(il Tempo)Torneranno alla comunione con Roma i lefebvriani

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Verso la revoca della scomunica a Lefebvre


Paolo Luigi Rodari

 Per Pasqua Benedetto XVI potrebbe decidere di revocare la scomunica alla corrente scismatica dei lefebvriani. Oggi, in Vaticano, i capi dicastero della Curia romana si riuniranno proprio per discuterne il rientro: il cardinale colombiano Dario Castrillon Hoyos, prefetto della congregazione per il clero, e il cardinale Francis Arinze, prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, saranno chiamati a presentare una prima relazione sullo stato della situazione e sulle possibilità concrete che gli scismatici vengano reintegrati. Tra un mese una seconda riunione inter-dicasteriale raccoglierà altre osservazioni e poi la sintesi dei lavori passerà nelle mani di Ratzinger che, se deciderà – come è altamente probabile – positivamente, lo comunicherà non dopo la prossima Pasqua.
Concretamente, i lefebvriani verranno riammessi nella Chiesa soltanto se dichiareranno di accettare del tutto i documenti usciti dal Concilio Vaticano II. Se così sarà, essi torneranno sotto le ali di santa romana chiesa e, nel contempo, potranno celebrare liberamente la messa con il rito di San Pio V. Ad oggi Benedetto XVI sembra del tutto intenzionato a non ascoltare certe voci interne alla gerarchia ecclesiastica che sembrano volersi mostrare ancora intransigenti verso il gruppo scismatico. Dall’altra parte, anche l’attuale superiore della Fraternità scismatica, monsignor Bernard Fellay, ritiene che la minoranza che all’interno della sua comunità continua a dimostrarsi scettica in merito al possibile annullamento della scomunica (su tutti monsignor Richard Williamson) non sia in grado di avere particolare seguito tra i circa 3 milioni di fedeli che ruotano attorno alla Fraternità.
Nel corso degli ultimi anni, vari furono i tentativi da parte della Chiesa di sanare la ferita nata dalla reazione che ebbero negli anni settanta i lefebvriani all’interpretazione troppo modernista che la Chiesa diede del Concilio Vaticano II. Giovanni Paolo II pubblicò vari testi che, in sintesi, aiutavano la Chiesa a comprendere quale fosse la corretta e più giusta interpretazione dei documenti del Concilio: su tutti, l’enciclica Veritatis splendor, la dichiarazione Dominus Iesus e in particolare la redazione del nuovo catechismo della Chiesa cattolica.
Più recentemente, ecco le parole pronunciate da Ratzinger nel discorso rivolto ai membri della curia romana lo scorso 22 dicembre: la corretta interpretazione del Concilio – ha spiegato – non è in rottura con il passato, ma nella scia di una tradizione che continua ancora oggi. Parole giudicate positivamente da Fellay il quale, già successivamente all’incontro avvenuto nel Palazzo apostolico di Castelgandolfo lo scorso 29 agosto con Benedetto XVI, aveva mostrato a voce importanti segnali di apertura e disponibilità. Benedetto XVI è dall’inizio del suo pontificato che si muove in favore dell’unità a tutti i livelli.


© Il Tempo 13 febbraio 2006