(il Giornale) L’ennesimo tradimento dei cattolici democratici

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Il Senato rifiuta la solidarietà al Papa


Il Senato non esprime la solidarietà al Papa. Per un solo voto, fra
cui quello decisivo del senatore Andreotti, Palazzo Madama ha
bocciato la proposta di mettere all’ordine del giorno della prossima
seduta la discussione della mozione di solidarietà.

La Cdl accusa l’Unione di non difendere il Pontefice. Oggi comunque
Benedetto XVI tornerà a parlare di Islam e ricorderà la lezione di
Ratisbona. Ieri a sorpresa il presidente iraniano Ahmadinejad ha
detto di rispettare il Pontefice. Una posizione presa «dopo averlo
sentito dire che le sue parole sono state mal interpretate.
Indubbiamente c’è chi diffonde informazioni scorrette». Ora solo i
gruppi estremisti cavalcano la protesta.

Schifani: «Grave che Prodi non difenda il Santo padre».
Mantovano: «Dove sono finiti i cattolici dell’Unione?»
Nessuna solidarietà a Ratzinger Il Senato la blocca per un voto.

La minaccia di Al Qaida contro Roma e San Pietro, l’effigie del
Santo Padre bruciata a Bassora in Irak, le vignette che ritraggono
Papa Ratzinger in veste di Dracula, la folla dei credenti musulmani
che ha invaso le piazze e le strade in Turchia, in Egitto, in
Marocco. Che altro? Ma Romano Prodi non se ne è accorto e se se ne è
accorto non gli ha dato troppa importanza.
Anche tutto il centrosinistra, compresa la Margherita, non sembra
preoccupato per la sorte del Santo Padre. Tanto che ieri l’assemblea
di Palazzo Madama ha bocciato per un voto (153 contro 152) la
proposta di mettere all’ordine del giorno della prossima seduta la
discussione sulla mozione di solidarietà a Benedetto XVI. La
proposta era del presidente dei senatori della Lega, Roberto
Castelli, che dopo la vittoria dei no sottolinea come tra i voti
contrari ci sia quello del senatore a vita Giulio Andreotti.

Dunque è ancora polemica aspra tra la maggioranza e la Casa delle
libertà che accusa il centrosinistra di indifferenza nei confronti
delle minacce ricevute da Papa Ratzinger dopo il suo discorso di
Ratisbona.
Interpellato dai giornalisti a New York (dove si trova per
partecipare all’Assemblea generale dell’Onu) Prodi risponde che «non
c’è nessun elemento» che comporti l’elevazione del livello di
rischio nel nostro Paese dopo le minacce di Al Qaida contro il
Pontefice e la Santa Sede.
E se Prodi in sostanza si limita ad ignorare le ripetute minacce al
Papa e al mondo cattolico nella sua maggioranza c’è anche chi
attacca direttamente Ratzinger. Per l’europarlamentare Lilli
Gruber «il Pontefice ha messo benzina sul fuoco». La Gruber emette
la sua sentenza di condanna osservando che non si deve «dipingere il
mondo islamico e la sua religione come fonte di ogni male».

L’indifferenza del premier viene stigmatizzata dal capogruppo di
Forza Italia al Senato, Renato Schifani. «Prodi non ha difeso il
Santo Padre dai violenti attacchi dell’Islam integralista – dice
Schifani -. È gravissimo. Come sempre il professore si nasconde
dietro colpevoli silenzi e pericolose ambiguità».

Durissimo il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. «Se Prodi
dichiara di non avere alcun elemento di allarme per le minacce di Al
Qaida allora è meglio che resti in Cina e rassegni le dimissioni da
presidente del Consiglio – dice Calderoli -. Il Paese non sa cosa
farsene di un premier che flirta con gli integralisti islamici e che
non difende il Santo Padre e il proprio territorio da questi
pericoli».

Marco Taradash, Riformatori liberali, attacca il premier
che, «continua a non spendere una parola sull’intimidazione costante
che pende sulla libertà di espressione, ogni qualvolta venga
pronunciata una frase sgradita al fondamentalismo religioso
islamico».
Anche la Gruber non si salva dalle critiche del Polo. «Le parole
della Gruber dimostrano quante connivenze esistano tra estremismo
islamico e alcuni esponenti della sinistra italiana – dice il
capogruppo Udc Luca Volontè -. La giornalista evidentemente antepone
il suo odio anticattolico alla difesa della laicità e dell’identità
cristiana».

Il senatore Alfredo Mantovano invece punta il dito contro «i
sedicenti cattolici della Margherita» che, dice, «al mattino
sfoggiano appiccicose dichiarazioni di incondizionata fedeltà al
magistero della Chiesa e alla sera nella medesima giornata votano
contro, ancora una volta in maniera determinante, la semplice
possibilità di discutere della negazione della libertà religiosa nel
mondo».

Il Giornale 20 settembre 2006