La visita del Papa prodiga di emozioni
Nella giovane Pompei a seminar meraviglie
Ragazzi e ragazze stupiti e poi rapiti dalla supplica recitata dal Santo Padre presentatosi come pellegrino davanti alla Madonna
Giovanni RuggieroQualcosa di profondo, come un’emozione, ha avvicinato ieri il Papa alla gente di Pompei. È stato quando al termine del Rosario, proprio al momento della supplica, Giovanni Paolo II si è trovato davanti all’immagine della Madonna che offre le due corone a San Domenico e a Santa Caterina. Questa emozione, palpabile nella piazza del Santuario, è valsa ad avvicinare i giovani ai meno giovani, con la scoperta – per gli uni – e la conferma – per gli altri – del senso del Rosario.
Il Papa è stato accolto a Pompei con tutti gli onori. La città , poi, vanta un primato: quello di essere stata tra le prime mete di Giovanni Paolo II mentre iniziava il suo lungo pontificato. E, dunque, non si è risparmiata per riceverlo degnamente. Ma quando la sedia è stata rivolta verso l’immagine della Madonna, il Papa, dando un po’ le spalle alla gente, sembrava stare da quest’altra parte: come un fedele tra i fedeli. Non diverso da quanti ogni giorno si recano al Santuario per pregare davanti alla stessa immagine. Un Papa uguale a loro, che ha gli stessi dolori e gli stessi affanni. Come i pellegrini e le pellegrine venute da una parrocchia della Campania o di un’altra ragione (poco importa) che alla Madonna hanno una pena o un dolore da affidare.
I giovani davanti al Santuario con la sua facciata “monumento di pace”, fino a ieri, invece, non sapevano neppure cosa fosse una “supplica”. È una devozione che suona loro come una parola d’altri tempi: una pratica che ricorda le nonne, l’incenso e la sacrestia. Questa parola non è compresa in nessuno dei loro registri espressivi.
La “supplica” di ieri a Pompei, recitata con le stesse parole “sgorgate – dice la biografia ufficiale – dal cuore di Bartolo Longo”, li ha prima incuriositi, poi li ha stupiti. «O Sovrana del Cielo e della Terra al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi»: che strano effetto sentire parole così antiche nell’azzurro del loro cielo mediterraneo. I giovani erano venuti solo per vedere questo Papa sofferente che i più avevano conosciuto solo dalla televisione. Volevano esserci, consapevoli di partecipare a un evento. Tutto il resto, “suppliche” e rosari, e la simbologia stessa di questa preghiera a Pompei che chiude idealmente venticinque anni di Pontificato di un Papa che non si è mai risparmiato, i giovani fino a ieri non l’avevano mai considerato.
Giovanni Paolo II è andato via seminando meraviglia. «Il Rosario – si son sentiti dire dal Papa – è una preghiera orientata per sua natura alla pace». Gesù, ha poi aggiunto, è stato il primo ad avere un “progetto di pace”.
Forse non sapremo mai in quanti giovani questa meraviglia seminata ieri darà frutti. Possiamo essere certi che molti cercheranno di sapere di più di questo “progetto” firmato da Gesù Cristo.
Avvenire 8-10-2003