René Rémond, Il nuovo anticristianesimo, Lindau 2007, ISBN: 978-88-7180-646-4, pp. 128, euro 13,00
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IL LIBRO
L’inizio del nuovo millennio non è stato facile per il cristianesimo.
Se certe forme di anticlericalismo del passato sono ormai definitivamente tramontate, una nuova leva di detrattori e di critici è apparsa all’orizzonte, fomentando una violenta polemica anticristiana, che riscuote un certo consenso presso il grande pubblico.
È un’offensiva che non proviene più dagli ambienti laici tradizionali, ma da pensatori più iconoclasti, che vogliono dar vita a una sorta di «ateismo » militante.
In questo libro-intervista René Rémond riflette, insieme a Marc Leboucher, sulle motivazioni di una tale ostilità e risponde alle obiezioni di questi odierni accusatori.
La sua è un’analisi lucida e precisa, che prende in esame, uno dopo l’altro, tutti gli attacchi rivolti al cristianesimo e al clero e fa emergere le diverse posizioni di laici e cattolici su delicate questioni di grande attualità, quali la liberalizzazione dei costumi, i PACS, i movimenti gay e femministi, il progresso scientifico e le conseguenti questioni di bioetica, fino ad arrivare alla Costituzione europea
René Rémond, francese, storico della politica scomparso da poche settimane, nel suo ultimo libro-intervista realizzato con Marc Leboucher, dal titolo Il nuovo anticristianesimo, ha ben focalizzato l'attenzione su come l'inizio del nuovo millennio non coincida affatto col profilarsi di un'epoca tranquilla per il cristianesimo, i cui nuovi detrattori fomentano polemiche ed attacchi violenti su più fronti. Affetti da una sorta di iconoclastia, non pochi filosofi, intellettuali, politici, gruppi di pressione, lobbies e non di rado movimenti politici stanno da un po' di tempo a questa parte gettando le basi per una specie di «ateologia» militante, con un approccio volto ad enfatizzare l'edonismo libertario di stampo neo-positivista e neo-pagano.
L'ostilità al cristianesimo è ben evidente nell'accusa rivolta principalmente alla religione cattolica di voler dettare legge in fatto di costumi, etica e morale sia a livello pubblico-culturale che privato-comportamentale. Nella rivendicazione di una libertà totale per l'individuo, e nella pretesa di non avere alcun limite di fronte a ciascun proprio desiderio, si va manifestando la contrarietà a qualunque forma di intervento del magistero della Chiesa cattolica o della religione nella sfera pubblica. Ciò si traduce, in buona sostanza, in una contestazione nei riguardi di qualsiasi ingerenza di un'istanza etico-morale nella definizione delle norme sociali e legislative, dei modi di pensare e dei criteri orientativi comportamentali. Dopo l'aborto ed il divorzio, la lotta dei gruppi laicisti, relativisti e nichilisti si dirige ora verso la promozione valoriale e sociale, fra le altre cose, delle unioni di fatto, dei matrimoni omosessuali e della possibilità per gay e lesbiche di adottare bambini, della fecondazione artificiale e della ricerca scientifica sugli embrioni umani, della clonazione umana, dell'eutanasia, della droga. Per non parlare poi del filone esoterico, gnostico, occulto e new-age tanto in voga oggi, per il cui tramite si vogliono più o meno direttamente scardinare i punti fermi della dottrina cristiana, minandola sin dalle fondamenta e provando ad iniettare germi di confusione e smarrimento nel grande pubblico. Il cristianesimo è tacciato, in altri termini, di essere portatore di atteggiamenti ed approcci oscurantisti, reazionari, medievali, omo-fobici ed anti-scientifici.
Il fatto che la battaglia anticristiana in corso abbia investito l'intero Vecchio Continente è ben rinvenibile nel rifiuto, da parte dei vertici delle istituzioni europee comunitarie, di riconoscere pubblicamente, nel preambolo della Costituzione sia le radici giudaico-cristiane che il riferimento a Dio. Ciò è lo specchio del laicismo imperante, secondo cui la religione, segnatamente quella cattolica, deve avere a che fare esclusivamente con la coscienza individuale e la sfera privata. In ossequio al relativismo dei valori, per cui non esisterebbe alcuna verità e tutti i credi, culture e morali si equivarrebbero, si vuol imporre arbitrariamente una laicizzazione che blocca, specialmente alla religione cattolica, l'accesso allo spazio sociale, da cui l'inaccettabilità della pretesa della Chiesa di stabilire regole morali ed incidere nel dibattito pubblico e sulle grandi decisioni di cui sono investite l'arena istituzionale e l'ambito della politica.
La religione ha delle conseguenze culturali e costituisce un elemento sociale non privo di effetti sui comportamenti collettivi. Il fatto è che molti tra i burocrati e tecnocrati a capo dell'Unione Europea sperano di veder cancellate le tracce di una religione cristiana che ritengono obsoleta. Ma è innegabile come le confessioni cristiane abbiano giocato un ruolo capitale nella storia dell'Europa. Il cristianesimo ha forgiato in toto l'identità del Vecchio Continente. Ciò è un fatto storico ed anche culturale. La semplice e nitida realtà delle cose è che è proprio la differenza e specificità cristiana ad aver modellato in positivo il continente europeo, facendogli inventare e sperimentare la democrazia, la libertà, la laicità, l'economia di mercato, il progresso scientifico e tecnologico, i diritti dell'uomo, la giustizia, la solidarietà, la centralità della persona umana e della ragione.
Occorre allora (come ha coraggiosamente teorizzato Rémond) respingere i nuovi attacchi alla religione cattolica, ribadendo che il cristianesimo è la fonte stessa della libertà di coscienza, ciò che sta alla base della dignità umana. Il cristianesimo, anche sulla scorta del magistero di Benedetto XVI, propone all'uomo di oggi l'acquisizione di una coscienza illuminata derivante dal virtuoso e fecondo intreccio tra fede e ragione. L'adozione di un'etica pubblica facente stretto riferimento al cristianesimo è tanto più essenziale ora in quanto un minimo d'inquadramento morale è indispensabile allo stesso Stato di diritto ed alla tenuta delle libertà pubbliche. La vita sociale non può essere fondata unicamente sull'accettazione incondizionata di qualsiasi rivendicazione individualistica, pena il favorire lo scioglimento dello stesso legame comunitario. Occorre la promozione dell'educazione ed il rispetto delle regole se si vuol vivere in un regime autenticamente democratico e liberale. Il cristianesimo non rappresenta solo un insieme di dogmi religiosi, ma costituisce anche una precisa concezione antropologica a carattere universale in direzione del bene dell'umanità e dell'unità del genere umano. Il Dio cristiano, a differenza dell'Allah islamico e delle fedi orientali, è un Dio trinitario d'amore e bontà che si è rivelato in Gesù Cristo e che esalta la libertà e la responsabilità della persona umana contro ogni sottomissione, fatalismo o predeterminazione. Il cristianesimo, dunque, dà la massima dignità alla persona umana ed é il miglior antidoto ad ogni forma di totalitarismo, sia palese che occulto.
Mario Secomandi
ragionpolitica.it – 6 giugno 2007