Quarto polo o ponte a senso unico?

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https://www.facebook.com/delusidalPDF/ Un partito che alle elezioni raccoglie 10.000 voti su 9.172.026 elettori non merita attenzione. Ma se quel partitino pretende di rappresentare i cattolici, i valori non negoziabili e la più imponente manifestazione popolare del dopoguerra la cosa cambia e merita un’analisi.

«Siamo il quarto polo» è la dichiarazione di Mario Adinolfi all’indomani delle amministrative 2017.  La sparata suscita l’ilarità documentata di comunisti, ma anche la seria riflessione di un esponente del suo stesso partito.
E’ infatti evidente che l’esser riusciti a presentare liste proprie in soli 16 comuni su 1.004 riflette la non-esistenza sul territorio nazionale.
Per giunta, il presunto “quarto polo” arriva ultimo in quasi tutti i Comuni dove si è presentato e pesa l’1,75% dei votanti (dei soli comuni dove si è presentato, non degli oltre 9 milioni chiamati alle urne!) e non il 3% millantato sui media. Nei Comuni con più di 15.000 abitanti l’unica percentuale degna di nota è il 3,35% di Verona.

«Siamo l’alternativa politica». Adinolfi è un personaggio reduce da mille partiti, tutti di centro-sinistra, che “scopre” il bisogno di difendere la famiglia qualche mese prima del Family Day 2015. Itinerario simile è quello del responsabile del partito per le Regioni del Nord: Mirko de Carli, un ravennate trapiantato a Bologna, scaricato dai suoi candidati a seguito delle elezioni del 2016 e ora eletto a Riolo Terme, un comune di 4.500 abitanti in cui non si è presentato il Centro-Destra.
A Verona il candidato sindaco Grigolini è un ex Lista Tosi, ex Forza Italia, consigliere di quartiere in carica; a Goito il candidato Marcazzan è un ex DC, ex CCD, ex Lega Nord, ex Forza Italia; a Monza il Pdf accoglie otto candidati di Forza Nuova e Fiamma nazionale.
Alessandria li vede nella coalizione di un consigliere comunale fuoriuscito da Fratelli d’Italia; ad Avola è in coalizione con il sindaco uscente; a Ischia non compare col proprio simbolo, dice di sostenere il centro-destra e canta vittoria.
A Riccione si presenta assieme a tutto il centro-destra, mentre a Melito di Napoli addirittura sostiene un candidato espressione di D’Alema e Bersani, togliendo dal proprio simbolo la scritta «No gender nelle scuole».
Quale credibilità può avere una “alternativa” composta da “trombati” di tutti i partiti, pronti ad allearsi con chiunque e pagando qualunque prezzo?

Lacerante e controproducente. Il vero portavoce del “Family day” – il prof. M. Gandolfini (Comitato Difendiamo i Nostri Figli) – ha acutamente definito la nascita del Pdf «lacerante e controproducente sul piano politico».
Lacerante, perché il principale risultato ottenuto dal Pdf è stato quello di spaccare la grande reazione popolare che ha raccolto un milione di persone nelle manifestazioni romane sia del 2015 che del 2016.
Inoltre, il partitino di Adinolfi ha “fatto cultura”, ingenerando l’idea che basti fare una campagna elettorale e mettere una croce su un pezzo di carta per fermare una deriva etica cinque volte secolare.
Ma non solo: chi aderisce al partito ritorna alla mentalità del “provideant consules” e smette quell’attivismo fatto di passa parola, di testimonianza in ogni ambiente, che solo può permettere un cambiamento culturale nel Paese.
Controproducente sul piano politico, perché oggi i cattolici sono minoranza (anche se la più consistente delle minoranze) e possono ottenere molti più risultati facendo “pressione” sui partiti esistenti che presentandosi da soli. Insomma, dal Referendum del 1946, la storia insegna due cose:
– ogni sedicente “partito cattolico” ha sempre tradito i valori che diceva di sostenere;
– se i cattolici sono rappresentanti da un solo partito, tutti gli altri si disinteressano delle loro istanze.
Ricordiamolo.

Un aiuto al Partito Democratico (e alla galassia delle democrazie cristiane che ruotano attorno ad Alfano). Chi ha a cuore la vita umana e la famiglia naturale, certamente non vota per il PD e “le” DC di Alfano, che hanno prodotto la legislazione più “contro natura” nella storia della Repubblica.
D’altro canto le opposizioni al PD hanno certamente mille difetti, problemi e contraddizioni ma conservano, in misura maggiore o minore, una qualche sensibilità verso l’etica naturale.
Tuttavia, se una persona crede che il Pdf voglia difendere quei valori non negoziabili, smette di votare per le opposizioni: si tratta di un aiuto al PD indiretto ma evidentissimo.
Un aiuto che si manifesta soprattutto in occasione dei ballottaggi, rispetto ai quali il Pdf già dal 2016 ha invitato all’astensione e che – ad es. a Verona – potrebbe favorire la vittoria della sinistra. Ma questa è una scelta immorale perché rifiuta di fare il bene possibile, oggi e qui.

Un ponte ad un solo senso. Alla luce di quanto sinora esposto il partito di Adinolfi risulta essere «un dispositivo ideologico fatto per trascinare verso sinistra uomini di destra e, soprattutto, centristi ingenui».
L’utilizzo di questi “dispositivi ideologici” caratterizza la strategia dei socialisti da sempre ed è indispensabile per vincere nei paesi di antica cultura cristiana: banalizzando si tratta di costituire un’opposizione di facciata, per infiltrarsi nel campo cattolico e corromperlo dall’interno.
Già M. Bloch proponeva un ponte a senso unico tra cristianesimo e socialismo che, assieme al dialogo, operasse un “trasbordo ideologico inavvertito” per de-moralizzare i cattolici. Un ponte che si è visto con Kerensky nella Rivoluzione d’Ottobre, con l’“apertura a sinistra” del 1962 in Italia, con Frei nel Cile di Allende e in decine di altri casi.
Ma l’esempio più simile e temporalmente prossimo è forse costituito dal senatore comunista Armando Plebe, che fu fatto responsabile culturale della destra anni Settanta: compiuta la sua missione inquinatrice, Plebe tornò comunista. Ed è morto comunista, da poche settimane.
I prossimi mesi ci diranno in quale porto si concluderanno le peregrinazioni degli esponenti del Pdf.

David Botti

DICHIARAZIONE

Apprendo che il signor Mario Adinolfi, Presidente del partito Popolo della Famiglia, intende querelarmi per la mia analisi sui voti raccolti dal suo partito, nonchè per una pagina facebook anonima che documenta alcuni possibili casi del reato di plagio a carico del rappresentante del suo partito nella città di Bologna.

Della pagina facebook anonima risponderanno gli autori, che conosco come brave persone e che stimo.

Non intendo cambiare l’articolo da me firmato poichè:
– i numeri sono stati estratti dal sito del Ministero degli interni: elezioni.interno.it/
– le notizie sui candidati sono tratte da articoli a stampa, facilmente reperibili da chiunque
– prendo atto che il sig. Adinolfi – e alcuni suoi seguaci – mi hanno pesantemente offeso.

Non posso e non voglio nascondere l’amarezza provata dal venire calunniato, offeso e deriso da chi dice di ispirarsi ai valori cristiani: ma per quanto mi riguarda non intendo procedere con iniziative legali pur avendone ottime ragioni.

David Botti
Bologna, 16/06/2017

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 A tutti i volontari di Bologna e amici, con preghiera di condivisione.
DICHIARAZIONE 2 – 18/6/2017

Riscontro la replica alla mia Dichiarazione del 16 giugno 2017, in cui il sig. Adinolfi mi minaccia con più vigore: venendo offeso (fin dal titolo!) e diffamato per la seconda volta non posso esimermi dal rispondere.

Tuttavia, devo prima ringraziare il mio avvocato e l’avv. Simone Pillon per aver reso noto che «ci sono avvocati pronti a difendere gratuitamente David Botti e gli altri minacciati». Posto che quanto espresso nell’articolo di cui si dibatte sono mie opinioni personalissime, solo grazie a questi legali le eventuali riflessioni sulla miglior forma di rappresentanza del popolo del Family Day possono proseguire senza dover patire alcuna forma di intimidazione da parte di chicchessia.

Procedo pertanto a tentare chiarire i principali malintesi del testo del sig. Adinolfi titolato «Le bugie di David Botti e Totus tuus» e diffuso il 17/06.

Punti 1 e 2: Il «quarto polo»
E’ difficile capire in quali comuni si sia presentato il partito del sig. Adinolfi perché mette assieme i risultati delle elezioni del 2016 con quelle del 2017: si tratta di una metodologia originale, ma che forse non tiene conto delle variazioni sociologiche e politiche che possono avvenire in dodici mesi. Valga come esempio il caso di Bologna, dove tra gli attuali “delusi dal Pdf” vi sono quanti nel 2016 han raccolto più preferenze, impiegato più denaro e che difficilmente torneranno a sostenere il Pdf.
Sempre in tema metodologico, in caso di coalizioni vanno considerati i voti di lista, NON quelli al candidato Sindaco, stante l’attuale legge elettorale.
Per la stessa logica, NON possono essere considerati voti al partito quelli raccolti “in bicicletta” con altri partiti (Ischia).
Originale la riflessione sui voti nelle circoscrizioni – «Questo computo non viene mai fatto» ammette Adinolfi – ma i voti del Comune si confrontano con quelli del Comune, e quelli delle Circoscrizioni con le Circoscrizioni; aggiungendo che il «ricatto sul voto utile» – voto di buon senso? – è fortissimo alle elezioni politiche.
Infine, «far derivare un ipotetico consenso nazionale del 3% dal calcolo di dati reali su di un campione così ridotto e in elezioni locali è stimolante ma errato. La distanza fra i comuni dove si è presentato il Pdf e il corpo nazionale è talmente grande da rendere sballato [questo tipo di] ragionamento». Esemplifico estremizzando: una lista che si è presentata in un solo comune ottenendo il 40% dei voti secondo il metodo del sig. Adinolfi potrebbe dire di essere il primo partito in Italia.
Pertanto, ignorando l’esistenza di una fonte chiara, ricavo i comuni della tornata 2017 dal sito communitylacroce.it (già citato nel mio articolo), dal quale risultano 16 comuni (a Ischia il simbolo del partito compare unito a quello di Forza Italia), più 2 in Regioni a Statuto speciale. I risultati sono nella tabellina in fondo: 10.916 voti, pari all’1,57% dei votanti. Non mi pare si possa parlare di «quarto polo».
Mi farebbe piacere, sui risultati del 2017, che i dati su cui si basa il sig. Adinolfi venissero esplicitati in modo da permettere a chiunque di verificarli: i miei sono tutti tratti da siti istituzionali e verificabili dai vari link.

Punto 3. Le percentuali rilevanti.
Conegliano Veneto; concedo, ho sbagliato: Comune con 28.035 abitanti, il Pdf raccoglie il 3,02. Avola (SR), Comune con 27.703 abitanti, il Pdf raccoglie il 9,76%: ma NON concedo, perché l’essere in coalizione con un sindaco uscente porta molti più voti alle liste che lo sostengono.
Quindi rettifico: a mio avviso, il Pdf supera la soglia del 3% in soli due Comuni con oltre 15.000 abitanti: Verona e Conegliano.

Punti 4 e 5. «Siamo l’alternativa».
Nella parte in questione non c’è alcuna intenzione di giudicare le persone: l’italiano è una scienza esatta e suggerisco di rileggere il pezzo sine ira et studio. Le persone e situazioni rappresentate sono suddivise in tre gruppi ben distinti.
Innanzi tutto vi si rappresenta il tipo di candidati PDF “trombati”, cioè coloro che provengono da esperienze sfortunate in altri partiti. E’ ciò che sostiene l’articolo di polisblog.it linkato nel mio testo o anche wikipedia. Sono quelle le fonti a cui chiedere la rettifica, non il mio articolo che su di esse si basa.
Segue il gruppo di chi invece ha avuto successo in altri partiti: tra questi sono ovviamente da annoverare i sindaci e i consiglieri uscenti. Ma proprio quelle precedenti esperienze a mio parere tolgono la possibilità di definirsi “alternativa”. Infine, gli esempi del «pronti ad allearsi con chiunque pagando qualunque prezzo» fanno riferimento ai vari casi di coalizione con partiti di tutti gli schieramenti.
Da un’alternativa ci si aspetta qualcosa di diverso, come ad es. candidare le tante brave persone che non hanno mai aderito ad alcun partito. Penso alla candidata di Monza, conosciuta in gennaio all’incontro nazionale dei referenti locali CDNF, che non ha mai avuto una tessera e potrebbe costituire un esempio per i partiti.

Il ponte ad un solo senso.
Anche la lettura dell’ultima parte del mio articolo temo sia stata affrettata: il sig. Adinolfi mi attribuisce certezze che, invece, sono tutte espresse al condizionale.
Vi è tuttavia un caso particolare di apparentamento: Melito di Napoli, dove il Pdf si è alleato con i comunisti di D’Alema e Bersani e – sostiene il sig. Vairani – ha persino tolto il lemma “NO gender nelle scuole” dal proprio simbolo.
Melito è un caso gravissimo perché non solo ha probabilmente indotto persone di centro destra a votare per il comunismo, ma potrebbe diffondere la mentalità che tale comportamento sia lecito. Né mi pare ammissibile la giustificazione per cui in tali accordi si lascino «guidare i processi ai dirigenti locali». In una visione corretta, l’eletto ascolta e rende conto a chi rappresenta, non il contrario.
E’ anche per quest’ultimo punto che mi è parso di poter proporre ai miei amici l’ipotesi secondo cui il Pdf è «un dispositivo ideologico fatto per trascinare verso sinistra uomini di destra e, soprattutto, centristi ingenui».

Concludo: nessuna diffamazione né lesione.
Cosa resta dell’articolo «Le bugie di David Botti e Totus tuus»? Nulla. Solo gli insulti, le calunnie e le minacce del sig. Adinolfi nei miei confronti, nei confronti dei “delusi dal Pdf” e – apprendo oggi – anche di dissenzienti interni al Pdf. Rinnovo pertanto l’invito a tutti i volontari di Bologna e amici a pregare per il sig. Adinolfi.

iGpM
David Botti