Colombia, mega-manifestazione a difesa della vita
da SviPop – Sviluppo e Popolazione
inserito il: 7-4-2006
Oltre centomima persone hanno marciato e pregato per le vie di Bogotà domenica 3 aprile per scongiurare la legalizzazione dell’aborto in Colombia. La manifestazione è stata organizzata dal movimento pro-life colombiano – e sostenuta dall’arcivescovo di Bogotà, il cardinale Pedro Rubiano – in previsione della sentenza della Corte Costituzionale che nel giro di pochi giorni deciderà sulla legalizzazione dell’aborto.
Per chiedere un miracolo a difesa della vita nascente, è stata portata in processione la statua di “El Divino Niño”, il Bambino divino, molto venerata in Colombia. Era la prima volta in trenta anni che questa statua usciva dalla chiesa dove è custodita (clicca qui per leggere il resoconto, in spagnolo, della manifestazione e la foto della imponente manifestazione).
Alcune settimane fa il cardinal Rubiano aveva lanciato un appello a tutti i pro-life del mondo per unirsi tutti in preghiera per evitare alla Colombia la legalizzazione dell’aborto. In una lettera inviata all’American Alliance for the Family, il cardinale ha così spiegato la gravità della situazione: “C’è in gioco il futuro non solo della Colombia, ma di tutta l’America Latina. Perdere un Paese (nel senso della protezione giuridica dei non nati) indebolirebbe sostanzialmente il tessuto pro-life di tutta l’America Latina. Ciò che inizia con un piccolo buco finisce come un enorme strappo che permette al male di dilagare. Non saremmo più un blocco solido nel proteggere ed amare tutta la vita”.
Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, ben 9 Paesi dell’America Latina celebrano la Giornata del Bambino non nato: Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Argentina, Cile, Costa Rica, Nicaragua, Guatemala, El Salvador. E in tutta l’America Latina soltanto la comunista Cuba e Porto Rico (soggetta alla legislazione americana) ammettono l’aborto. Diversi Paesi invece – come Argentina, Cile e El salvador – garantiscono già nella Costituzione la protezione della vita umana “dal momento del concepimento”.
Malgrado ciò, o forse proprio per questo, la lobby internazionale dell’aborto si è concentrata da tempo proprio su questo Continente. Il caso della Colombia non è isolato, e in ogni caso anche in questo Paese è la nona volta in 30 anni che si cerca di introdurre l’aborto. Ma questa volta la situazione è più grave, perché il tentativo non lo si fa in Parlamento, dove prevale la volontà popolare, ma nelle aule dei tribunali, dove è più facile che la volontà popolare sia ignorata. Non a caso si ritiene che la Corte Costituzionale colombiana sia benevola nei confronti dei sostenitori dell’aborto, perciò il rischio di una legalizzazione appare davvero reale. E anche l’effetto domino è probabile: sia perché la lobby internazionale dell’aborto sta investendo moltissimo in questa campagna sud-americana sia perché nelle ultime elezioni tenute in diversi Paesi americani si sono affermati regimi filo-castristi come in Bolivia, Cile e Uruguay, per non parlare del Venezuela di Chavez.