Si fanno sempre più tesi i rapporti tra lo Stato e le autorità religiose Uno sciopero della fame e una raccolta di firme per fermare l’operazione Bucarest La cattedrale minacciata da un «mostro» edilizio L’ex progettista avverte:la cattedrale corre il rischio di crollare prima che i lavori per costruire il «gigante» vengano terminati. Il progetto violerebbe ventiquattro leggi dello Stato Da Bucarest Mihaela Iordache
Giorno dopo giorno cresce la tensione a Bucarest dove da mesi si registrano proteste senza precedenti. In un clima difficile la chiesa romano-cattolica in Romania si dichiara perseguitata e continua ad inviare appelli alle autorità affinché intervengano per fermare i lavori edili avviati a marzo vicino alla cattedrale di San Giuseppe nella capitale romena. A meno di dieci metri di distanza dalla cattedrale una ditta scava, quasi senza sosta, per innalzare – su un terreno ritenuto instabile e che presenta una falda freatica in superficie – un edificio destinato ad uffici di 75 metri di altezza (19 piani in superficie e 4 livelli sotterranei), denominato “Cathedral Plaza” La chiesa contesta anche il nome che potrebbe indurre in errore l’opinione pubblica associandolo con un legame che non esiste. Tra le mura della chiesa gli oggetti sacri tremano per le vibrazioni dei buldozer mentre i fedeli implorano, ancora più forte, l’aiuto divino e si stringono intorno al loro arcivescovo di Bucarest S.E. Ioan Robu:”Vivo accanto ai cattolici della Romania un sentimento di profonda tristezza e impotenza di fronte all’indifferenza delle autorità romene, rimaste impassibili alle innumerevoli memorie e proteste contro l’illegale costruzione che mette in grave pericolo l’incolumità e la dignità del luogo sacro e impedisce il normale svolgimento delle funzioni religiose.”, dice amareggiato l’arcivescovo Robu. Che una ditta voglia costruire ad ogni costo, solo per interessi economici, non meraviglia a Bucarest dove la caccia agli spazi edificabili nel centro segue ormai la legge della giungla. Ma la Romania ha anche altre leggi . Come la 422/.2001 relativa alla salvaguardia dei monumenti storici. E la cattedrale di San Giuseppe è un monumento storico. Mentre per le autorità il progetto è legale. All’arcivescovo Robu non resta che ricordare i drammatici tempi di Ceausescu quando le chiese venivano demolite o nascoste da edifici enormi, “anche durante il comunismo tutto era legale”. D’altronde che immagine può venire alla mente quando i fedeli hanno provato, con i loro corpi a fermare i camion? Forse è uno scenario che sembra più vicino ai tempi di Ceausescu che alla Romania che si prepara ad entrare nell’Unione Europea il 1 gennaio 2007. Con la licenza concessa all’enorme edificio i cattolici ” sentono i loro diritti violati e i loro valori calpestati” Ancora una volta. Come se non bastassero gli anni bui del totalitarismo. Come se non bastasse l’attesa di vedere restituite tutte le proprietà confiscate dal regime. Come se non bastassero i conflitti violenti in alcune località tra i greco-cattolici e gli ortodossi, sempre per il recupero delle chiese e dei beni ecclesiastici. Nella Romania del 2006 si fa lo sciopero della fame per difendere una cattedrale. Due fedeli, una cattolica ed una ortodossa, da giorni stanno davanti al palazzo del governo. Pregano e cantano. Ma le autorità non sentono. O non vogliono sentire. Ormai tra lo stato e le chiese i rapporti sono sempre più difficili. A partire dalla chiesa maggioritaria ortodossa che per anni ha provato ad ottenere una licenza per costruire una cattedrale a Bucarest. Per salvare la cattedrale San Giuseppe l’arcivescovato romano-cattolico ha raccolto finora oltre 20mila firme. Tra cui quelle della Patriachia romena, della Comunità Ebraica, di diverse organizzazioni, personalità interne ed internazionali. Lo storico Dinu C. Giurescu, membro dell’Accademia romena, interrogato dalla commissione del senato per gli abusi, commentava gli attuali progetti architettonici nella capitale: «In effetti si mette in pratica il piano urbanistico di Ceausescu. Mi chiedo chi guida questo stato: la legge e le istituzioni oppure i gruppi di pressione?». Da New York arriva anche Emanuel E. Necula, ingegnere edile internazionale ed ex progettista generale della”Cathedral Plaza”. Necula si era ritirato dopo le modifiche apportate al progetto. Ora, da specialista, avverte: «La cattedrale di San Giuseppe corre il pericolo di crollare prima che la costruzione gigante venga finalizzata». Il progetto violerebbe infatti 25 norme in materia e 24 leggi romene. Nei giorni scorsi è sceso in campo anche il Servizio romeno di informazioni che precisa come il suo nulla osta concesso nel 2001 non sia più valido a causa delle varianti apportate alla documentazione tecnica. Il Servizio, che ha una sede in zona, avverte che la costruzione dell’edificio inciderà gravemente sulla buona funzionalità dei suoi equipaggiamenti .Quindi ci sarebbero anche aspetti riguardanti la sicurezza nazionale. Ma la sicurezza nazionale ha molti significati , incluso quello trasmesso dal messaggio della campagna della chiesa romano-cattolica: «Salvate i valori della Romania. Adesso, la cattedrale di San Giuseppe».
Avvenire 15-7-2006