Avvenire 7-11-2009
In tante classi spunta là dove non c’era e in altre è “difeso” dagli stessi ragazzi Anche gli enti locali si mobilitano: sindaco marchigiano prevede multa di 500 euro a chi lo toglierà dalle aule
Gli studenti si ribellano: quella croce non si tocca
DA MILANO PAOLO FERRARIO G li studenti non ci stanno a togliere il crocifisso dalle loro aule. Da diverse scuole italiane giungono notizie di classi intere che hanno deciso di “disobbedire” ai giudici della Corte di Strasburgo. All’istituto professionale “Golgi” di Brescia, si è aperto un acceso confronto tra i ragazzi di terza e il preside. Senza dir nulla a nessuno, gli studenti si sono portati da casa un crocifisso, modello maxi, che hanno piazzato in bella vista sopra la cattedra. Il dirigente scolastico, forse un po’ troppo fiscale, l’ha fatto togliere, ma, dopo una notte chiuso nell’armadio della classe, ieri mattina il crocifisso è ricomparso al proprio posto.
«Quella dei ragazzi è stata una bella sorpresa – racconta la professoressa Ersilia Conte, che al “Golgi” insegna chimica –. Dove non è ar- rivata la scuola ci hanno pensato gli studenti, che evidentemente ne hanno parlato prima tra di loro decidendo di dare a tutti una bella testimonianza».
Una vicenda simile è accaduta al liceo scientifico “Fermi” di Salò (Brescia), dove i ragazzi di quinta hanno messo ai voti la questione, decidendo di sistemare il crocifisso in aula, che fino a ieri ne era sprovvista. «Mi hanno detto che al crocifisso non sono disposti a rinunciare», riferisce il professor Marco Tarolli, insegnante di Lettere. Intanto, continua la mobilitazione degli enti locali e delle istituzioni territoriali a favore del mantenimento del crocifisso nelle scuole e negli altri uffici pubblici. Addirittura, il sindaco di Ostra Vetere (Ancona), Massimo Bello, ha emesso un’ordinanza che prevede una multa di 500 euro a chi toglie il crocifisso dalle aule scolastiche o da altri uffici comunali.
La Giunta regionale della Valle d’Aosta, invece, ha invitato tutti i dirigenti scolastici a non levare il crocifisso dalle aule degli istituti di ogni ordine e grado. Secondo l’esecutivo aostano, l’applicazione della sentenza della Corte europea, «potrebbe costituire un pericoloso precedente in quanto innescherebbe una serie di ricorsi da parte di chiunque si dovesse sentire in qualche modo leso dall’esposizione di simboli religiosi, compresi tutto il patrimonio artistico italiano che direttamente o indirettamente fa riferimento alla religione cattolica».
Anche dalla Toscana giungono segnali nettamente contrari ai giudici di Strasburgo. Il presidente del Consiglio provinciale di Firenze, David Ermini, ha acquistato un crocifisso che ha collocato nel proprio ufficio a Palazzo Medici Riccardi, mentre Oreste Giurlani, presidente regionale dell’Uncem, l’Unione delle Comunità Montane, ha rivolto l’appello a tutti i sindaci del territorio ad emettere un’ordinanza in difesa del crocifisso nelle scuole. Giurlani, che è anche sindaco di Fabbriche di Vallico (Lucca), ha già firmato un’ordinanza per il suo Comune con la quale, e in condivisione con il ricorso del Governo, stabilisce di mantenere il crocifisso nelle aule delle scuole del comune come «espressione dei fondamentali valori civili e culturali del popolo italiano ». Anche il direttore per l’Italia del Movimento Mondo migliore, don Enzo Caruso, definendo la sentenza europea un «attacco a uno dei simboli più essenziali, che esprime l’anima stessa della civiltà italiana nonchè europea», ha ricordato che «nessuna corte ha il diritto di determinare le espressioni dell’identità culturale di un popolo».