Decapitato un suo manchino durante una festa LGBT
L’arcivescovo di Cracovia non tace e non si rimangia nulla, anzi: rincara la dose.
L’Arcivescovo nel mirino della lobby arcobaleno,
intervista con Marek Jędraszewski,
Il 1 ° agosto in Polonia è un giorno particolare: l’anniversario dell’inizio dell’insurrezione di Varsavia nel 1944 contro gli occupanti tedeschi, l’ultimo atto di lotta per l’indipendenza della Polonia. I soldati dell’armata clandestina (AK) combatterono eroicamente per due mesi contro i tedeschi che disponevano di un’enorme supremazia militare. Dall’altra parte della Vistola si trovava l’Armata Rossa ma i russi fecero di tutto per far fallire l’insurrezione dei polacchi: volevano loro conquistare la capitale polacca e tutta la Polonia per imporre al Paese l’ideologia comunista. Uno degli insorti, il poeta “Ziutek” Szczepański scrisse in quei giorni drammatici la poesia profetica intitolata “Czerwony zaraza” (La peste rossa) dove prevedeva il nuovo pericolo per la Polonia: il comunismo totalitario ateo che lui paragonava alla peste.
Il 1° agosto 2019 nell’omelia della Messa in ricordo dell’insurrezione di Varsavia mons. Marek Jędraszewski, arcivescovo di Varsavia, ricordando i versi del poeta, ha detto: “Oggi sappiamo che la ‘peste rossa’ non si espande sulla nostra terra, il che non significa che non ci sia un’altra che vuole dominare le nostre anime, i nostri cuori e le nostre menti. Non marxista e bolscevica, ma nata dallo stesso spirito, neo-marxista, non rossa, ma arcobaleno“.
Per queste parole di grande preoccupazione per l’offensiva dell’ideologia LGBT in Polonia mons. Jędraszewski è stato attaccato e criticato aspramente. Si è arrivati anche al caso sconvolgente: la decapitazione del suo manichino durante una festa per gli omossessuali.
Ho chiesto all’Arcivescovo di Cracovia delle spiegazioni circa questi fatti preoccupanti e dolorosi.
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