(ZENIT) Caritas: la situazione degli immigrati in Europa

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Il terzo rapporto della Caritas sulla povertà in Europa analizza l’immigrazione

“La migrazione: un viaggio verso la povertà?”

BRUXELLES, martedì, 20 giugno 2006 (
ZENIT.org).- Pubblichiamo una sintesi del terzo rapporto della Caritas sulla povertà in Europa, presentato il 19 giugno a Bruxelles e che ha come titolo “La migrazione: un viaggio verso la povertà?”. Il Rapporto Povertà 2006 di Caritas Europa descrive e analizza le condizioni socio-economiche e i bisogni dei migranti, e identifica i fattori chiave che nei paesi di accoglienza possono metterli in difficoltà, fino a ridurli in povertà. Caritas Europa si interessa particolarmente delle condizioni degli irregolari e dei richiedenti asilo perché sono i gruppi più vulnerabili e più a rischio di povertà economica e sociale. Il Rapporto di Caritas Europa evidenzia che i migranti sono a rischio di esclusione per ciò che concerne il lavoro, l’alloggio, la salute, l’istruzione e la partecipazione alla vita pubblica. A seguire una sintesi del Rapporto e delle Raccomandazioni di Caritas Europa.

I. Lavoro: far esprimere le potenzialità dei migranti

Dalle statistiche sul mercato del lavoro in Europa si evince una chiara discriminazione contro i lavoratori provenienti dai paesi terzi. In molti paesi il tasso di disoccupazione di questi lavoratori è sensibilmente più alto di quello registrato tra gli autoctoni. Per esempio, secondo le statistiche elaborate dall’Oecd, nel 2003 il tasso di disoccupazione per gli immigrati residenti in Belgio, Finlandia e Francia è stato di oltre il 18%. In alcuni paesi le donne sono particolarmente discriminate e anche i giovani con una età compresa tra i 16 e i 29 anni hanno un tasso di disoccupazione più elevato rispetto agli immigrati appartenenti alle altre classi d’età. Molti migranti sono discriminati nelle richieste di lavoro e per questo sono costretti a svolgere lavori poco sicuri, sensibili alle fluttuazioni del mercato del lavoro e mal pagati; questo causa un loro ricorso frequente ai sussidi. Questo potrebbe anche spiegare il numero sproporzionato di immigrati impiegati nel mercato del lavoro informale in tutta Europa.

Raccomandazioni:

* Caritas Europa raccomanda all’Eu di aprire i canali legali per la migrazione economica e rimuovere gli ostacoli per un pieno sviluppo delle potenzialità dei migranti.
* I Paesi europei potranno combattere efficacemente l’immigrazione irregolare solo se svilupperanno meccanismi aperti e accessibili al mercato del lavoro.
* Devono essere semplificate le procedure per il rilascio dei permessi di soggiorno ai nuovi arrivati e gli immigrati dovrebbero avere il diritto ad una assistenza per la ricerca di lavoro.
* Sono necessari maggiori incentivi per i lavoratori regolari, e bisognerebbe incrementare i Fondi Strutturali Europei per migliorare le condizioni di vita degli immigrati nel periodo finanziario 2007-2013

Caritas in azione: sei rifugiati originari della Somalia e impiegati in una società di costruzioni bulgara hanno manifestato problemi rispetto ai termini del loro contratto di lavoro. Per sostenere coloro che possono avere questo tipo di difficoltà, Il Consiglio delle Donne Rifugiate insieme alla Caritas Bulgaria hanno messo in piedi attività per promuovere le potenzialità sociali, psicologiche e operative delle donne rifugiate.


II. Alloggi: ghettizzazione e bassa qualità ad alti costi

Gli immigrati soffrono pesantemente la discriminazione nel mercato immobiliare sia privato che pubblico. Spesso vengono loro offerti vecchi appartamenti, situati in aree ad alta concentrazione di immigrati con il conseguente pericolo che in questo modo non abbiano via di uscita da questa situazione. In Spagna, per esempio, il settore privato degli affitti scadenti riguarda il 10% degli alloggi di persone provenienti dal Portogallo, dall’Algeria e dal Marocco, percentuale che cresce al 12% per i Turchi e al 16% per gli immigrati dall’Africa Sub-Sahariana. Gli immigrati, poi, costituiscono una larga parte dei senza fissa dimora in Europa.

Raccomandazioni:

* Caritas Europa difende strenuamente il diritto per tutti gli immigrati, compresi coloro che risiedono illegalmente, ad un alloggio dignitoso, e chiede che vengano perseguiti i proprietari di case che sfruttano gli immigrati.
* Chiediamo che i servizi per l’edilizia pubblica tengano in considerazione le diverse situazioni in termini di reddito e cultura
* L’assegnazione delle abitazioni disponibili dovrebbe avvenire secondo criteri di equità tra generici clienti, poveri, migranti e autoctoni.

Caritas in azione: in Belgio la Caritas assicura un servizio di accoglienza e di fornitura di alloggi per rifugiati e richiedenti asilo. Gestisce nel paese 200 proprietà ad equo canone. Basandosi sulle competenze maturate in molti anni di esperienza, la Caritas sostiene fermamente soluzioni alloggiative individuali per le famiglie piuttosto che abitazioni collettive. Le prime rispettano infatti l’intimità della vita familiare, promuovono un senso di responsabilità del singolo, favoriscono i contatti con la comunità e una presa di coscienza da parte della popolazione locale, ed evitano che le persone subiscano gli effetti negativi di una permanenza duratura nei Centri di accoglienza.

III. Salute: da sani a esausti

Tra gli immigrati le malattie possono essere il risultato di fattori ambientali nel loro paese d’origine, nel paese di destinazione o del processo migratorio in sé. Se da un lato i migranti non necessariamente hanno una salute peggiore del resto della popolazione, dall’altro lato essi tendono ad essere esposti ad un rischio maggiore di andare incontro a certi problemi di salute (come la tubercolosi, l’epatite A o altre malattie associate alla povertà). Questo è il caso dell’Inghilterra e del Galles, dove approssimativamente il 40% di tutti i casi di Tubercolosi sono riconducibili a cittadini provenienti dal subcontinente indiano. Nonostante nella maggior parte dei casi i lavoratori immigrati giungano nei paesi di destinazione in buona salute e con una buona predisposizione al lavoro, accade che successivamente molti finiscono per diventare improduttivi. Gli immigrati più vulnerabili ai problemi di salute legati alla povertà sono: le donne, i giovani e gli anziani, nonché i migranti con problemi di lavoro, alcuni gruppi etnici, i richiedenti asilo, i rifugiati e gli immigrati irregolari. Speso i migranti non hanno informazioni su dove e come cercare aiuto e inoltre alcuni Governi pongono delle restrizioni al loro accesso al sistema sanitario nazionale. I servizi sanitari sono generalmente poco sensibili alle diverse culture.

Raccomandazioni:

* L’accesso ai servizi sanitari dovrebbe essere garantito a tutti i migranti, regolari e irregolari.
* Nei servizi sanitari dovrebbero essere previsti mediatori culturali; i migranti irregolari malati e che non hanno possibilità di accedere alle cure necessarie nel loro paese di origine non dovrebbero essere espulsi.
* Ai rifugiati, richiedenti asilo e a quanti hanno subito eventi traumatici come torture, guerre o persecuzioni dovrebbero essere assicurate adeguate cure mediche e psicologiche.

Caritas in azione: i nuovi arrivati, i richiedenti asilo e i rifugiati hanno accesso, tramite il servizio immigrazione di Caritas Bulgaria, alla medicina specialistica e d’emergenza e alle cure odontoiatriche. L’assistenza sanitaria è garantita dal Centro medico “Giovanni Paolo II” della Società delle Sorelle di Evaristo (una comunità presente solo nei Balcani). L’attività riguarda i trattamenti medici primari e d’emergenza nonché le cure odontoiatriche. L’assistenza sanitaria gratuita è erogata per un periodo massimo di tre settimane e per non più di 5 visite. Il Centro medico S. Giuseppe è ubicato vicino all’agenzia governativa per i rifugiati e al Centro di accoglienza per i nuovi arrivati e richiedenti asilo. In questo contesto la Caritas Bulgaria provvede a curare le donne con problemi ginecologici e patologie mammarie.

IV. Istruzione: essenziale per uscire dalla povertà

In molti paesi europei gli alunni immigrati e appartenenti alle minoranze risultano sovrarappresentati nelle scuole speciali, costituendo la lingua un grande ostacolo. Ciò è particolarmente evidente in Austria, dove gli alunni di cittadinanza non austriaca rappresentavano nell’anno scolastico 2001/2002 il 20,6% degli studenti delle scuole speciali. I dati a disposizione sugli studenti stranieri fanno emergere risultati scolastici peggiori in confronto alla popolazione autoctona e ciò dimostra un chiaro legame tra origini sociali, background migratorio e successo scolastico. La mancanza di un’adeguata istruzione e il possesso di qualifiche professionali scarse sono spesso all’origine di povertà ed esclusione sociale. L’educazione informale gioca un ruolo importante nello sviluppo di capacità comunicative, oratorie, di pianificazione, di lavoro in team e di consapevolezza interculturale.

Raccomandazioni:

* Caritas Europa raccomanda di promuovere le politiche per l’educazione, quale prezioso strumento per ridurre la povertà.
* L’istruzione e la formazione sono gli strumenti principali per il processo di integrazione degli immigrati poiché garantiscono loro l’accesso al mercato del lavoro e favoriscono una presa di coscienza dei propri diritti.
* Andrebbero potenziati i programmi integrati di sostegno nelle scuole ordinarie per evitare di emarginare all’interno di istituti speciali gli alunni migranti.
* Inoltre, le scuole dovrebbero garantire un’assistenza sociale e una mediazione per le famiglie immigrate.

Caritas in azione: Qantara è il nome del progetto rivolto a richiedenti asilo e rifugiati promosso dalla Caritas a Peine in Germania che prevede corsi di formazione per mediazione e comunicazione interculturale finalizzati a favorire l’integrazione dei nuovi venuti nella società di accoglienza. Vengono simulate situazioni specifiche che possono aver luogo a scuola, presso il dipartimento governativo per i minori o le organizzazioni giovanili. Al termine del corso sono in grado di “comunicare tra culture”, non solo nel senso di tradurre tra lingue diverse, ma anche di tradurre norme culturali e valori, mostrando come una diversa percezione della realtà può portare ad interpretare in modo diverso le situazioni della vita.

V. Partecipazione alla vita pubblica: voti a perdere

Gli immigrati provenienti dai paesi terzi, nonostante vivano in Europa da molti anni, incontrano ancora molti ostacoli al riconoscimento del diritto di voto a livello locale, regionale o nazionale. Gli approcci a questa materia sono molti e variano da paese a paese. I termini di residenza legale per acquisire il diritto di voto vanno in Europa da 1 a 10 anni. La Gran Bretagna, ad esempio, riconosce il diritto di voto solo ai cittadini del Commonwealth e dell’Irlanda, mentre altri paesi come la Repubblica Ceca non prevedono alcun diritto di voto per gli stranieri. Anche lo status di una persona e il livello delle elezioni – locali, regionali, nazionali – giocano un ruolo importante. Ad ogni modo per un immigrato oggi, in Europa, sarà più probabile esercitare il diritto di voto nelle elezioni amministrative. Non poter far sentire la propria voce in parlamento, insieme a situazioni di povertà (mancanza di soluzioni abitative adeguate, di appropriate cure sanitarie e di un’occupazione), aggrava le già difficili condizioni di vita dei migranti. A prescindere dall’emergere di un nuovo concetto di cittadinanza per i cittadini dei paesi terzi, non vi sono iniziative politiche significative che possano condurre al cambiamento dello status quo.

Raccomandazioni:

* Il diritto di voto – almeno alle elezioni amministrative e dell’Unione Europea – dovrebbe essere riconosciuto a tutti i migranti regolari per aumentare la loro partecipazione sociale e la possibilità di richiedere la naturalizzazione dovrebbe essere permessa dopo 5 anni di permanenza legale sul territorio nazionale.
* La partecipazione non deve sostanziarsi unicamente nel diritto di voto, ma anche nella partecipazione attiva nelle organizzazioni della società civile. Inoltre la promozione, il finanziamento e l’accesso delle/alle organizzazioni immigrate, sindacati e altre attività civiche dovrebbe essere facilitato dai Governi in maniera trasparente.
* Dovrebbero trovare concreta attuazione i programmi comunitari che prevedono una più reale partecipazione di coloro che vivono in quartieri degradati attraverso la creazione di infrastrutture utili a fornire strumenti di partecipazione.

Caritas in azione: Mamu, una giovane donna del Mali, ha dichiarato recentemente in una conferenza sull’immigrazione: «Io sono giunta in Francia poco dopo la mia nascita e vivo lì da allora. So più di politica in Francia di quanto ne sappia relativamente al mio paese. Però non ho ancora il diritto di votare in Francia». Questo testimonia la situazione di molti immigrati provenienti dai paesi terzi che vivono in Europa. La Caritas Europa incoraggia e sostiene la partecipazione degli immigrati alla vita pubblica.

[Per maggiori informazioni http://www.caritasitaliana.it/]
ZI06062004