(l’Espresso) Grande musica nelle chiese. Perché la Chiesa la ascolti

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Grande musica nelle chiese. Perché la Chiesa la ascolti
Dal canto gregoriano alla polifonia, da Bach a Haydn a Mozart. Per sei giorni, la grande musica sacra rivive nelle basiliche di Roma. Ma in Vaticano sono sordi

di Sandro Magister

 ROMA – Il 22 novembre, festa di santa Cecilia patrona della musica, i Wiener Philharmoniker diretti da Nikolaus Harnoncourt eseguiranno “Die Schöpfung”, la Creazione, di Franz Joseph Haydn, nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura, con le voci dell’Arnold Schönberg Chor e solisti di fama mondiale.

Grande è l’evento musicale ma – attenzione – non meno importante è il luogo dell’esecuzione. Non una sala di concerto, ma una chiesa. Perché è nella Chiesa e per la Chiesa che il capolavoro di Haydn è nato, ed è solo lì che può vivere in pienezza.

E ancor più hanno la loro ragion d’essere nella Chiesa e per la Chiesa – sia essa cattolica o luterana – i vespri “De Confessore” di Wolfgang Amadeus Mozart, la Passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach, il Requiem di Orlando di Lasso, i mottetti di Giovanni Pierluigi da Palestrina… Per non dire di quell’archetipo “principe” del canto liturgico che è il gregoriano.

Dal 19 novembre al 24, per sei giorni consecutivi, le grandi basiliche di Roma – quelle di San Pietro, di San Giovanni in Laterano, di Santa Maria Maggiore e di San Paolo fuori le Mura – ospiteranno una sequenza straordinaria di capolavori di musica sacra, finalmente restituiti al loro contesto originario e vivificante.

Perché è proprio questa la rivoluzione culturale che si prefigge la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, promotrice dell’iniziativa col sostegno robusto di DaimlerChrysler Italia: far risorgere la grande musica sacra dal declino, dall’abbandono, dall’esilio concertistico, e tornare a farla risuonare nelle chiese e nelle liturgie. Il Festival – il secondo dopo l’esordio nel 2002 – inizia con una messa solenne in San Pietro, tutta in gregoriano cantato dalla “schola cantorum” della basilica: la Cappella Giulia diretta dal maestro Pablo Colino.

Anche il fatto che il Festival si svolga a Roma e, l’ultimo giorno, nel più romano e papale dei santuari mariani, quello di Loreto, è ricco di significato: perché è nel centro della cristianità che la grande musica sacra ha vissuto i suoi splendori e la sua decadenza, ed è soprattutto da lì che può risorgere. A cento anni giusti dal motu proprio di san Pio X “Inter Sollicitudines” e a quaranta dalla costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”, continua infatti a prevalere in Vaticano un orientamento di rigetto dei due pilastri della musica sacra cattolica: il gregoriano e la polifonia.

È un rigetto che diventa sordità anche nei confronti dei Festival promossi dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra. Nel 2002 “L’Osservatore Romano” non dedicò all’evento una sola riga, né prima, né durante, né dopo. Non degnò di un cenno neppure la memorabile “Missa Solemnis” di Ludwig van Beethoven eseguita dai Wiener Philharmoniker in San Paolo fuori le Mura (vedi foto).

Dei Wiener – protagonisti fissi anche in futuro del Festival romano, nel 2004 con la direzione di Riccardo Muti – va detto che suoi musicisti partecipano tutte le domeniche, col nome di Hofmusik Kapelle, alla messa solenne nella cattedrale di Vienna. E altrettanto fa a Colonia il Coro del Duomo con le sue voci bianche, che nel Festival eseguirà la Passione secondo Giovanni di Bach.

“Il nostro Festival è un atto di nuova evangelizzazione”, ha detto senza mezzi termini, presentando il programma e dedicandolo a Giovanni Paolo II, il presidente della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, Hans-Albert Courtial.

Con i proventi dei Festival la Fondazione finanzia importanti lavori di restauro nelle basiliche di Roma e di Loreto, nonché della biblioteca del Pontificio Istituto di Musica Sacra, altra roccaforte del canto gregoriano e della polifonia.

Riuscirà questa rivoluzione a vincere le resistenze? I segnali di una rifioritura della grande musica sacra non mancano.

Un altro di questi segnali promettenti viene da Bologna.

Lì il Centro della Voce ha dato vita tra ottobre e novembre a eventi di musica sacra all’altezza di quelli del Festival romano, per la qualità degli interpreti e i criteri ispiratori. Il cuore della rassegna è stata la “scuola romana” della polifonia, fiorita con il Palestrina e gli altri grandi interpreti musicali del fervore religioso della Controriforma.

E anche il canto gregoriano ha avuto la sua parte centrale: eseguito non come concerto ma nel vivo di una messa solenne celebrata dal cardinale Paul Poupard.

A Bologna come a Roma, elemento qualificante del tutto è stata l’esecuzione delle musiche all’interno delle chiese e in un contesto esplicitamente o implicitamente liturgico. La toccante esecuzione dell’”Ufficio delle tenebre per il sabato santo” di Cristóbal de Morales, ad opera dell’ensemble Doulce Mémoire, la sera di Ognissanti, è divenuta essa stessa celebrazione e preghiera, per esecutori ed astanti.

Nel 2002, un’analoga rassegna promossa dal Centro della Voce chiamò a Bologna il Coro del Patriarcato Russo, quello che accompagna le liturgie della Chiesa ortodossa di Mosca.

Il direttore del Coro, Anatoly Grindenko, disse in quell’occasione: “Il canto liturgico rimane la più enigmatica forma d’arte della Chiesa. È il popolo vivo che definisce la sua interpretazione. La rinascita dell’arte della Chiesa implica il rinnovamento della vita spirituale del popolo cristiano, e nello stesso tempo la ripresa dell’alfabeto, lettera per lettera, con il quale capire il linguaggio dell’arte liturgica originaria”.

Colin Davis, direttore d’orchestra di fama mondiale, ha detto con parole più semplici la stessa cosa in un’intervista a “l’Osservatore Romano” dell’1-2 settembre 2003:

“La musica sacra è per me fonte di grande meditazione. Chi non può amare il Requiem di Mozart, ad esempio? Ma a me non piace sentire questa musica sacra fuori dei servizi religiosi. Tale musica è per me sacra solo durante una liturgia: il Requiem, ad esempio, durante le esequie in una chiesa”.

E all’intervistatore che gli chiedeva se per lui la musica sacra è un ponte tra la divinità e l’umanità:

“Sì, ma questo ponte deve essere attraversato nella Chiesa. Tutta la Chiesa deve unirsi nel cantare i grandi eventi liturgici; e nel suo alveo deve essere eseguita la musica sacra”.

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Tutte le informazioni sui programmi e gli artisti dei concerti nelle basiliche di Roma, nel sito della Fondazione pro Musica e Arte Sacra:

> Festival Internazionale 2003 di Musica e Arte Sacra

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Il recapito del bolognese Centro della Voce, con presidente Marco Galliani e direttore Lino Britto:

Centro della Voce
Via Castiglione, 34
Bologna
Tel +39.051225655
Fax +39.051225094
> centvoce@alma.unibo.it