(korazym.org) UE: Non passa il tradizionale documento contro-natura

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E stavolta Strasburgo boccia aborto ed eutanasia


di Stefano Caredda 19/04/2004 


Sorpresa nell’aula del Parlamento Europeo, dove non è passato il tradizionale “Rapporto annuale sui diritti fondamentali”: un documento nel quale, in barba al buon senso, da tempo vengono inclusi aborto, eutanasia e non solo…

Ci eravamo abituati, negli ultimi anni, a vedere il Parlamento Europeo approvare regolarmente, senza grosse polemiche, il “Rapporto annuale sui diritti fondamentali nell’Unione Europea”, presentato annualmente ai parlamentari di Strasburgo per un voto senza alcun valore sostanziale ma con un altissimo valore politico. E ci eravamo abituati a leggere in esso di tutto e di più: dalla lotta contro il terrorismo ai doveri di concertazione sociale, passando per alcuni temi particolarmente controversi riguardanti le cosiddette “libertà civili” o i “diritti alla salute riproduttiva e sessuale”. Espressioni, queste ultime, che tradotte dal “burocratese” suonano come “libertà di aborto”, “legalizzazione dell’eutanasia”, “riconoscimento delle coppie di fatto, anche omosessuali”, e così via.




Che argomentazioni simili vengano inserite in documenti riguardanti i “diritti fondamentali” dei cittadini dell’Unione già la dice lunga sulla tendenza che l’Europa unita mostra di avere nei confronti di temi che quanto meno risultano assai controversi e interrogano profondamente le coscienze degli uomini. E’ però questa la strategia da tempo utilizzata dalle larghe fette liberal (o radical) della classe politica europea, legata ad un laicismo di maniera che tende a relegare il rispetto della persona umana a mera possibilità e non a ovvia priorità.




Quest’anno però qualcosa è andato storto e il tradizionale documento è stato bocciato dall’Aula di Strasburgo. A votare contro sono stati 184 parlamentari, concentrati soprattutto nel Partito Popolare Europeo (PPE) e nei settori alla sua destra, mentre i voti favorevoli sono stati 177, soprattutto esponenti del PSE (Partito Socialista Europeo) e dunque comunisti, verdi, socialisti, insieme a radicali e liberali. Gli astenuti sono stati 13.




I voti contrari del PPE al rapporto presentato quest’anno dalla verde Alima Boumediene Thiery sono stati spiegati con la presenza nel testo di un passaggio che domandava ai quindici membri di migliorare le normative su eutanasia e aborto (chiedendone un’ampia legalizzazione), sollecitando il riconoscimento formale e materiale delle coppie omosessuali e di fatto. Oltre a ciò, aspre critiche sono state rivolte anche alle parti del documento che chiedevano vie alternative alla repressione su droghe e tossicodipendenze. Decisivo per la sorte del documento è stato il “no” espresso dalla gran parte dei laburisti britannici, solitamente favorevoli al “Rapporto”, che hanno espresso voto contrario per impedire che venisse approvata la parte del documento che chiedeva al governo di Londra di eliminare le derive autoritarie contenute nella legge contro il terrorismo varata nel 2001.




Variegate posizioni hanno dunque portato alla bocciatura clamorosa del testo, che nelle sue parti più controverse sottolineava la negazione del “diritto di aborto” a molte donne, esortando gli Stati membri a “garantire un accesso equo a tutte le donne giovani, povere o immigrate, all’aborto legale sicuro, alla contraccezione d’emergenza, a servizi per la salute sessuale e riproduttiva a basso costo, e all’educazione sessuale”. Nel documento respinto dall’aula di Strasburgo veniva inoltre espresso un invito a discutere “laicamente” di eutanasia, di politiche alternative sull’uso della droga e di riconoscimento delle coppie di fatto e omosessuali, arrivando anche al tema delle adozioni. Nel dettaglio si invitavano gli stati a “perseguire una politica esplicita e coerente per combattere la discriminazione degli omosessuali e a riconoscere le coppie di fatto, sia che si tratti di coppie di sesso diverso che dello stesso sesso” per “attribuire loro gli stessi diritti riconosciuti al matrimonio, in materia di adozione, soggiorno e libera circolazione nell’Ue”.




Un lungo elenco, insomma, di richieste che fin dalla loro definizione semantica tradiscono, per la gran parte, l’adesione ad una ideologia che in nome della libertà personale ha deciso di mettere da parte i veri diritti fondamentali dell’uomo (ed ecco aborto e eutanasia) o di attaccare alle basi le fondamenta della società europea (ed ecco il riconoscimento dei cosiddetti “matrimoni gay”). Che si possa essere convintamente e “laicamente” contrari ad ogni forma di aborto e eutanasia, senza per questo essere succubi di chissà quale forma di oscurantismo religioso, non è una possibilità ancora giunta alle orecchie e al cervello di molti (troppi) personaggi politici, impegnati a loro dire nella difesa di una “laicità” che certo non esiste nei termini dai loro indicati e di un “diritto di aborto” che è semplicemente un falso giuridico, dal momento che in tutta Europa, Italia in testa, sono ben altri i presupposti ai quali ci si è appoggiati (comunque sbagliando) per la legalizzazione dell’interruzione della gravidanza.




Ad ogni buon conto, comunque, a poche settimane dal suo scioglimento il Parlamento di Strasburgo, che nel corso degli anni ’80 emise importanti prese di posizione in tema bioetico, si rifiuta di approvare un documento apertamente avversato anche dalla stragrande maggioranza dei paesi che entreranno a far parte dell’Unione dal prossimo 1° maggio. Certo, che abbiano partecipato al voto solo 374 deputati su 626 la dice lunga sul grado di attenzione a questi temi, ma la sostanza, stavolta, è un piccolo ripensamento, seppur piccolo e marginale, rispetto alla strada da tempo seguita da Bruxelles.




Non c’è da illudersi che cambi davvero la tendenza europea a finanziare in tutto il mondo programmi di aborto e controllo delle nascite, ma almeno stavolta è arrivata una benefica battuta d’arresto.


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