(il Giornale) Socci: Conversioni interessate

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La conversione del Dottor Sottile sull’altare delle elezioni
Antonio Socci
© Il Giornale, 2 ottobre 2003

Ogni volta che leggo un intervento alato di
Giuliano Amato sui “valori” e la spiritualità,
mi chiedo a quale poltrona stia puntando.
Mi dispiace, ma l’interessato non fa nulla
per farmi ricredere.

Prendiamo la sua intervista di sabato al
Corriere della sera sulla Chiesa.
Lo spunto era il recente discorso del cardinal
Ruini, presidente della Cei, il quale è stato
stroncato duramente a Sinistra.
Infatti Europa, il quotidiano della Margherita,
ha liquidato la prolusione del prelato con un
terribile commento intitolato: “La montagna
ha partorito il topolino: un puntiglioso
discorso da trenta denari”.
Secondo l’Unità quel titolo voleva dire che
è stato un “discorso pilatesco”, ma i
“trenta denari” non c’entrano nulla con Pilato,
com’è noto c’entrano con Giuda: sono la
ricompensa per tradire Gesù.

Insomma una metafora pesante, un attacco
duro al presidente della Cei, reo – per la
Sinistra – di non essersi arruolato come
propagandista sotto le bandiere dell’Ulivo.
Da quelle parti concepiscono così i rapporti
con la Chiesa.

Il tono usato è senza precedenti: “Il
cardinal Ruini non ha perso l’occasione di
continuare a non rivelarci alcun pensiero”.
A Sinistra infatti sono convinti che quanti
non pensano come loro semplicemente
non hanno pensiero.
Ecco il centro della stroncatura: “è stato
un puntiglioso discorso da trenta denari.
Ruini non ha dubbi: bravo a Berlusconi
per l’indultino del 2 agosto, grazie al
Cavaliere per i soldi dati agli oratori e
alla scuola privata, complimenti per la
storica svolta inferta alla situazione
amministrativa dei professori di
religione… e i sindacati, per carità,
facciano attenzione: niente `chiusure
aprioristiche’ “.
Sferzante la conclusione del quotidiano
margheritesco: “prima o poi anche i
cattolici italiani avranno i pastori che
meritano di avere”.
Tutto questo sul giornale che
rappresenta pure i Popolari.

Una sorprendente dichiarazione di
guerra.
Ma ad Amato nessuna domanda è
stata fatta in proposito.
Forse perché questa intervista doveva
servire al “dottor sottile” per presentare
se stesso addirittura come il paladino
della Chiesa.
Con quale credenziale?
Eccola: ha rivelato che lui, “fra i 220
membri della Convenzione per la
Costituzione europea”, è stato quello
che “ha fatto di più per inserire il
riferimento all’ispirazione cristiana”.
Rivelazione formidabile perché
nessuno se n’è accorto.

Ma dopo questo stupefacente scoop
(evidentemente Amato ritiene che i
cattolici e la gerarchia siano dei
bambinoni, pronti a farsi intortare
come allocchi) rivela perfino di aver
proposto a Martinazzoli – negli anni
tempestosi di Mani Pulite – di fare
un partito insieme.
Insomma tutta una serie di segnali
per dire che lui sarebbe particolarmente
sensibile a ciò che dice la Chiesa e che,
in questo, è una mosca bianca dentro
la Sinistra.

In sostanza è l’ennesima sua
autocandidatura alla leadership del
centrosinistra.
Amato fa notare che i cattolici nel
centrosinistra non contano niente (ed ha
ragione) e che solo lui potrebbe
garantire alla Chiesa un’attenzione
particolare.
Cerca così di posizionarsi in un punto
strategico: uomo di area diessina, ma
mai stato comunista (quindi
candidabile dalla Sinistra stessa),
tuttavia anche uomo di garanzia per la
gerarchia ecclesiastica e il mondo
cattolico, cosicché pure i Popolari
potrebbero avallare la sua candidatura,
considerati i grossi problemi in cui
attualmente si trova Prodi (Amato
sottovaluta però le ambizioni di altri
Popolari come Enrico Letta, che
pare puntare proprio a quella stessa
candidatura).

A liquidare la ri-candidatura di Rutelli,
Amato aveva pensato con una precedente
intervista, anche quella abbastanza
surreale, fin dal titolo: “Non sarò bello,
ma mi piaccio”.
La giornalista dell’Espresso gli ricordava
che nel 2001, nonostante fosse Capo del
governo dell’Ulivo, come candidato per
le elezioni “gli fu preferito un candidato
di bell’aspetto”, cioè Rutelli.
Amato – che ancora non l’ha digerita –
si levava il suo sassolino: “quando vedi
che per vincere le elezioni si usa anche
Rifondazione comunista, ti rendi conto
che si possono adoperare tutte le armi,
persino la bellezza. Capisco che Rutelli
fosse considerato fisicamente più
attraente di me. Anche se odio un
mondo in cui la maggior parte delle
ragazze desidera fare la Velina, riconosco
che ormai l’aspetto conta”.

In pratica ha dato a Rutelli del “velino”.
Si può mettere il Paese nelle mani di una
coalizione che sceglie il candidato
premier con il criterio con cui si scelgono
le veline?
Amato si presenta come l’alternativa:
non bello, ma preparato.
Tuttavia ciò che stupisce è proprio la
povertà culturale del suo discorso, lui che
pure dovrebbe essere fra quelli – a
Sinistra – che hanno letto qualche libro.

Amato cerca di accattivarsi il consenso
della gerarchia ecclesiastica, ma ignora
totalmente i temi decisivi per il pensiero
cattolico come la sussidiarietà, cioè il
rapporto fra Stato e società (che emerge
quando si parla di libertà di educazione).

Amato pensa di incantare i vescovi
esternando i suoi personali tormenti
sull’aborto (che sono sempre rimasti solo
parole) e imbastendo un fumoso sermone
sul cosiddetto “individualismo” che
finisce per essere offensivo verso milioni
di italiani.
Dice: “nel centrodestra ci sono migliaia di
persone perbene, ma la propensione
all’individualismo è fortissima. L’idea è
quella del `Chi fa per sé fa per tre’. La
ricetta politica che si offre è: cerchiamo di
tagliare le tasse, e voi vi arricchite. Non ci
riescono, ma la ricetta è agli antipodi
rispetto ai valori cristiani”.
A parte il fatto che non spetta a lui – che
non è neanche cattolico – emettere giudizi
su cosa rientra o no nei valori cristiani.
Ma perché mai abbassare le tasse sarebbe
non-cristiano?
Chi l’ha detto?

Amato dev’essere totalmente a digiuno di
teologia morale, la quale condanna
duramente la vessazione fiscale dello Stato
sulle persone e le famiglie (ma certe volte a
dire il vero pare digiuno anche di letteratura
liberale).
Par di capire che – a suo avviso – volere un
fisco meno esoso sarebbe “individualista”,
egoista e non-cristiano.
Mi sembra una tesi comica.

Se fosse conseguente, Amato dovrebbe
giudicare individualisti ed egoisti anche tutti
quei lavoratori che sperano di avere qualche
aumento nei nuovi contratti.
E sarebbero individualisti ed egoisti anche
tutti quelli che stamani – andando al
supermercato a fare la spesa – sperano che i
prezzi non siano aumentati.
Anche se protestate perché vi hanno fatto
una multa ingiusta, siete individualisti ed
egoisti, stando alla filosofia amatesca.

Ovviamente per la dottrina cattolica non è
così.
E’ immorale e antisociale che lo Stato si
appropri ingiustamente la metà della
ricchezza prodotta dal lavoro dei cittadini.
E’ ingiusto svenare chi comincia a lavorare
oggi per pagare pensioni a categorie
privilegiate di persone che sono ancora
attive.
E per conservare un sistema che neanche
garantisce le pensioni a chi oggi paga.
Il primo, vero “stato sociale” consiste nel
riportare equità fra fisco e pensioni.

I cattolici non sono – come crede Amato –
anime belle pasciute di buoni sentimenti.
Sanno dare giudizi politici, sanno
ragionare sui numeri e sulle normative.
Hanno le idee chiare su ciò che è giusto e
ciò che non lo è.
Ascoltano Ruini, non la Margherita, né
Amato.

Antonio Socci
© Il Giornale, 2 ottobre 2003