Il celibato sacerdotale è un dono e un cammino di dedizione e di pienezza cristiana
A parlarne è un teologo, Juan Ramón García-Morato, autore di un volume sull’argomento
Per approfondire il tema, “Veritas” ha interpellato Juan Ramón García-Morato, medico, teologo e professore di Teoria della Cultura presso la Facoltà di Medicina dell’Università della Navarra, nonché cappellano della Facoltà.
García-Morato è anche autore di “Creados por amor, elegidos para amar” (“Creati per amore, scelti per amare”, edizioni EUNSA), un libro pubblicato recentemente in cui l’autore afferma che “sia il celibato che il matrimonio sono cammini di pienezza cristiana, vale a dire di santità”.
“Siamo tutti chiamati all’amore e la rivelazione cristiana conosce due modi per realizzare pienamente questa vocazione: il matrimonio e il celibato”, ha spiegato l’autore. “Tutti e due figurano nei piani di Dio. Tutti e due sono reciprocamente necessari per comprendersi meglio”.
Secondo García-Morato, sia uno che l’altro costituiscono “un cammino di dedizione”.
“Per donarsi – ha proseguito – bisogna possedersi. La ‘metà della mela’, come si dice, non esiste. Nessuno è ‘a metà’, bisognoso di un altro – ‘disegnato’ proprio per lui – per essere completo. Ciascuno è completo di per sé”.
Solo una persona completa, infatti, può “mettere in gioco tutto il suo essere e donarsi – a Dio o a un’altra persona – con la maturità sufficiente per prendere liberamente quella decisione”.
Anche il celibato, quindi, è un cammino di pienezza umana e cristiana, perché richiede di mettere in gioco “tutte le dimensioni umane, anche quelle che dipendono dalla condizione maschile o femminile, escludendo semplicemente l’esercizio della sessualità”, e questo è lo stile di vita di Cristo e della Vergine Maria, “uno stile di vita che ha un ruolo insostituibile nella storia della redenzione”.
Il celibato, ha ricordato il teologo, non è un dogma di fede, ma una tradizione di vita cresciuta nella Chiesa dal II secolo.
“In questo senso, nella misura in cui il legame tra celibato e sacerdozio non è essenziale, ma di congruenza profonda tra il mistero di Cristo e il mistero della partecipazione sacramentale al suo sacerdozio, c’è la possibilità ipotetica di abolire il celibato, come qualsiasi altra legge ecclesiastica che non recepisca direttamente un mandato espresso di diritto divino”, ha osservato.
Ad ogni modo, il celibato è un dono e non impoverisce in alcun modo la personalità. “Al contrario – ha affermato García-Lobato –, essendo una delle vie per la piena realizzazione della vocazione della persona all’amore, la arricchisce”.
Il problema, secondo il suo punto di vista, è il fatto di “aver preso una decisione libera e aver scelto una cosa che interessa tutta la propria esistenza e, tuttavia, continuare ad invidiare ciò che non si è scelto, riempiendosi di una nostalgia sempre più intensa”, che “può essere solo fonte di immaturità” e “distrugge e manda all’aria ogni impegno esistente, finendo per compromettere gli impegni futuri”.
“Dobbiamo imparare a prendere decisioni e a riconoscere che, con ogni decisione, stiamo scartando tutta una serie di possibilità, e assumere ciò con la speranza di chi intraprende nuovi cammini pieni di sorprese”, ha riconosciuto.
“Per questo – ha concluso –, di fronte alle questioni fonamentali della vita, si devono prendere decisioni solo se siamo consapevoli e disposti al fatto che tali decisioni si trascinano dietro tutta la personalità, perché se si prende una decisione e il resto della personalità va da un’altra parte inevitabilmente si produce una situazione ad alto rischio per la salute mentale e l’armonia personale. Sia nel celibato che nel matrimonio”.
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