(Il Mattino) Il caso Pio XII e il nazismo. Il Vaticano aprirà gli archivi

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“Il Mattino”, 30.10.2002

CONTI CON LA STORIA

ALCESTE SANTINI
Verranno resi pubblici, a partire dal primo gennaio 2005, i documenti di
archivio della Nunziatura apostolica in Germania durante il pontificato di
Pio XI (1922-1939) e, nel frattempo, la Segreteria di Stato disporrà per
quella data la pubblicazione di sei Cd-rom più un volume di introduzione e
sei volumi di accompagnamento comprendenti la documentazione d’archivio, che
va dal 1940 al 1946, con il titolo «I prigionieri di guerra». Si tratta di
circa due milioni di lettere di persone che, da varie parti, si rivolgevano
al Papa per sapere notizie di congiunti dispersi e di documenti pervenuti da
Stati e organizzazioni umanitarie alla Segreteria di Stato su quel periodo
tragico per l’Europa.
Questo annuncio, fatto ieri mattina a nome del Papa dal cardinale Jorge
Maria Mejìa quale archivista e bibliotecario di S.R.C., vuole rispondere
alle richieste, avanzate da storici di vario orientamento e non soltanto
ebrei, per fare chiarezza sulle polemiche sviluppatesi negli ultimi
trent’anni sui «silenzi» di Pio XII rispetto al nazismo. Polemiche riemerse
di recente con il film «Amen» di Costa-Gravas , che si è ispirato all’opera
teatrale “Il Vicario” di Rolf Hochhuth del 1963, contro cui hanno preso
posizione L’Osservatore Romano e in particolare “Civiltà Cattolica” che ha
parlato di «leggenda nera» sui silenzi di Pio XII per criticarne la
strumentalizzazione.
Ora, se è vero che l’abbondante pubblicistica, storica e giornalistica, che
si è prodotta dal 1963 ad oggi su Pio XII e il regime hitleriano, non sempre
è stata guidata dal rigore di una ricerca basata su documenti e fatti
oggettivi, è anche vero che sono mancate le fonti per far cadere riserve e
dubbi che sono stati avanzati su quei “silenzi” e sull’antisemitismo di quel
Pontefice. Di qui la decisione di aprire gli archivi da parte di Giovanni
Paolo II, che non ha mancato di affermare, fin dal suo viaggio in Germania
del 1980, che la Chiesa cattolica tedesca “non fece abbastanza” nel
denunciare il nazismo, come avevano fatto i vescovi olandesi e il teologo
luterano Dietrich Bonhoeffer che, per questo, fu impiccato dai nazisti.
La Congregazione per le cause dei santi ha, praticamente, raccolto
testimonianze e documenti a sostegno della causa di beatificazione di Papa
Pacelli, che, però, è bloccata in attesa che ci sia una chiarificazione da
evitare polemiche con gli ebrei, prima di tutto. Tre storici ebrei uscirono
clamorosamente, nel luglio 2001, dalla Commissione mista di cui facevano
parte insieme a tre studiosi cattolici per cercare di comporre la
controversia. Gli storici ebrei avevano protestato perché “impediti” ad
accedere alle fonti documentarie vaticano-tedesche riguardanti il
pontificato di Pio XI (1922-1939) e quelle relative agli anni 1940-1945
quando l’attività nazista contro gli ebrei si intensificò con la “soluzione
finale”. Va ricordato che Eugenio Pacelli era stato Nunzio apostolico in
Germania dal 1917 al 1930, quando Pio XI lo nominò suo Segretario di Stato
fino a succedergli come Papa il 2 marzo 1939. Un periodo essenziale, quindi,
per poter giudicare il rapporto che Eugenio Pacelli ebbe con il nazismo e
capire meglio le ragioni per cui non ne fece una forte denuncia per i suoi
delitti. Per esempio, risulta che Edith Stein, proclamata santa da Giovanni
Paolo II, aveva scritto fin dal 1933 a Pio XI sollecitandolo a pubblicare
un’enciclica per denunciare i lager nazisti già in funzione. Ma non si
conosce la risposta di quel Papa o quella di Eugenio Pacelli dal 1930
Segretario di Stato e negoziatore del Concordato con Hitler.
La tesi più ragionevole, rispetto a chi continua ad accusarlo e a chi lo ha
già assolto e lo esalta, è che Pio XII scelse la via della mediazione
diplomatica, non quella profetica della denuncia, per cercare di aiutare
ebrei e antifascisti per quanto gli fu possibile, lasciando, a guerra
finita, che prelati vaticani aiutassero molti gerarchi nazisti e fascisti
per emigrare nei Paesi latino-americani. Perciò, l’apertura degli archivi è
decisiva per sciogliere dubbi su un Papa che, pressato dal nazismo e
preoccupato dal comunismo, visse la tragedia della seconda guerra mondiale.