«Seguendo questa logica pericolosa e settaria, dovendo rispettare anche i sentimenti politici oltre che quelli religiosi, perché non chiedere che dagli uffici pubblici sia tolta l’effigie del presidente Napolitano?».
Vittorio Messori è in Spagna, per l’uscita del suo ultimo libro, ma non rinuncia a ragionare anche provocatoriamente sul tema del giorno.
Come reagisce alla sentenza di Strasburgo?
«Sono rattristato, amareggiato ma non scandalizzato. L’amarezza nasce da questa considerazione: da molto tempo ormai il crocifisso non è più soltanto un segno religioso, ma è diventato un simbolo umano per eccellenza, il simbolo dell’ingiustizia e della resistenza al male».
Volerlo cancellare è un’offesa alla religione cristiana?
«No, è un’offesa, anzi un peccato contro la storia. Il cristianesimo, la croce, ha a che fare con le origini della civiltà europea e dunque questa sentenza non va contro la religione, ma va contro la nostra storia e il senso della realtà».
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