La vita della grazia

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Juan Francisco Pozo, LA VITA DELLA GRAZIA, Introduzione all’antropologia teorica, ISBN: 88-8155-209-4, pp. 112, € 10,33
 
Il Vangelo di san Luca al capitolo 15 riporta una delle più ampie e belle parabole di Gesù. Questa parabola mostra la realtà di Dio come Padre, la cui bontà e misericordia verso gli uomini supera ogni misura. Ecco, di seguito, il passo:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
«Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.
«Allora rientrò in sé stesso e disse: Quanti dipendenti di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Ritornerò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi dipendenti.
«Si mise in cammino e ritornò da suo padre.
«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide e, commosso, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
«Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
«Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
«E cominciarono a far festa»1.
Qui si conclude la prima parte della parabola. Fino a questo punto ci sono stati proposti il padre e il figlio più giovane. Soffermiamoci su di loro, sulle parole e sulle azioni con le quali Gesù li ha tratteggiati, per cercare di comprendere meglio il mistero dell’Amore di Dio per l’uomo, la risposta dell’uomo e i molteplici modi con cui Dio lo cerca e lo aiuta affinché possa corrispondere compiutamente alla sua vocazione.

Nella parabola si sono andati delineando alcuni temi fondamentali:
– il fascino di una libertà illusoria che induce ad abbandonare la casa paterna; l’estrema miseria in cui cade il figlio dopo avere dilapidato il suo patrimonio; l’umiliazione di vedersi obbligato a pascolare porci e, peggio ancora, quella il desiderare di alimentarsi delle carrube che questi mangiavano;
– la considerazione dei beni perduti alla quale segue il pentimento, la decisione di riconoscersi colpevole dinanzi al padre e di mettersi in cammino per fare ritorno;
– l’accoglienza generosa del padre, segno dell’immensa gioia per il ritorno del figlio. L’abito nuovo – il migliore –, l’anello e il banchetto per la festa sono simboli della vita nuova, pura, dignitosa e piena di gioia dell’uomo che ritorna a Dio e in seno alla sua famiglia che è la Chiesa.
Il papa Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica Dives in misericordia, fornisce alcune brevi considerazioni che ci consentiranno di addentrarci nello studio della grazia, seguendo la narrazione della parabola.
La prima è la seguente:
«Quel figlio, che riceve dal padre la porzione di patrimonio che gli spetta e lascia la casa per sperperarla in un paese lontano, “vivendo da dissoluto”, è, in un certo senso, l’uomo di tutti i tempi, cominciando da colui che per primo perdette l’eredità della grazia e della giustizia originaria. L’analogia è a questo punto molto ampia. La parabola tocca indirettamente ogni rottura dell’alleanza d’amore, ogni perdita della grazia, ogni peccato».
La seconda, un poco più avanti, afferma così:
«La figura del genitore ci svela Dio come Padre (…). Il padre del figliol prodigo è fedele alla sua paternità, fedele a quell’amore che da sempre elargiva al proprio figlio».
 
1. Queste sono le premesse del primo capitolo, intitolato La vocazione dell’uomo: la vita nello spirito. Il punto di partenza è la presentazione di Dio come Padre, e dell’uomo come figlio che vive nella casa di suo Padre.
Il figlio che si allontana da casa è in primo luogo Adamo ed Eva. Ci soffermeremo brevemente sulla narrazione del peccato originale, ma approfondiremo le sue conseguenze, dato che queste interessano ogni uomo.
Dopo il peccato, Dio non abbandona il suo progetto di rendere l’uomo partecipe della sua vita, e comincia a preparare la storia della salvezza che culmina con l’Incarnazione del Figlio di Dio. Gesù Cristo ci redime, ci libera dalla schiavitù del peccato e ci rende figli di Dio in un modo che l’intelligenza umana non avrebbe potuto immaginare: essere figlio di Dio consisterà nello «incorporarsi» a Gesù Cristo.
Ciò diventa realtà mediante l’incorporazione alla Chiesa per mezzo del Battesimo. Così termina la storia del primo ritorno del figlio alla casa del Padre.
Nel proseguire lo studio della vita della grazia, approfondiremo, nei successivi capitoli, la situazione dell’uomo attuale, dopo la Redenzione.
 
2. Il rifiuto dei beni della casa del Padre per andare dietro a dei beni illusori ed effimeri mette in evidenza il profondo disordine del peccato, specialmente del peccato mortale, che comporta una vera morte alla vita della grazia.
Chi si é separato da Dio a causa del peccato mortale non può da sé stesso reintegrarsi (neppure decidere di reintegrarsi) nella vita della grazia senza l’aiuto di Dio.
L’iniziativa divina che allontana l’uomo dal peccato e lo restituisce alla vita della grazia si chiama giustificazione. È il tema del capitolo II.
Il Padre, dopo avere accolto suo figlio e averlo rivestito di una veste nuova, lo introduce nel banchetto di festa. Con queste immagini si vuole esprimere che la giustificazione è opera della grazia di Dio. La grazia – che è presente all’origine della conversione e nel corso della santificazione lungo tutta la vita –, sarà la materia di studio del capitolo III: La vita della grazia.
La grazia e le opere è il tema del capitolo IV. Dinanzi a Dio, le opere compiute in grazia acquistano, poiché Egli ha disposto così, un diritto al premio, che si chiama merito.
D’altra parte, la grazia entra in intima connessione con la natura dell’uomo e influisce in tutte le sue opere; la grazia non sopprime né altera ciò che è veramente umano, piuttosto rende capace l’uomo di esprimere la parte migliore di sé stesso.
 
3. Lo sviluppo della parabola del Figliol prodigo prosegue con l’entrata in scena del figlio maggiore:
«Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto questo.
«Il servo gli rispose: Tuo fratello è tornato e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ho riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre uscì e cercava di convincerlo.
«Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato i tuoi averi con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
«Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo, ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
La vita cristiana, come ha scritto il beato Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus dei, comporta un continuo ritorno alla Casa del Padre, «ritorno mediante la contrizione, la conversione del cuore, che presuppone il desiderio di cambiare».
Tuttavia il dinamismo della grazia non termina qui: non consiste soltanto nell’evitare in futuro il peccato grave, bensì nel progredire, nel tendere all’unione sempre più intima con Cristo, e, per mezzo di Lui, a partecipare al mistero della Santissima Trinità.
In questo consiste la santità. Tutti i fedeli vi sono chiamati. È dono e compito allo stesso tempo, perché richiede una libera corrispondenza alle grazie ricevute.
Il cammino verso la santità passa attraverso le circostanze personali e irripetibili di ciascuno. Prevede però, anche, ostacoli e difficoltà in cui s’imbattono, in un modo o nell’altro, tutti i fedeli che la cercano. Di ciò tratta l’ultimo capitolo: La santità cristiana.
 
Juan Francisco Pozo, sacerdote, è laureato in Scienze esatte nell’Università di Navarra.