(Corsera) Europa: Voltaire sì, Cristo no

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 Nel Preambolo Tucidide, non il cristianesimo

La bozza ricorda in generale «le eredità religiose e spirituali» ma anche la filosofia dei Lumi



DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES – La Costituzione elaborata dalla Convenzione di Bruxelles non avrà alcun riferimento alle radici cristiane dell’Europa, come chiesto nei mesi scorsi sia dalla Santa Sede sia dal governo italiano. Si richiamerà più genericamente alle eredità «religiose». Lo rivela la paginetta del Preambolo al Trattato che il Praesidium ha ieri pomeriggio licenziato, come ultima fatica prima di avviare la maratona finale sull’intero progetto nelle sedute plenarie dei «convenzionali» in calendario nella prima metà di giugno.

Il testo si apre con una nota citazione di Tucidide, storico greco vissuto 400 anni prima di Cristo, secondo cui «la nostra Costituzione è chiamata democrazia perché il potere è nelle mani non di una minoranza, ma del popolo intero». Il secondo paragrafo cita «le eredità culturali, religiose e umaniste dell’Europa che, nutrita inizialmente dalle civiltà elleniche e romana, segnata dallo slancio spirituale che l’ha percorsa e le cui tracce sono presenti nel suo patrimonio, poi dalle correnti filosofiche dei Lumi, ha ancorato nella vita della società la sua percezione del ruolo centrale dell’essere umano e dei suoi diritti inviolabili e inalienabili».
Il testo aggiunge che l’Europa unita «intende proseguire questa parabola di civiltà, di progresso e di prosperità per il bene dei suoi abitanti, compresi i più fragili e i più bisognosi» e che «vuole mantenersi un continente aperto alla cultura, al sapere e al progresso sociale e che desidera approfondire il carattere democratico e trasparente della sua vita pubblica e operare per la pace, la giustizia e la solidarietà del mondo».
Il testo rispecchia in gran parte il pensiero del presidente Valéry Giscard d’Estaing, l’aristocratico politico già alla guida della Francia, che non ha mai nascosto l’intenzione di sottolineare il carattere prevalentemente laico della Costituzione. Un’impostazione condivisa dal resto del Praesidium, dove non ci sarebbero state particolari contestazioni. Secondo fonti autorevoli dell’organo di governo della Convenzione mancava ieri all’appello l’ex premier irlandese John Bruton, «voce» cattolica e sostenitore principale della richiesta di inserire un riferimento al cristianesimo.
Una battaglia condotta a più riprese dal partito popolare europeo, in prima fila il tedesco Elmar Brok e Antonio Tajani di Forza Italia, che già nel corso della discussione sull’articolo due del Trattato avevano promosso un emendamento citando l’« invocatio dei » presente nella Costituzione polacca. In una nota diffusa ieri sera Tajani dà comunque un giudizio «sostanzialmente positivo» perché nel testo sono citate «le tradizioni culturali e i grandi valori, che hanno animato la nostra storia». Come richiesto dal Ppe «viene sottolineato l’insostituibile contributo dato dalla religione alla civiltà europea». Secondo il vicepresidente del Ppe, tuttavia, «resta ancora un passo da fare: accanto al riconoscimento del ruolo svolto dalle correnti filosofiche del secolo dei Lumi dovrebbe essere esplicitamente ricordato il cristianesimo». «D’altronde – ha concluso – senza la paziente opera dei Benedettini neanche Voltaire avrebbe potuto studiare».
Diversa, ma sulla stessa lunghezza d’onda nel rivendicare le radici giudaico-cristiane, era stata la presa di posizione del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, rappresentante del governo italiano alla Convenzione. Nessun commento è però arrivato ieri sulla versione del Preambolo.
La Chiesa aveva insistito anche recentemente, attraverso Jean-Louis Tauran, sulla necessità di un riferimento «ai valori religiosi, specialmente cristiani». Lo stesso Giovanni Paolo II ne aveva parlato in ottobre a Giscard nel corso di un’udienza in Vaticano. La decisione del leader francese, d’altronde, evita uno sgarbo alle altre confessioni religiose e in particolare ai musulmani. Non va infatti dimenticato che la Turchia, paese a maggioranza islamica, ha chiesto di entrare nell’Unione europea.


Claudio Lindner


Amato, condivide l’assenza nel Preambolo di qualsiasi riferimento alle radici cristiane: «Lo condivido così com’è. E’ scritto con eleganza, prospettiva storica, un riferimento alla nostra responsabilità verso le generazioni future. C’è anche il senso di quello che vuol essere l’Europa non solo per i suoi cittadini ma anche per il mondo». 


  LO STORICO
«C’è un equivoco nella citazione»



P ericle non disse questo. Non parla affatto di «popolo intero». Parla in occasione solenne (epitafio) ed è Tucidide che gli dà la parola in tale occasione nel secondo libro della sua Storia. Dice Pericle: «La parola che adoperiamo per definire il nostro sistema politico è democrazia per il fatto che, nell’amministrazione, esso si qualifica non rispetto ai pochi ma rispetto alla maggioranza. Però – soggiunge – nelle controversie private attribuiamo a ciascuno ugual peso e comunque nella nostra vita pubblica vige la libertà». Pone insomma in antitesi democrazia e libertà. Pericle e Tucidide sanno bene che demokratìa è una parola usata volentieri dagli oligarchi per definire come «violenza» (kratos) il governo popolare, visto come regime liberticida. Perciò Pericle ridimensiona la portata di quel termine quando dice: usiamo la parola democrazia per definire il nostro sistema politico solo perché siamo soliti fare capo al principio di maggioranza, nondimeno da noi c’è libertà.
Peraltro per parte sua Pericle era percepito dai suoi contemporanei come un vero e proprio princeps («principe»). Pochi capitoli più in là lo stesso Tucidide dice che quando Pericle fu al governo (cioè per oltre un ventennio) ad Atene «c’era solo a parole la democrazia, ma in effetti il governo del principe». E alcuni comici dalla scena lo sferzavano implorandolo di non assumere la «tirannide». Insomma per il preambolo della Costituzione europea sarebbe stato meglio ispirarsi a un’altra fonte.

Luciano Canfora


 Il Vaticano sconfitto e stupito «Scelta incredibile e inattesa»

Oggi il testo verrà ufficialmente definito «inadeguato e da correggere»



CITTA’ DEL VATICANO – Il Vaticano è deluso dalla bozza del preambolo: non è stata accolta la richiesta – sua e delle Chiese europee – che il cristianesimo fosse citato esplicitamente tra le «eredità» cui intende ispirarsi la futura Costituzione. La Segreteria di Stato non ha ancora stilato una reazione ufficiale, ma i commenti raccolti a caldo, ieri sera, erano decisamente negativi. «E’ incredibile!» ha detto un monsignore che ha seguito dall’inizio la delicata questione: «Si poteva prevedere la resistenza a nominare il cristianesimo e mettevamo nel conto che vi si potesse rinunciare per uno scrupolo a non citare nessuna delle componenti “spirituali” della cultura europea. Ma non è comprensibile che si nomini – come fa la bozza – prima le “civiltà elleniche e romane” e poi le “correnti filosofiche dei Lumi” e non si dica nulla del cristianesimo!»
Le Conferenze episcopali dell’Unione europea avevano chiesto – con un documento congiunto – che la futura Costituzione menzionasse il «patrimonio religioso, specialmente cristiano» dell’Europa.
In un’intervista al Corriere della Sera , l’arcivescovo Jean- Louis Tauran aveva detto – domenica – che il preambolo poteva essere un «luogo idoneo» per quella menzione, facendo osservare che il solo richiamo al «patrimonio spirituale» europeo (sul tipo di quello che si legge nella carta di Nizza) «sarebbe del tutto insufficiente».
Tauran – che è il responsabile vaticano dei rapporti con gli Stati – aggiungeva in quell’intervista che anche una «menzione generica del “patrimonio religioso” sarebbe inadeguata».
C’è dunque da prevedere che il commento vaticano – atteso per oggi – definirà «inadeguata» la bozza e chiederà che venga corretta in fase di approvazione.
Più positiva, rispetto a quella vaticana, è la reazione congiunta delle Chiese cattoliche, protestanti e ortodosse: un comunicato del Cec (Conferenza delle Chiese) e della Comece (Commissione degli episcopati) osserva che la bozza riconosce il «contributo dell’eredità religiosa dell’Europa, di cui il cristianesimo rappresenta la parte principale».
La richiesta fatta dall’ex premier irlandese John Bruton, dei popolari, di inserire un riferimento al cristianesimo era stata bocciata con la giustificazione che in questo caso si sarebbe dovuto fare la stessa cosa per la religione ebraica e musulmana.
Luigi Accattoli

Corriere della Sera 29-5-2003