(Avvenire) Fecondazione: la fatica del laicismo

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Fecondazione: la fatica del laicismo


Pier Giorgio Liverani
(C) Avvenire

Che cosa hanno scritto i giornali sulla legge che
regola la fecondazione artificiale umana da poco
approvata alla Camera?
Soltanto tra il 10 e il 19 giugno l’Ufficio Stampa
del Forum delle associazioni familiari ha raccolto,
tra i principali quotidiani e settimanali italiani,
109 commenti.
Una rassegna completa non è possibile neanche in
forma sintetica.

Si può dire, però che, tra i tanti punti di vista
emersi ci sono state alcune autentiche sorprese,
[…] anche perché – essendo apparse su due
grossi giornali “laici”: il Corriere della Sera e
La Stampa – hanno per così dire bilanciato la
pesantezza, anche in termini di linguaggio, delle
posizioni più scontate e più grossolane del
laicismo italico e persino l’inattesa presa di
posizione formale del Corriere a favore della
famiglia artificiale che si concludeva (giovedì 13)
con questa affermazione anch’essa, ma per altri
motivi, sorprendente:
“Il laicismo, in questo Paese, fa davvero fatica ad
essere accettato”.

Davvero il laicismo in Italia fa fatica a essere
accettato?
I risultati di una indagine di opinione commissionata
dallo stesso Corriere della sera (domenica 16), anche
se vanno presi con le molle, dicono che il 68 per
cento degli italiani sarebbe favorevole alla
fecondazione artificiale, che è appunto ciò che la
cultura laicista propone in questo campo.

Da parte sua l’Unità (giovedì 20) afferma che “la
laicità si misura sulla 194 e l’eterologa” e, se
dal medesimo sondaggio del Corriere risulta che solo
il 41 per cento degli Italiani ammetterebbe la
fecondazione eterologa “in certi casi”, la legge 194
ha purtroppo ancora l’approvazione della maggioranza
del Paese.

Il pregiudizio laicista.
In Italia il laicismo non si è ancora liberarto dal
pregiudizio sui cattolici.
Lo conferma un saggio di Gian Enrico Rusconi,
apparentemente pieno di razionalità e di logica,
pubblicato su La Stampa (domenica 2).
Pur professando grande rispetto per le posizioni
etiche proposte dalla Chiesa, Rusconi non si distacca
dal bipolarismo tipico del laicismo nostrano: da una
parte i “laici”, che ragionerebbero… con la ragione,
dall’altra i cattolici, anzi i “clericali” che
cercherebbero di “far valere in modo autoritativo le
proprie verità di fede”.

È questo l’errore pregiudiziale dei laicisti, che è
anche un’offesa ai cattolici: il tentativo di svalutare
le ragioni altrui declassandole da argomentazioni
“laiche”, cioè scientifiche e filosofiche a “verità di
fede” così definendole aprioristicamente prive di
fondamenti razionali e logici e non valide se non per
i credenti.

I cattolici, in altri termini, sarebbe persone capaci
non di autonomia di pensiero, bensì soltanto di
“clericalismo” (Piero Ostellino, Corriere della sera,
giovedì 20) ovvero di passiva acquiescenza al
“Vaticano”.

Si tratta, alla faccia della laicità, di una vera e
propria discriminazione su base religiosa che la
Costituzione laica della Repubblica rifiuta.

Naturalmente i laicisti non accettano i loro limiti.
Ostellino, scrive anche di “un ritardo culturale e
politico” emerso in Parlamento tra la maggioranza
trasversale che ha approvato la legge e che, “prima
ancora che sudditanza nei confronti della gerarchia
ecclesiastica e carenza di spirito laico, è ignoranza
del concetto stesso di Stato liberale”.
C’è il rischio che anche il “laico” Ostellino patisca
qualche “ritardo culturale e politico”.
Sembra dimentico, infatti, che uno dei principi dello
Stato liberale è il rispetto della sua Costituzione
(la famiglia è quella fondata sul matrimonio e solo
verso questa lo Stato ha gli obblighi sanciti dagli
articoli articoli 29, 30 e 31) e la tutela dei diritti
di tutti gli esseri umani, nascituri compresi.
I quali, anche se attualmente privi di personalità
giuridica, sono, ciò non di meno, persone che sarebbe
del tutto illiberale trattare come semplici oggetti.

Sua Eccellenza Biologia.
Invece di consentirne l’adozione, la legge ha assegnato
al ministro della Salute (?) il potere di uccidere gli
embrioni congelati e il dott. Carlo Alberto Redi, del
“Centro di Eccellenza di Biologia applicata”
dell’Università di Pavia, propone per loro “una fine
migliore: impiegarli come cellule per terapie cellulari
ricostruttive; ciò implica la vita dell’embrione,
sebbene in una forma diffusa, poiché le sue cellule
saranno disperse in altri individui che partecipano
alla vita”.
Davvero “eccellente” questo concetto di “vita in forma
diffusa”.
Scrive Redi: “Il concetto di persona non appartiene
alla biologia, ha solo validità in filosofia, diritto
e teologia: la “maschera” nel teatro grecoromano, la
Santissima Trinità e la persona di Gesu’ Cristo”.
Per gli esseri umani, evidentemente (fatta eccezione,
fortunatamente, per il Figlio di Dio), essere persona
non significa niente.
E così “risulta immediato” che solo la soluzione Redi
“assicura la vita dell’embrione, al di là delle
posizioni ideologiche, religiose ed etiche. La decisione
sul loro destino deve essere ridotta al “che fare” e
non posta nella prospettiva di derivare la decisione in
base al “cosa sono””.

Davvero eccellente.
Il laicismo impedisce di capire che anche il solo “che
fare” dipende dalla risposta alla domanda “che sono”.
E se anche a Redi si applicasse lo stesso criterio?
In fondo lui, da quel che scrive, non sembra un filosofo
né un giurista né un teologo, ma solo un biologo.
Anche se eccellente.

Le mutazioni dei ruoli.
Sull’Unità (domenica 16: “Embrioni congelati in acqua
santa”) Letizia Paolozzi ricorda “quanto siano modificati,
e nel profondo, i ruoli maschile e femminile” e che ormai
è “impossibile negare l’asimmetria procreativa. Come il
fatto che il concepimento dipende da lei, dalla madre”.
Verissimo: i ruoli sono cambiati e oggi il concepimento
dipende ancora da lei.
Cioè da madre provetta.

Sempre la Paolozzi: “Se la metà dei parlamentari fosse
donna come lo è la metà del Paese, questa legge non
sarebbe votata”.
Sicura?
Secondo il citato sondaggio del Corriere della sera
(Mannheimer, Demo-skopea) “è importante notare la netta
discordanza tra le opinioni delle donne e quelle degli
uomini, con una molto maggiore avversione delle prime
[…] all’idea di un intervento ‘esterno’ alla coppia”.

La cultura artificialista.
Questi gravi limiti del laicismo sono evidenziati anche
da quelle “perle di cultura artificialista” (o laicista)
che chi scrive ha già avuto modo di elencare su Avvenire
(domenica 16).
Eccole riprodotte in una breve antologia, per comodità
del lettore.

Dal Manifesto:
– “La crociata che scaglia il sacro embrione e la Famiglia
doc contro la salute della donna” (martedì 11);
– “La Camera battezza l’embrione”;
– “Una legge che, se approvata, precipiterebbe la coppia e
la famiglia italiana nel medioevo”;
– “Una maggioranza parlamentare perversa in senso politico
e in senso psichico”, una “realizzazione bieca” (mercoledì
12);
– “Il catto-patriarcato all’italiana, contingentemente
supportato da convincimenti identitari, razzisti e
proprietari”;
– “Nel 2002 viene proposto per legge un modello di
famiglia inesistente […] plausibile soltanto nei sogni
incrociati del cardinale Ruini e del mullah Omar”
(giovedì 13);
– questa è “una legge da rigettare nelle fogne da cui
proviene” (mercoledì 19).

Da La Repubblica:
– “Sta scritto nero su bianco: l’embrione è persona
giuridica”. [Ahimé, la persona giuridica è una finzione
e, se così fosse, l’embrione sarebbe un’azienda.
L’embrione è persona fisica, cioè essere umano}.
– Sul contrasto con la legge di aborto:
“Quasi che questi diritti non fossero sufficientemente
tutelati dalla madre che lo porta dentro di sé” (Miriam
Mafai, mercoledì 12).

Dal Giornale:
– “Le scelte fatte [nella legge] sono di natura
teologica” (giovedì 13, Giovanni Berlinguer, che
confonde la morale con la teologia).

Sara?
Sarà…
Già che si è parlato di cattolici, ecco la delicatezza
laicista con cui i due quotidiani comunisti (il Manifesto
e Liberazione) trattano le cose più care ai credenti.
– “La legge della Sacra Famiglia”,
– “La maculata concezione”,
– “L’inconcepibile sì di Maria”.
E, come appendice, il divertimento di alcuni per la
chiamata in causa anche della Bibbia: la filiazione di
Sara, moglie di Abramo, che avrebbe avuto non l’annuncio,
ma proprio il figlio Isacco dai due angeli (che invece
erano tre) e di Rachele, moglie di Giacobbe, citate
entrambe inevitabilmente a sproposito, durante il
dibattito, dalla deputata Franca Bimbi.

Le scalatrici di specchi.
Restano le assurdità di chi tenta di arrampicarsi sugli
specchi per giustificare, contro ogni logica, i propri
punti di vista.
Come si fa a violare ciò che si definisce inviolabile?
I diritti dell’uomo “pre-esistono alla legge dello
Stato, che li deve non solo riconoscere […] ma anche
garantire”.
Lo ha scritto sull’Unità (giovedì 6), Chiara Saraceni,
la quale, però, subito dopo ha affermato che essi “sono
sì pre-esistenti allo Stato, in quanto attinenti alla
persona che ad esso pre-esiste. Ma possono trovare
concreta attuazione […] solo entro un quadro normativo,
giuridico e prima ancora culturale specifico”.
Anzi sia il “loro possibile elenco” sia il loro
“contenuto specifico […] possono variare nel tempo, man
mano che matura la consapevolezza collettiva” circa il
loro “significato”.
Infatti “negli ultimi decenni” persino il “fondamentale
diritto alla vita” è stato corretto.
Oggi “ci si interroga di quale vita si tratti, su quale
sia una vita degna di essere vissuta e chi debba esserne
giudice, fino a rivendicare […] anche il diritto alla
morte”.
Insomma, i diritti dell’uomo, sono “inviolabili”, ma
avrebbero una “natura “aperta””, che “li lega […] alla
coscienza e alla sensibilità storicamente date” e alla
“capacità di maturazione della coscienza umana individuale
e collettiva”.
Pre-esistono, ma vengono dopo.

Stesso discorso per l’embrione.
Il quale – sostiene Liberazione, mercoledì 12 – non ha
“uno stato giuridico” e quindi, come dice anche il Nobel
Rita Levi Montalcini (Corriere della sera, stesso giorno),
non esiste come persona umana: “Assolutamente no: è un
ammasso di cellule indifferenziate”.
E però il divieto posto dalla legge sulla fecondazione
artificiale, all’”aborto terapeutico di eventuali embrioni
malformati”, costituisce “un rischio per la salute non
solo delle donne, ma anche dei concepiti”.
Questo “significa non avere alcun rispetto della sacralità
della vita non solo della donna, ma anche di chi deve
nascere”.
Insomma: l’uomo in embrione non esiste, ma ha i suoi
diritti.
Compreso quello alla salute: cioè a essere eliminato.