Cultura gender, la nuova egemonia
Le contraddittorie giravolte ideali di un mainstream in cui si può discutere tutto tranne che il dogma della sacralità dell'agenda omosessuale
(presidente Agapo –Associazione genitori e amici e persone omosessuali)
Tempi, 2 giugno 2010
Siamo abituati a considerare il livello di attenzione e di tolleranza verso gli omosessuali come un indicatore di democraticità di una società. Ed è normale che sia così. Ma ciò che si segnala nella "conversione" del ministro Carfagna è qualcosa di più. È la vittoria della cultura del gender, il trionfo assoluto dell'idea secondo la quale "l'identità di genere" è risultato esclusivo di una "costruzione sociale", dell'"educazione etero sessi-sta".
Ora, sarà anche poco elegante scriverlo, ma come si fa a non notare la crescente attitudine alla censura delle idee altrui che caratterizza il ceto politico fondato sull'identità sessuale? Perché, ad esempio, l'opinione divergente dalle rivendicazioni dell'agenda gay viene quasi sempre qualificata di "pregiudizio omofobo"? «Sono deluso, perché le mie convinzioni personali mi sono costate la possibilità di continuare il mio lavoro per la comunità di Sacramento».
Con queste parole Scott Eckern, direttore artistico del Teatro di Musica della California, conclude la lettera con cui rassegna le sue dimissioni. Un autolicenziamento a cui Eckern è stato costretto perché, nel referendum sui matrimoni gay in California, aveva sostenuto il movimento per la difesa della famiglia tradizionale.
Simili atti di intolleranza non sono fatti isolati. Basti pensare a Donnie McClurkin, cantante gospel che ha accompagnato Obama nella campagna elettorale, finito nel mirino degli attivisti gay d'America perché si dichiara ex gay. O alla famosa hit di Povia, che ha esigito un'apparizione a Sanremo dell'onorevole Grillini, dal momento che neppure una canzonetta si deve permettere di discutere il dogma degli "omosessuali per sempre felici e contenti". O a Luca di Tolve (secondo alcuni lo stesso Luca cantato da Povia), che forse può vantare il primato di uomo più insultato d'Italia perché ha abbandonato un ruolo di spicco nell'Arci-gay e si è sposato con una donna. O agli psicologi come Antonio Cantelmi, perseguitati perché non accettano la teoria (mai dimostrata scientificamente) che "omosessuali si nasce". E ancora – notizia di questi giorni – si pensi alla campagna di screditamento, intimidazione, atti di vandalismo, che ha accompagnato la tournée italiana dello psichiatra americano Joseph Nicolosi.