questa profezia che Egli inviò i Dodici a percorrere il mondo intero, per predicare e battezzare, persino nelle persecuzioni, ma sempre convinti che "le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16, 18).
Il Redentore ha anche categoricamente affermato: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. […] Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 18. 20). Vediamo, in questi due versetti, quanto la Chiesa sia esistita, esiste ed esisterà sempre per un miracolo permanentemente rinnovato dalle divine e adorabili mani del suo Fondatore.
È in considerazione dell’onnipotenza divina, tanto chiaramente confermata dai miracoli dell’Uomo-Dio, Gesù Cristo, in maniera speciale o dall’immortalità della Santa Chiesa, che si deve comprendere la guarigione del lebbroso narrata nel Vangelo di questa VI Domenica del Tempo Ordinario.
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