Mazzini, carbonaro assassino

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Certificato carbonaro

Il Timone n.88 dicembre 2009

Dopo la fuga di Pio IX a Gaeta, nasce la Repubblica Romana. La guidano Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. Un passo verso la libertà, dicono i libri di scuola. Tacendo il suo vero scopo: cancellare la Chiesa. Per conto della Massoneria

 di Angela Pellicciari
II potente gran maestro della massoneria italiana Adriano Lemmi, alla fine dell’Ottocento, riteneva che la scomparsa del potere temporale dei papi fosse il «più memorabile avvenimento della storia del mondo».

Per capire i fatti, per capire cosa è successo durante la breve vita della Repubblica Romana del 1849, per capire soprattutto l’eco che di quei fatti ancora oggi si respira, non sarà inutile ricorrere a qualche breve citazione della stampa massonica di allora. Questa la prosa del gran maestro Mazzoni: «A Roma sta il gran nemico della luce. Lo attaccarlo ivi di fronte, direi quasi a corpo a corpo, è dover nostro». E questi erano gli auspici della Rivista della Massoneria nel 1871: «facciamo sì che dalla Eterna Città nostra la luce si diffonda per l’Universo, che il mondo ammiri, a canto del nero ed avvilito Gesuita, il libero gigante potere della Massoneria […] È in Italia, è a Roma, ove il nostro eterno avversario raccoglie le sue ultime forze. Noi siamo gli avamposti dell’esercito massonico universale».

La rivoluzione che scoppia, violentissima, a Roma, nel 1849, passata alla storia con nome di Repubblica Romana, di romano ha in effetti ben poco. Si va dal genovese Mazzini, al nizzardo Garibaldi, al genovese Avezzana, ministro della guerra, al friulano Dall’Ongaro, direttore del giornale ufficiale Monitore Romano, al napoletano Saliceti, redattore della Costituzione: l’elenco è lungo.

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Venti settembre 1870: festa dell’orrore

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pubblicato su “Il Popolo” settimanale della diocesi di Tortona del 6  ottobre 2005
La favola di Porta Pia s’infrange sui dati della storia

don Maurizio Ceriani

“A volte ritornano…” e sono sempre loro, i falsi miti, le storie mistificate, gli eroi finti del nostro Risorgimento. Noi Piemontesi, in fondo, ci siamo pure affezionati, perché ne siamo stati i grandi protagonisti. Furono i nostri Re, i nostri generali, le nostre armate a “fare l’Italia” ed infine coronarono il grande sogno (ma di chi poi?) di Roma capitale, il 20 settembre 1870. Nei piani misteriosi della Provvidenza i nostri trisnonni framassoni fecero, senza volerlo, un gran favore al demonio strappando a Santa Madre Chiesa il potere temporale: a vedere come andarono i fatti, non c’è proprio nulla di cui essere orgogliosi nella mitica “breccia di Porta Pia”, a cui augusti pensieri ancor oggi si levano al suono dell’inno di Mameli.

11 settembre 1870
Era l’11 settembre (da sempre gran brutta data) del 1870, alle cinque del pomeriggio, quando 65.000 soldati piemontesi passano la frontiera tra il Regno d’Italia e quello che resta dello Stato Pontificio. Dieci anni prima, sempre l’11 settembre, era iniziata l’aggressione alle province pontificie delle Marche e dell’Umbria con l’offensiva di Cialdini su Pesaro. Coincidono volutamente le date e coincidono anche le modalità: aggressione ad uno stato sovrano senza dichiarazione di guerra. Nessuna guerra è “legale” senza l’atto formale della sua dichiarazione, un documento che denuncia gravi trasgressioni e accuse, che chiede riparazioni e che prevede la soluzione armata qualora non vengano accettate.

L’invasione quindi va dalla storia annoverata tra gli atti di brigantaggio e Vittorio Emanuele II (me ne dispiace assai!) finisce sottobraccio a Saddam Hussein che centovent’anni dopo avanza tra le sabbie del Kuwait. A posteriori si giustificò l’aggressione, motivandola col fatto che gravi disordini erano scoppiati a Roma e nel suo contado per il malcontento della popolazione oppressa dai mercenari papalini. Peccato però che a Roma fosse tutto tranquillo e che, a parte qualche attentato terroristico ad opera di infiltrati stranieri, in quegli anni la gente continuasse a volere un gran bene e Pio IX e a manifestarglielo in ogni occasione. Parola di Garibaldi, nel suo “Il governo del monaco” del 1867: tutto il popolo romano, salvo una sparuta minoranza, era clericale! Ci penserà Nino Bixio a fargliela purgare il 20 settembre.

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Libero – Medioevo, un secolare pregiudizio anti-cristiano

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Salvata Sakineh, ma lapidato il Medioevo

Antonio Socci

Da “Libero” 9 settembre 2010

C’è un diritto all’ignoranza, ma per la povera gente che non ha potuto studiare, non per i premi Nobel, né per i “maestri del pensiero” che pontificano dalle prime pagine dei giornali prendendo topiche imbarazzanti.

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I San Patricios

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Nel 1846 gli Stati Uniti aggredirono per l’ennesima volta il Messico ma quella volta nelle file yankee militavano numerosi irlandesi, italiani e francesi, che quando si resero conto che stavano ammazzando altri cattolici, come loro, cambiarono fronte combattendo con valore ed eroismo. Una pagina di storia sconosciuta.

 


Spero prima o poi di catturarne il dvd: i San Patricios li ho intravisti un paio di volte in tarda serata sul canale 7 Gold, che ogni tanto trasmette fiction televisive western americane (una, interessante, sui Daniti, i vigilantes mormoni dello Utah ottocentesco, con Tom Berengere Charlton Heston). Sempre Tom Berenger fa la parte di John Riley, l’irlandese comandante del Saint Patrick’s Battalion, in un film – forse – del 2006. Narra di una pagina della storia americana non troppo gloriosa (una delle tante) che da noi solo pochi conoscono ma che, a mio avviso, non può non interessare i kattolici.

 

La vicenda è presto detta. Nel 1846 gli Stati Uniti condussero l’ennesima guerra di aggressione una delle tante) nei confronti del Messico per strappare a quest’ultimo il New Mexico e la California. Un adagio locale recita: «Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!». Infatti, già il cattolico Messico si era visto portare via l’immenso Texas, i cui abitanti di fede schiavista avevano chiamato in aiuto i "fratelli" americani quando il presidente messicano, generale Santa Ana, aveva abolito la schiavitù. Volontari americani (tra cui il celebre frontiersman Davy Crockett, massone e senatore del Tennessee, nonché il famoso scout Jim Bowie, poi morti – pare – eroicamente ad Alamo) guidati dal generale Houston avevano costretto il Messico a venire a patti. Quella del 1846 fu una guerra "ufficiale" (cioè, condotta non da volontari ma dall’esercito) dichiarata dal presidente Polk e terminata due anni dopo, nel 1848, con la solita sconfitta messicana.

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Avvenire – Il bicentenario della morte dell’eroe cristiano Hofer

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Avvenire 2 Giugno 2010

ANNIVERSARIO

Tirolo & Sacro Cuore, l’epopea di Hofer

Bollati come «briganti» e «fanatici» o addirittura dimenticati. Gli insorgenti, i capipopolo che nell’Italia preunitaria cercarono di opporsi all’invasione napoleonica e alle sue mire anticattoliche, per la storiografia ufficiale non sono mai esistiti. (altro…)

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(Avvenire) Guai ai sapienti ed agli intelligenti

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Avvenire 18 MAGGIO 2010

C’è del marcio negli intellettuali

di Carlo Cardia

Con una bella riflessione sulle pagine della cultura del "Corriere della Sera" del 16 maggio scorso, Pierluigi Battista torna su un tema classico, forse mai veramente scandagliato, relativo al "lato oscuro" di molti intellettuali e grandi personalità, che emerge quando si conoscono alcune loro meschinità, bassezze, vere e proprie efferatezze.

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(Avvenire) Un popolo di emigranti, grazie al Risorgimento

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Avvenire 6 Marzo 2010
2 – ANGELA PELICCIARI

«1861, Chiesa nel mirino»
«L’attacco al papato non fu un effetto collaterale del Risorgimento, ma il suo fine».

«Tutte le fonti dell’800, sia di parte cattolica che di pare massonica, dicono la stessa cosa: che la fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere la Chiesa». Angela Pellicciari, la studiosa che ha riportato alla luce negli ultimi anni una mole di documenti e fatti sulla violenza dell’utopia risorgimentale – da Risorgimento da riscrivere (Ares 1998) a I panni sporchi dei Mille (Liberal 2003) a Risorgimento anticattolico (Piemme 2004) – si dice sconcertata all’idea che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose. (altro…)

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(H20) La Chiesa di Roma salvò gli ebrei durante la II guerra mondiale

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Scoperta la rete clandestina di aiuto agli ebrei di Pio XII
14/01/2010 (5:25)

Pio XII creò una rete clandestina per salvare la vita agli ebrei perseguitati dai nazisti. Uno dei membri di questa rete è ancora in vita: si tratta del sacerdote italiano Giancarlo Centioni, classe 1912. Dal 1940 al 1945 è stato Cappellano militare a Roma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ed ha vissuto in una casa di sacerdoti tedeschi che l’hanno coinvolto nella rete di salvataggio. (altro…)

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