(il Foglio) I nemici della pace vera

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un tronco di martire e la chiesa


A Mosul decapitato padre Iskander. I rapitori avevano stilato un testo rifatto del discorso di Ratisbona

Baghdad. Decapitato, con la testa staccata dal corpo e le braccia mutilate, in nome dell’odio anticristiano dei fanatici musulmani che puntano a cacciare dall’Iraq chiunque non sia di fede islamica. E’ questa la sorte toccata a Amer Iskander, un prete siro-ortodosso di cinquant’anni rapito il 9 ottobre nella città di Mosul, quattrocento chilometri a nord di Baghdad, da sempre multireligiosa. Si tratta del primo prete cristiano rapito e assassinato così brutalmente in Iraq, nonostante gli ortodossi abbiano da sempre criticato la presenza delle truppe straniere. Non solo: subito dopo il discorso di Ratisbona del Santo Padre gli ortodossi di Mosul ne avevano preso le distanze. Invece i “Leoni dell’islam”, un gruppo terroristico molto forte nella città, ha sequestrato Amer Iskander e ha preteso che la comunità cristiana rinnegasse le parole del Papa. “I rapitori volevano che fossero preparate trenta cartelle di scuse affinché venisse in qualche modo ritrattato il discorso di Benedetto XVI – spiega al Foglio una fonte cristiana – Il testo doveva essere affisso sulle chiese di Mosul. Avevano dettato i punti fondamentali e chiedevano un riscatto di 250 mila dollari, una cifra enorme per la nostra comunità”. Inoltre gli estremisti volevano che il ministro delle Finanze del Kurdistan, Sarkis Ghajan, bloccasse la costruzione di case e chiese per i cristiani in fuga dalle violenze di Mosul, Baghdad e Bassora.
Gli ortodossi hanno cercato di salvare la vita all’ostaggio affiggendo sui luoghi di culto manifesti che prendevano le distanze dalle parole del Papa, ma senza espliciti mea culpa. Nel frattempo, secondo i familiari dell’ostaggio, la rischiesta di riscatto era salita a 350 mila dollari. Poi, all’improvviso, i sequestratori hanno decapitato e mutilato il sacerdote, il cui corpo è stato trovato l’11 ottobre nel quartiere Muharaibin di Mosul. Il vescovo ausiliario dei caldei a Baghdad, monsignor Shlemon Warduni, condannando l’assassinio, ha riferito che i rapitori “avevano negoziato con la chiesa, ma hanno chiesto per il rilascio una cifra troppo alta che non è stato possibile raccogliere in tempo”. La fonte cristiana sostiene “che non c’è stato alcun ultimatum. Il prete era aperto nei confronti dei musulmani, ma i fanatici conoscono soltanto l’uso della spada. Il capo dei rapitori ha dichiarato che, se potesse, ammazzerebbe tutti i cristiani dell’Iraq. Il loro obiettivo è cacciarci dal paese”. Si sospetta che i tagliatori di teste facciano parte dei “Leoni dell’islam”, un gruppo armato molto agguerrito a Mosul: iracheni di sette wahabite e salafite, le più radicali dell’islam.
Ieri erano in cinquecento ai funerali di padre Iskander nella chiesa ortodossa di Sant’Eufemia, a Mosul, e lo stesso Consiglio degli ulema – il più alto organo sunnita – ha condannato l’assassinio, definendolo “un’uccisione vigliacca perpetrata da chi vuole innescare un conflitto religioso tra i figli della stessa nazione”. A Mosul era stato rapito, nel gennaio 2005, il vescovo dei siro-cattolici della città, Basile Georges Casmoussa, liberato ventiquattr’ore dopo. Altri due monaci e due sacerdoti erano stati sequestrati a Baghdad, poi rilasciati.

“Catturare i cani cristiani”
Per la prima volta i fanatici hanno deciso di decapitare un prete cristiano considerandolo un simbolo da abbattere. Il clima a Mosul è da tempo teso nei confronti di chi non è musulmano. A fine settembre sono state lanciate bombe contro alcune chiese e agli inizi di ottobre è stato colpito il convento delle suore domenicane. In uno dei suoi messaggi video il nuovo capo di al Qaida in Iraq, Abu Hamza al Mujahir, invitava i fedeli musulmani durante il Ramadan “a catturare alcuni cani cristiani”. A Mosul erano oltre 50 mila i cristiani, ma molti sono fuggiti. Gli slogan islamici che puntano a espellerli sono frequenti per le strade. Gruppi di studenti emettono editti intimando alle ragazze cristiane di portare il velo. Yunadim Kenna, ex membro del governo provvisorio di Baghdad, cristiano caldeo, ha denunciato che circa 1.500 studenti cattolici di Mosul sono minacciati.
La situazione nel resto del paese non è migliore. A Baghdad, i cristiani, considerati più facoltosi dei musulmani, vengono rapiti e sono decine quelli che, una volta pagato il riscatto per liberarli, non hanno fatto ritorno a casa. A Bassora, il più grande capoluogo del sud, i pochi non musulmani sono continuamente vessati, anche dall’amministrazione pubblica, che li considera cittadini di serie B. L’agenzia cattolica Asia news ha rilanciato la notizia, non confermata localmente, della crocifissione di un bambino di 14 anni. Per scampare a questa campagna di terrore, dal 2003 sono fuggiti dall’Iraq dai trentamila ai centomila cristiani, molti dei quali – ha reso noto l’Alto commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr) – chiedono asilo in Giordania e soprattutto in Siria.


(13/10/2006)