Avvenire, sabato 23 novembre 2002
Il gigante inquieto
Almeno 105 morti Gli islamici hanno attaccato la comunità cristiana che ha
reagito. Decretato il coprifuoco
Di Marco Bianfiati
Più di cento morti in due giorni di violenze. Una città di due milioni di
abitanti sotto coprifuoco e interi quartieri devastati. C’è voluto poco: è
bastato un pretesto. Mancava solo la scintilla, perché di polvere da sparo
ce n’è da tempo in abbondanza in tutta la profonda e islamica Nigeria
settentrionale. Due anni fa, quando il governo locale di Kaduna dominato dai
musulmani cominciò ad avanzare l’idea di introdurre la sharia, vi furono
duemila morti negli scontri con i cristiani. L’anno scorso l’introduzione
non poté che avvenire in maniera «moderata» e l’altro ieri, proprio a pochi
giorni dal primo anniversario della trasformazione in legge islamica
dell’ordinamento penale, la violenza è riesplosa. Rapida e a macchia d’olio.
Scientificamente mirata, come può essere un’azione non spontanea ma
preparata nei particolari. Il “pretesto” è stata la pubblicazione di un
articolo «blasfemo» sul giornale This Day. Già il concorso di Miss Mondo era
stato visto dal mondo islamico nigeriano come una sorta di provocazione. Il
primo colpo era stato accusato dagli organizzatori scegliendo della capitale
Abuja come terreno neutrale e decidendo lo spostamento dell’evento dalla
fine di novembre (periodo di Ramadan), come programmato da mesi, al 7
dicembre. Ma non è bastato.
Un massacro. Così almeno centocinque persone hanno perso la vita e centinaia
sono rimaste ferite negli scontri scatenati da centinaia di islamici e che
hanno poi visto la reazione dei cristiani attaccati nelle loro comunità. La
Croce Rossa, che ha fornito i dati, teme l’aggravarsi del bilancio: gli
ospedali sono affollati dai feriti, scuole e negozi sono stati chiusi.
Ancora ieri si sono sentiti sporadici spari e per tutta la giornata di
preghiera del venerdì è stata presidiata anche la importante città del nord
del Paese, Kano: un anno fa un centinaio di persone erano morte nella
capitale dell’omonimo Stato dopo le manifestazioni a favore di Ossama
Benladen e contro la guerra in Afghanistan. Il governo del presidente
Olusegun Obasanjo ha rivolto un appello alla calma, ma la tensione resta
altissima.
Il concorso. Da mesi il concorso di Miss Mondo è al centro di una serie di
polemiche: numerose concorrenti hanno deciso di dare forfait dopo che una
donna, Amina Lawal, ritenuta colpevole di adulterio, è stata condannata a
morte per lapidazione. Ma la gara, voluta dalle autorità come vetrina
internazionale per lanciare il turismo – ieri gli organizzatori hanno
annunciato che non ci saranno cambi di programma -, è invece decisamente
avversata dagli estremisti islamici, che la ritengono immorale, degradante
per le donne e in più sono inferociti perché le fasi preliminari avverranno
mentre è ancora in corso il mese del digiuno sacro ai musulmani.
Manette al giornale. L’unica risposta delle autorità, al di là di quella
militare, è stata l’annuncio di provvedimenti contro i responsabili
dell’editoriale apparso sul quotidiano This Day, che ha pubblicato
l’articolo ritenuto «provocatorio e blasfemo» e nel quale si affermava che
anche il profeta Maometto avrebbe scelto una sua sposa tra le concorrenti.
In serata sono scattate anche le manette: il caporedattore Simon Kolawole e
lo scrittore Isioma Daniel sono stati arrestati. I manifestanti, l’altro
ieri, hanno già attaccato e dato alle fiamme la redazione del giornale che,
giovedì, per la terza volta, in un’editoriale apparso in prima pagina, ha
chiesto pubblicamente scusa per il pezzo, apparso per «errore»: «Dobbiamo
dire che questa volta la tecnologia ha fallito e anche malamente», ha
scritto il direttore, spiegando che ormai il giornale era in distribuzione
qu ando è stata scoperta la gaffe.
Caos ad Abuja. Ieri pomeriggio l’allarme è però scattato anche nella
capitale federale. Decine di giovani islamici, dopo la preghiera, hanno
provocato incidenti ed hanno incendiato due auto: a poche centinaia di metri
dall’albergo dove dall’11 novembre vivono “blindate” le concorrenti.