Tommaso Scandroglio, Tv accesa, cervello spento, Edizioni Art, Milano 2005, pp. 120, Euro 8,00, ISBN: 9788878790032
Perché tanta genere segue i reality show? E perché pochi si ribellano allo sfoggio di morbosità per atti di crudeltà, violenza, orrore che i programmi televisivi propongono quotidianamente?
Zenit l’ha chiesto a Tommaso Scandroglio, giovane redattore della rivista cattolica per bambini “Net magazine”, autore del libro appena pubblicato “TV accesa, cervello spento” (Edizioni ART, 118 pagine).
La sua analisi è molto radicale, lei sostiene che la TV vada spenta, ma proprio non c\’è nessun programma televisivo che valga la pena di vedere?
Spesso si sente dire che la televisione è un mezzo di comunicazione. Questo è vero, però è altrettanto vero che la televisione oltre ad essere uno strumento massmediatico è anche veicolo di messaggi. La TV non è semplicemente una scatola vuota, ma è una scatola con dei contenuti. Tali contenuti sono dei più vari. Il problema infatti non è solo di scegliere tra programmi buoni e programmi cattivi, bensì è anche di distinguere all’interno dello stesso programma che si sta seguendo quali messaggi arricchiscono la mia persona e quali invece la danneggiano.
Non mi schiero quindi tra le fila di coloro che vedono l’apparecchio TV come un diabolus da scacciare dalle nostre case o da accendere solo per seguire un documentario sulla vita del lichene islandese. Credo invece che non vada scartato nessun genere di trasmissioni dalla nostra dieta televisiva e che, come per il cibo, sia necessario mangiare un po’ di tutto prediligendo le pietanze più sane e nutrienti. Nella speranza che siano anche quelle più gustose. Perchè passare molte ore dinanzi alla TV fa male?
Per almeno due motivi. Innanzitutto perché anche se non ci esponiamo ad una sequenza ininterrotta di scene scabrose o grondanti sangue ad alto impatto emotivo, ma semplicemente stiamo molte ora davanti allo schermo a sorbirci fiction di bassa lega, talk-show dove si inscenano risse dialettiche per amor dell’auditel e reality in cui l’ospite d’onore è sempre madama volgarità, al termine della giornata avremo accumulato nel fondo della nostra psiche, con un lento ed impercettibile processo di sedimentazione, una buona dose di violenza e sesso e, quel che è peggio, non ce ne saremo neppure accorti.
In secondo luogo una volta accesa la TV non si decide di fare altro. Voglio dire che è molto più semplice e meno impegnativo fare click con il telecomando per vedere cosa c’è in televisione piuttosto che uscire per andare a teatro o a casa di amici, giocare con i propri figli e aiutarli nello studio, leggere un quotidiano, un libro, parlare con il proprio marito o con la propria moglie, oppure, perché no, trovare il tempo per pregare. Insomma: il tempo trascorso davanti al tubo catodico sottrae ore preziose per altre attività forse più utili e appaganti.
I bambini sono quelli che più dipendono dalla TV. Bisogna anche dire che molti dei video e dei cartoni animati prodotti per la fascia di età tra i 5 ed i 10 anni sono belli, storie gradevoli, personaggi ben studiati, messaggi educativi. E\’ proprio necessario impedire ai bambini di guardare la TV o si possono trovare soluzioni per fare una selezione dei programmi e aiutare i bimbi a sviluppare un minimo di visione critica?
Gli effetti negativi della TV, ma anche quelli positivi per fortuna, vengono molto accentuati quando davanti al video c’è un bambino. Quindi da parte dei genitori occorre prudenza, ma questo non significa vietare in modo indiscriminato ai più piccoli di guardare la televisione. Nel mio libro offro alcuni consigli che, sono certo, sono già stati messi in pratica in molte famiglie: fissare un tempo massimo per l’utilizzo dell’apparecchio televisivo; non permettere che i propri figli possano stare davanti alla TV fino a notte inoltrata o alla mattina prima di andare a scuola; informarli previamente sul contenuto dei programmi; essere presenti insieme a loro durante la visione e discutere su ciò che si sta guardando; utilizzare DVD o videocassette, così facendo si dovrebbe già conoscere cosa si propone ai figli; fornire a loro alternative alla TV, dato che spesso i bambini scelgono la televisione perché i genitori non stanno con loro. Infine avere il coraggio di vietare alcuni spettacoli, sempre motivando questa decisione.
E\’ vero che ci sono molti programmi televisivi diseducativi e di cattivo gusto, d\’altro canto è pure vero che la proposta di programmi educativi ben fatti è scarsa e sembra trovare pochi acquirenti. Il successo del film The Passion ha però dimostrato che, quando il prodotto è ben fatto, anche temi difficili come quello della Passione di Cristo, suscitano un grande interesse. Qual è il suo parere in proposito?
Il problema è complesso. E’ un dato di fatto che più il contenuto di un film, di una serie TV, di uno spettacolo, è profondo, meno saranno le persone che assisteranno al film, alla serie TV, etc. Questo accade perché se io voglio comunicare un messaggio ricco di valori e connotato da un argomento alto, dovrò trovare una forma espressiva altrettanto alta e profonda, correndo così il rischio di farmi capire solo da pochi, cioè solo da coloro che hanno gli strumenti culturali adatti. Invece i capolavori e non mi riferisco solo alla cinematografia, ma a tutto il mondo dell’arte sono quelle realizzazioni dell’espressione umana che risultano comprensibili, a diversi livelli, da tutti: dalla persona che non è andata a scuola e dall’intellettuale, dall’anziano e dal giovane, dall’ateo e dal credente.
Il film di Gibson centra questo obiettivo: alcuni sono stati colpiti semplicemente e solamente dalla sceneggiatura, cioè ‘la storia’, altri hanno colto la drammaticità della vicenda umana di quest’uomo di nome Gesù, altri ancora hanno compreso a quali vette di sacrifico di sé può portare l’amore per il prossimo, altri infine si sono resi conto fin nel midollo spinale che veramente Cristo è Dio e si è fatto macellare sulla croce a causa nostra. Nessuno, o quasi, è uscito indenne nell’anima dalla visione di questa pellicola.
Qual è l\’obiettivo che intende raggiungere con la pubblicazione di questo libro?
L’intento è semplice: togliere un po’ di polvere massmediatica dalla superficie del video della nostra TV per vedere cosa c’è sotto. Questo volumetto non ha certo la pretesa di essere esaustivo sul tema, né tenta un’analisi approfondita a livello universitario sul mondo catodico. Vuole solo offrire qualche strumento critico per capire meglio chi e che cosa c’è in TV, come la fanno e come usarla. Nel realizzare questo libro l’aiuto migliore e maggiore non è venuto tanto dai testi di settore, dalle riviste specializzate, dagli studi scientifici che ho consultato, ma dalla visione diretta dei programmi in TV utilizzando degli occhiali particolari: il buon senso.