Presidente dei vescovi polacchi al Parlamento europeo: non ci possono essere compromessi sul diritto alla vita

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Mons. Stanislaw Gadecki, presidente dei vescovi polacchi, al Santuario della Patrona di Polonia

Il presidente dei vescovi polacchi è intervenuto mercoledì dopo che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condanna le leggi polacche a favore della vita.
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n articolo scritto dallo staff del Catholic News Agency, nella traduzione di Sabino Paciolla.

 

Un arcivescovo cattolico è intervenuto mercoledì dopo che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condanna le leggi polacche a favore della vita.
In una dichiarazione del 2 dicembre, l’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della conferenza episcopale polacca, ha detto che non ci può essere compromesso sul diritto alla vita.

Ha detto: “Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale. Ha sempre la precedenza sul diritto di scegliere, perché nessuna persona può autorizzare autorevolmente la possibilità di uccidere un’altra”.

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Firma anche tu la Supplica ai vescovi dell’Emilia-Romagna: priorità alla famiglia!

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Si prega di firmare solo se cattolici residenti in Emilia-Romagna.
Le firme sono destinate a ciascuno dei 14 Vescovi della nostra Regione.
Più sotto il testo della lettera ai vescovi

Supplica ai vescovi dell’Emilia-Romagna: priorità alla famiglia naturale!

Le firme sono saranno inviate ai 14 Vescovi della nostra Regione

Eccellenze Reverendissime,
l’Avvenire del 28/11/20 ha diffuso l’idea secondo cui «le famiglie […] hanno smesso di essere un riferimento educativo».
Per converso, il disegno di legge liberticida dell’attivista LGBT On. Zan sarebbe «un’opportunità anche in chiave educativa».
L’aberrante tesi del quotidiano è l’ultima tappa di un processo connotato da ambiguità (vedansi le modalità di ricezione della Nota CEI del 10/6/20, ma non solo), ammiccamenti e cedimenti alla dittatura del relativismo.
Ora la famiglia si sente davvero sola davanti al Leviatano: di fronte allo tsunami ideologico e pratico che ogni giorno aggredisce genitori e figli, non riscontriamo alcuna efficacia nelle consuete “Feste della famiglia”, nelle gite comunitarie, nei “Progetti Culturali” che ignorano il male che ci circonda.
In modo franco e diretto, vorremmo ricordare a tutti presbiteri d’Italia – non solo a quanti ritengono che i genitori non siano più un riferimento educativo – che ogni volta che siedono a tavola è perché la famiglia li sostiene. Non solo con l’8x1000 ma con secoli di donazioni che ancora oggi portano rendite.
Senza la famiglia, tutto sarà perduto: né gli attivisti LGBT, né i migranti islamici, né gli ecologismi sosteranno la Chiesa che è in Italia, anzi.
Pertanto, ci sembra il tempo di fare scelte coraggiose e intransigenti.
Vi supplichiamo di dare una svolta alla Pastorale, ma a tutta la Pastorale: perché senza la famiglia, presto non ci sarà più possibilità di opere di carità materiale.
Un primo segno di concreta attenzione per la famiglia, potrebbe essere quello di mettere in guardia dalla lettura di Avvenire ovvero scoraggiarne la diffusione: perché evidentemente la responsabilità non è solo dell’autore dell’“analisi”.
Nostra Signora Vi ottenga la forza di andare contro corrente per riaffermare le verità naturali e difendere le nostre famiglie!
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Vengono a Messa? “No, han perso l’abitudine”

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Qualche sabato fa ho avuto l’onore di fare da padrino di battesimo alla figlia di un amico. Giunto un’oretta prima ho trovato la chiesa deserta: eppure ero in una popolosa parrocchia dell’hinterland bolognese.
Il parroco si è avvicinato e, scambiati i convenevoli di rito, non ho potuto evitare di chiedergli: «Ma come mai non c’è nessuno in Chiesa?».
La risposta è arrivata subito, come fosse una cosa ovvia: «Ma a causa del Coronavirus! Le persone han perso l’abitudine di venire a Messa».

Basito, ho fatto altre domande per esser certo di aver capito bene. Mi ha spiegato e confermato:
«Nei mesi in cui non si poteva venire in parrocchia le persone han trovato altro da fare: jogging, la riscoperta dell’Appennino, il bricolage, la pesca sportiva …».
Dunque, i cattolici si son trovati improvvisamente con una decina di domeniche “libere” e… han trovato da far di meglio che andare a Messa. Compresi diaconi permanenti, accoliti e “importanti” membri eletti nel Consiglio Pastorale.

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Card. Eijk: abbiamo seguito il politicamente corretto e cercato il plauso del mondo, e oggi….

Il titolo è impegnativo perché, detta così, non lo diresti: «Dio vive in Olanda».
Ma come? Nel Paese europeo che si è scristianizzato per primo?
Nella terra dove la prostituzione è stata completamente liberalizzata, la cannabis promossa in tutti i modi?
La nazione dove l’eutanasia e l’aborto sono fenomeni endemici?
Eppure, è questo l’intento che si prefigge il cardinale arcivescovo di Utrecht Willem J. Eijk (foto in basso) che si è confidato con il giornalista Andrea Galli.

Il libro, in uscita in questi giorni per le edizioni Ares è il racconto – a tratti disincantato, a tratti speranzoso, ma di quella speranza come virtù cristiana – di come la Chiesa si sia ridotta in Olanda, ma anche di quelli che sono i germogli che si vedono nascere: «Il suo è il racconto che parla di una Chiesa che fu gloriosa e dopo il Concilio – fattasi avanguardia delle aperture più scriteriate – è finita in macerie», ha spiegato al Timone, Galli. «Però un piccolo resto è sopravvissuto alla catastrofe, un piccolo resto fedele alla dottrina cattolica, che è come un seme che fa intravedere un futuro… di rinascita. Quello che sta emergendo è che la Chiesa “progressista” si estingue, l’altra, anche se non può vantare  performance, resiste e si rigenera».

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Dialogare? Costruire ponti? Il Vangelo cosa dice?

Non è possibile perché, come dice il Vangelo, o si è con Cristo, anche inconsapevolemente, o si è contro di Lui.

Dopo l’agghiacciante distruzione di un Crocifisso (a Lizzano – BO), fatta tra bestemmie, urla e alcool…
è necessario riflettere sulla cristianofobia in Italia,
sulle cause che la stanno accrescendo, sui rimedi.
Una soluzione? Roma, appena fondata, nel VI sec. A.C., costruisce mura.

Dialogare? Costruire ponti?

di Roberto Marchesini

San Giovanni Bosco disse: «L’unica vera lotta nella storia è quella pro o contro la Chiesa».
Mentre il papa santo chiarì: «Ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il male e il bene… non solo “di fronte”, ma necessariamente “in mezzo”… tutti siamo coinvolti… con l’ineludibile responsabilità di scegliere».

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Pillola omicida per l’aborto-fai-da-te: parla Mons. Negri

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Mons. Negri a una recente Marcia per la Vita: un appuntamento cui non è mai mancato.

Dopo Mons. D’Ercole (AP) e Mons. Camisasca (RE), un terzo Arcivescovo condanna la decisione del Governo PD.
Lo fa con una fermezza purtroppo ormai desueta, con una profondità che pone al primo posto la vita del bambino cui si impedisce di nascere.
Eccovi il suo comunicato:

 

—–

 

Conosciute le ultime linee guida del Ministero della Salute in merito alla pillola RU 486, mi sono chiesto, non per modo di dire e non ironicamente, di quale salute si intenda parlare e, quindi, in quale modo perverso si voglia tutelarla.

Non bisogna, infatti, dimenticare che la salute rappresenta un impegno di Dio con noi. Qualsiasi prospettiva si assuma per giudicare tali questioni, si deve pur ammettere che Dio interviene nella nostra vita anche attraverso il modo in cui dispensa la salute e la malattia, il bene e il male, anche se fa paura dirlo.

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Cardinale congolese rivaluta il colonianismo?

«Il nostro fallimento non è colpa dei bianchi»
L’omelia del cardinale Ambongo

L’arcivescovo di Kinshasa scuote il Congo parlando in occasione del 60esimo anniversario dell’indipendenza: «Abbiamo occupato i posti dei bianchi, ma non abbiamo usato il potere per servire il popolo»

Riportiamo di seguito in una nostra traduzione ampi stralci dell’omelia che il cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, ha pronunciato il 30 giugno in occasione del 60esimo anniversario dell’indipendenza della Repubblica democratica del Congo.
Il cardinale, come si può capire da questa intervista a
Tempi, si è sempre battuto per liberare il suo paese dalla cattiva politica del dittatore Joseph Kabila, che ancora riesce a governare da dietro le quinte in spregio alla Costituzione e alla volontà popolare.

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Card. Burke: L’amore del Signore Eucaristico

+ Card. Raymond Leo Burke

L’amore del Signore Eucaristico
Per noi nella Chiesa

 

Nella festa del Corpus Domini, celebriamo con grande solennità il dono del Corpo e Sangue di Cristo, la Presenza Reale di Cristo, nel Santissimo Sacramento. La Santa Eucaristia è il cibo della vita stessa di Cristo per sostenerci nella fede, nella speranza e nella carità, senza limite o condizioni.
Mettiamo dunque da parte ogni dubbio, ogni paura e qualsiasi scoraggiamento nel fare la volontà di Dio.

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Vescovo tedesco manda a quel paese… la Conferenza Episcopale!

Mons. Dominikus Schwaderlapp, tutt’altro che conservatore, abbandona il Forum sinodale:
“Qui si parla di sessualità polivalente, non dell’insegnamento della Chiesa”.

Va precisato che, mentre ogni Vescovo è un successore dei dodici apostoli,
una conferenza episcopale esercita solo alcune “funzioni pastorali per i fedeli di quel territorio”.
Più che lecito, dunque, l’abbandono da parte di Mons. Schwaderlapp, di un forumcolo qualunque, anche se di emanazione diretta della Conferenza dei Vescovi tedeschi.

Perchè le Conferenze Episcopali non mutano il rapporto dei singoli Vescovi con le rispettive Chiese particolari (cfr. Apostolos suos).

Ecco l’articolo dello staff della CNA nella traduzione di Sabino Paciolla:

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Cardinal Burke: Cristo è vivo nella Chiesa

del Card. R. L. Burke

Il Mistero dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo è il compimento del grande Mistero Pasquale, che celebriamo durante i quaranta giorni dopo la Pasqua di Risurrezione. Cristo, morto e risorto dai morti per la nostra salvezza, è apparso molte volte ai discepoli, e specialmente agli Apostoli, per confermare la loro fede nella Sua Risurrezione e per rassicurarli della Sua permanenza nella Chiesa.
Come racconta san Luca all’inizio degli Atti degli Apostoli, «Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio» (At 1,3). Una missione chiara Il giorno dell’Ascensione nel Suo corpo glorioso alla destra di Dio Padre, Cristo apparve per l’ultima volta agli Apostoli, sedendosi a tavola con loro. Confermando di nuovo la Sua gloriosa Risurrezione, Egli, allo stesso tempo, li istruì sulla Sua costante presenza in mezzo a loro e sulla loro partecipazione alla Sua missione di salvezza fino alla Sua consumazione, nel giorno del Suo ritorno in gloria. La missione è chiara, come Egli l’annunciò agli Apostoli immediatamente prima della Sua Ascensione: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16, 15-16).

Lo scopo della missione è chiaro: la proclamazione del Vangelo, il dono della fede e la grazia del Battesimo. Il fine della missione è pure chiaro: la salvezza delle anime. È chiaro dalle parole del Signore che non c’è altra via per la salvezza. E perciò si capisce l’urgenza della missione apostolica in tutto il mondo.

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