(ZENIT) Perchè il popolo non ricorre alla Confessione?

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Il Sinodo discute il rapporto impari tra confessioni e comunioni CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 5 ottobre 2005 (ZENIT.org).– “Constatiamo con rammarico che a fronte di tante più comunioni ci sono molto meno confessioni”, così il Cardinale Juan Luis Cipriani Thorne ha sollevato il problema della pratica ridotta del Sacramento della Penitenza, martedì 4 ottobre, nel corso del Sinodo dei Vescovi in svolgimento in questi giorni in Vaticano.

Secondo monsignor Cristian Caro Cordero, Arcivescovo di Puerto Montt (Cile), si tratta di una pratica diffusa specialmente nei Paesi dove è più forte la secolarizzazione e dove è imperante una cultura moderna che sta eclissando “il significato del Dio vivo e vero”.

“Il senso del peccato – ha sottolineato l’Arcivescovo cileno – è diminuito o scomparso a causa delle dimenticanza di Dio e del relativismo morale”.

Monsignor Caro Cordero ha proposto di formare i sacerdoti in modo che si possano occupare della direzione spirituale dei giovani e possano dedicare tempo “al Sacramento della Riconciliazione che, insieme con l’Eucarestia, è fondamentale nella direzione spirituale”.

Il reverendo padre Jospeh William Tobin, C.SS.R, Superiore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore, si è interrogato su come sia possibile “aiutare le persone a riacquistare affetto per il Sacramento della Penitenza e apprezzare il dono dell’Eucarestia come somma motivazione per amare Dio che si è donato a noi”.

“Per evitare tensioni tra la celebrazione dei Sacramenti della Penitenza e l’Eucarestia”, ha affermato Tobin, è necessario “partire dalla dimensione ecclesiale dei due Sacramenti per poi proseguire con una presentazione sacramentale adeguata di entrambi”.

Tobin ha concluso sottolineando che “le realtà umane di entrambi i Sacramenti sono importanti, ma non tanto fondamentali quanto il fatto che i Sacramenti ricevono il loro significato più profondo dal Mistero Pasquale di cristo, che è la chiave per comprendere la Presenza Reale di Cristo nell’Eucarestia e la liberazione dai vincoli dei peccati gravi attraverso il Sacramento della Penitenza”.

Monsignor Lorenzo Voltolini Esti, Vescovo titolare di Bisuldino e Ausiliare di Portoviejo (Ecuador), ha rilevato che molti fedeli non si confessano “non solo perché non credono nell’efficacia della Confessione o perché hanno perso il senso del peccato, ma semplicemente perché i sacerdoti o non hanno tempo di confessare (oberati da altre occupazioni), o perché soli in parrocchia, non possono celebrare l’Eucarestia e la Penitenza al tempo stesso”.

L’Ausiliare di Portoviejo, ha ricordato la testimonianza di sant’Ambrogio, la più antica sulla celebrazione dell’Eucarestia quotidiana, ed ha proposto la reintroduzione del digiuno eucaristico.

“Si suggerisca – ha precisato Voltolini Esti – o almeno si permetta alle diocesi o alle Conferenze nazionali che ne facessero richiesta di istituire, preferibilmente in Quaresima e magari di venerdì, il giorno di digiuno eucaristico, da vivere come giorno di assenza eucaristica, ma di preparazione ed attesa eucaristica”.

Il Vescovo di Bisuldino ha concluso spiegando che “non sarebbe questo da considerare come un’interruzione della prassi di celebrare ogni giorno l’Eucarestia, ma un modo per valorizzare il Mistero Pasquale di Gesù Cristo ugualmente celebrato nella Penitenza e nell’Eucarestia nella totalità e nella complementarietà dei due Sacramenti”.

Nel suo intervento, invece, monsignor Rimantas Norvila, Vescovo di Vilkaviškis (Lituania) ha indicato che spesso alla diminuzione della pratica della Penitenza si affiancano delle “tendenze opposte alla fede cristiana”.

“Come vediamo tutti, nelle società odierne, specialmente quelli occidentali, ci sono molte persone dedite alla pratica esoterica, alla magia, all’occultismo, alle tendenze New Age. Tutto questo insieme permette alla persona di creare nuovi legami comunitari, sociali, che sempre di più allontanano dalla Chiesa, dal pensiero cattolico, e indeboliscono la fede”, ha aggiunto.

“Andando ancora più avanti, osserviamo deformazioni della coscienza, cambiamenti che toccano tutta la personalità”, ha poi affermato, suggerendo la “riconciliazione” e la “direzione spirituale” come strumenti per “la formazione positiva della coscienza e della consapevolezza cattolica”.
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