San Benedetto. Il primo europeo

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Ludmila Grygiel, San Benedetto. Il primo europeo, Cantagalli (tel. 0577-42102) – Fondazione Sublacense Vita e Famiglia, Siena 2004, pp. 92, € 6,90.

Le recenti vicende europee che hanno visto protagonista l’onorevole Rocco Buttiglione, drammaticamente ci confermano che all’insegna della tradizione illuminista, massonica e rivoluzionaria della laïcité, in apparenza (e da sempre) universalmente tollerante, in realtà portatrice di valori veementemente anti-religiosi e anti-cristiani, ma pure contrari alla legge morale naturale, non solo vengono negati i fondamenti cristiani europei, ma è in atto un processo di progressivo allontanamento dalle oggettive radici storico-culturali della stessa Europa.
Attualissimo quanto a tematiche quindi un volume della storica polacca Ludmila Grygiel (che riporta in appendice alcuni discorsi e documenti dei Papi Giovanni Paolo II, Paolo VI e Pio XII intorno alla figura di San Benedetto, Patrono d’Europa), la cui tesi di fondo è la seguente: che cosa si deve fare perché ogni europeo si senta a casa propria in qualsiasi posto d’Europa, così come un benedettino si sente a casa propria in ogni abbazia?
Secondo l’autrice, se osserviamo da vicino la vita quotidiana e la struttura organizzativa dell’abbazia vediamo in essa un modello valido per ogni comunità, da quella familiare a quella politica.  Oggi, pertanto, quando si parla in maniera peraltro sempre più problematica di Europa come «casa comune», non è inutile riflettere su questo tema a fronte soprattutto del fatto oggettivo e storico (che però purtroppo molti oggi si ostinano a negare) che conduce ad affermare, come ben scrive il benedettino Dom Mauro Meacci, abate di Subiaco, introducendo il volume: «[…] se è insostenibile una totale coincidenza tra Europa e cristianesimo, è altrettanto innegabile la funzione unificante che la radice cristiana ha svolto per secoli in Europa, imprimendo nella coscienza collettiva un patrimonio di valori antropologici e spirituali che, a buon diritto, possono rientrare nella definizione concettuale che [Vaclav] Belohradsky ha chiamato tradizione europea». Definizione che per lo scrittore ceco fa presa sul concetto di fermezza della coscienza, eredità della tradizione greca, cristiana e borghese, e per nulla riducibile ad apparati anonimi quali la legge o lo Stato.
Andrea Menegotto

(da il Domenicale http://www.ildomenicale.it/ , anno 3, numero 45, 6 novembre 2004, p. 5)
Con il permesso dell’autore