In data 20 febbraio 2003 il quotidiano italiano La Repubblica ha pubblicato un articolo a tutta pagina dal titolo ³Pacelli sapeva² in cui il il servo di Dio Eugenio Pacelli e la Chiesa cattolica vengono accusati di complicità con il regime nazista. A conferma di questa tesi il quotidiano romano pubblica una lettera che sarebbe stata scritta dal padre Gesuita Friedrich Muckermann in cui si denuncerebbe la debolezza della Chiesa di Roma nei confronti del regime nazista.
Tale lettera sarebbe stata trovata negli Archivi Segreti Vaticani da un anonimo ricercatore.
L¹articolo de la Repubblica, diffuso in Argentina, in Spagna, e in altre parti del mondo ha suscitato un certo scalpore.
Ma, da una accurata ricerca fatta dalla redazione di Zenit risulta che l¹articolo di presentazione de la Repubblica è inattendibile e pieno di errori e che il documento attribuito al padre Gesuita Friedrich Muckermann è addirittura falsato nella traduzione.
Il padre gesuita viene presentato dal servizio de la Repubblica come l¹animatore di un movimento di resistenza chiamato ³Der deutsche Weg²: tale movimento non è mai esistito; ³Der deutsche Weg² non era nient¹altro che una piccola rivista pubblicata dal Muckermann dopo che egli aveva lasciato la Germania.
Secondo l¹autore del servizio, Muckermann sarebbe stato raggiunto dalla Gestapo e mandato in campo di concentramento a Dachau, dove sarebbe morto.
In realtà Muckermann non fu mai arrestato, né fu mai inviato a Dachau e tanto meno morì a Dachau: egli terminò la sua vita terrena il 2 aprile 1946 a Montreux (Svizzera).
E¹ vero che in data 15 novembre 1934 fu inviata una lettera in lingua tedesca all¹allora Segretario di Stato cardinale Eugenio Pacelli, ma la Repubblica ha pubblicato una versione tagliata e manipolata della lettera stessa.
Il documento classificato nell¹Archivio Segreto come: AA.EE.SS., Germania, Pos. 666, fasc. 221, ff. 3-9, è firmato da Mons. Giovanni Panico, il quale risiedeva in qualità di Visitatore Apostolico nella regione della Saar (allora sotto amministrazione francese).
Da questa documentazione risulta che in data 15 novembre 1934 Muckermann ebbe a Saarbrücken un incontro con Mons. Giovanni Panico, al quale consegnò il suo pro-memoria insieme ad altri documenti. Dalla su citata documentazione non risulta in nessun modo che Muckermann abbia chiesto a Mons. Panico di inoltrare il suo pro-memoria direttamente al Cardinale Pacelli. Fu lo stesso Mons. Panico a scrivere in data 16 novembre 1934 una lettera da lui firmata al Cardinale Pacelli, trasmettendo insieme ad essa alcuni allegati e, tra questi, il pro-memoria del Muckermann senza indicare in nessun modo che ciò lo faceva dietro la richiesta o con la consapevolezza dello stesso Muckermann.
Orbene, il testo tedesco trasmesso alla Repubblica da un anonimo ricercatore e da essa pubblicata in traduzione italiana, consta esattamente di 552 parole.
Il pro-memoria del Muckermann che si trova nell¹Archivio Segreto Vaticano consta invece di 1.525 parole. In altri termini: il ³conciso pro-memoria² pubblicato su La Repubblica è poco più di una terza parte del testo originale del Muckermann.
Oltre a questo dato di fatto, un accurato confronto tra i due testi, quello abbreviato dall¹anonimo ricercatore e quello originale che si trova nell¹Archivio Segreto Vaticano, conduce a conclusioni sconcertanti.
Contrariamente ad ogni metodologia scientifica infatti, l¹articolo de la Repubblica omette di indicare nel suo testo quali parti del testo originale sono state omesse. In secondo luogo risulta che le parti volutamente omesse costituiscono delle parti essenziali del pro-memoria del P. Muckermann. Per esempio, una frase importante scritta dal P. Muckermann: “Tutto il mondo sa che i vescovi tedeschi hanno fatto molto” (contro Hitler ndr), non viene neanche riportata.
Oltre a ciò sorprende che nel testo abbreviato il senso di una frase importante riguardante il comportamento della Chiesa Cattolica sia stato completamente travisato.
Nella traduzione italiana pubblicata ne La Repubblica è scritto “Il rimprovero che si fa ai vescovi viene giustamente esteso a Roma», mentre nell¹originale tedesco è scritto “Il rimprovero che viene fatto ai vescovi tedeschi viene spesso ingiustamente esteso a Roma».
Così mentre Muckermann usava il termine ingiustamente, la Repubblica ha pensato bene di invertire il senso di questa parola in ³giustamente².
Purtroppo ci troviamo di fronte ad un tipico caso di manipolazione delle informazioni al fine di attaccare la Chiesa cattolica. Speriamo che nel futuro prima di pubblicare notizie che sembrano sensazionali si cerchi di verificare meglio l¹attendibilità di siffatte rivelazioni.