Il gesuita padre Pino Piva sta facendo in Italia lo stesso lavoro di padre James Martin: in nome della pastorale, dell’accoglienza e del discernimento, arriva a giustificare gli atti omosessuali.
Sarà protagonista, insieme a Martin, del Forum dei cristiani Lgbt che, da alcuni anni, si svolge ad Albano Laziale, il cui vescovo Semeraro è un grande sponsor dell’iniziativa.
Il vescovo di Ferrara in piazza con Arcigay
«Da sempre attento al tema dei migranti, rappresentate di una Chiesa che sa accogliere e non discriminare. Ringraziamo l’arcivescovo Gian Carlo Perego per la sensibilità e la disponibilità dimostrataci».
Il post apparso sulla pagina facebook di Arcigay Ferrara, così ecumenico e zuccheroso, non lascia spazio a dubbi: al movimento arcobaleno, monsignor Perego piace proprio tanto.
Il motivo? Semplice: l’arcivescovo succeduto a monsignor Negri, al quale l’associazione non ha mai rivolto pensieri particolarmente affettuosi, ha ritenuto opportuno farsi immortalare in Piazza Municipale, nel capoluogo estense, davanti a dei cartelloni anti-omo-trans-fobia in occasione di una mostra fotografica il cui titolo dice già tutto: «NOIdentity-True stories human stories».
Il progetto fotografico, centrato sulla persecuzione di persone Lgbt migranti o emigrate in Italia e realizzato da Luciana Passaro, dirigente di Arcigay Ferrara, è stato pensato fra le altre cose per scardinare l’«intollerante» modello «eteronormativo», che è la solita espressione ambigua celante la sostanziale promozione dell’ideologia omosessualista, che ha in figure come Mario Mieli le sue stelle polari.
Bene, ma cosa ci faceva da quelle parti monsignor Perego? Per quale motivo pastorale ha ritenuto di presenziare?