Scoperta la rete clandestina di aiuto agli ebrei di Pio XII
14/01/2010 (5:25)
Pio XII creò una rete clandestina per salvare la vita agli ebrei perseguitati dai nazisti. Uno dei membri di questa rete è ancora in vita: si tratta del sacerdote italiano Giancarlo Centioni, classe 1912. Dal 1940 al 1945 è stato Cappellano militare a Roma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ed ha vissuto in una casa di sacerdoti tedeschi che l’hanno coinvolto nella rete di salvataggio. “Abitavo nella Casa generalizia dei Pallottini, dove mi invitarono i miei colleghi sacerdoti tedeschi a partecipare. Siccome ero cappellano fascista, era più facile aiutare gli ebrei”.
“Allora i miei colleghi sacerdoti Pallottini, venuti da Amburgo, avevano fondato una società che si chiamava “Raphael’s Verein” (società di San Raffaele), che era stata istituita per l’aiuto agli ebrei”.
“Inoltre per avere la possibilità di fuggire dalla Germania per l’Italia prima, e poi o per la Svizzera o per Lisbona”.
In Germania, ricorda don Centioni, la società era guidata da padre Josef Kentenich, conosciuto in tutto il mondo come il fondatore del Movimento apostolico di Schönstatt. Questo sacerdote Pallottino successivamente è stato fatto prigionero e rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau, fino alla fine della guerra.
“A Roma, sempre in Via Pettinari 57, il capo di tutta questa attività era padre (Anton) Weber, il quale aveva un contatto diretto con Pio XII e la Segreteria [di Stato vaticana]”.
Questa rete consegnava passaporti e soldi alle famiglie ebree per poter fuggire.
“Il denaro e i passaporti venivano dati da padre Anton Weber e venivano consegnati alle persone. Però lui li otteneva direttamente della Segretaria di Stato di Sua Santità, per nome e conto di Pio XII”.
“Molti di questi denari li ho portati in casa degli ebrei”.
“Con me hanno aiutato almeno 12 sacerdoti tedeschi a Roma”.
Gli interventi di questa rete sono cominciati già prima dell’invasione tedesca dell’Italia.
“Sono cominciati prima della guerra, sono durati almeno, per quanto ne so io, anche dopo il ’45, perché i rapporti con padre Weber, specialmente, erano molto vivi… in Vaticano, con gli ebrei…tanta brava gente. Tra i quali chi ci ha poi aiutato sono stati due ebrei che abbiamo nascosto: un letterato (Melchiorre) Gioia, e un grande musicista compositore di Vienna del tempo, che scriveva le canzoni e faceva le operette, Erwin Frimm Kozab. L’ho nascosto a Via Giuseppe, Via Bari, l’altro a Via Pettinari 57, e loro ci hanno molto aiutato dando indicazioni precise, ecc. ecc.”
Questa attività era molto rischiosa
“Ecco ho aiutato Ivan Basilius, una spia russa, che io non sapevo fosse russo o spia: questo era ebreo. Purtroppo le SS lo arrestarono e nel taccuino c’era il mio nome. Allora, apriti cielo! Mi chiamò la Santa Sede, Sua Eccellenza Hudal [alto e influente prelato tedesco a Roma] e mi disse: ‘venga qua, perché viene l’SS ad arrestarla’. ‘E che ho fatto?’. ‘Lei ha aiutato una spia russa’. ‘Io? che ne so? chi è?’. Allora, sono fuggito”.
Don Centioni, come cappellano, conobbe l’ufficiale tedesco Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma e autore dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, dove furono assassinati 335 italiani, tra cui molti civili ed ebrei.
“Io durante il tempo tedesco, dopo che a marzo fecero la carneficina [alle Fosse Ardeatine], dissi a Kappler che vedevo spesso (…) ‘perché non ha chiamato i capellani militari alle Fosse Ardeatine?’. ‘Perché li avrei eliminati e avrei eliminato anche lei’”.
Don Centioni assicura che le centinaia di persone che ha potuto aiutare erano a conoscenza di chi c’era dietro tutto questo.
“Li aiutava Pio XII, attraverso noi sacerdoti, attraverso la “Raphael’s Verein”, attraverso i Verbiti Società Tedesca a Roma”.