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E’ uscito nel 2007 nella collana delle Edizioni Cantagalli curata dall\’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuân” sulla dottrina sociale (www.vanthuanobservatory.org),il breve ma denso saggio intitolato Ecologia ambientale ed ecologia umana: politiche dell’ambiente e Dottrina sociale della Chiesa (Siena 2007, 110 pagine, 6.80 Euro), scritto a quattro mani dal presidente dello stesso Osservatorio, mons. Giampaolo Crepaldi e dal professor Paolo Togni, attualmente Presidente dell\’Associazione per la diffusione della corretta conoscenza ambientale "VIVA", già Capo di Gabinetto del Ministro dell\’Ambiente e della Tutela del Territorio (durante il secondo governo Berlusconi) Altero Matteoli.
Nella seconda parte del libro Paolo Togni si occupa d’illustrare le politiche per un ambiente umanizzato realizzate al livello istituzionale, sottolineando un approccio culturale che sappia riconoscere il bene dell\’umanità nell\’ambito di una visione antropocentrica.
Togni affronta le varie tematiche in un quadro di politica pubblica finalizzata al bene comune, tenendo in gran conto quanto sostenuto in merito dalla Dottrina Sociale cattolica.
Per approfondire un tema di così scottante attualità, ZENIT ha intervistato monsignor Gianpaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, autore di diversi interventi sul tema.
Può spiegarci cosa intende il Magistero della Chiesa per salvaguardia dell’ambiente?
Monsignor Crepaldi: Come precisato nel “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”, il Magistero della Chiesa si occupa della “natura”, ma non la intende naturalisticamente. Essa considera sempre la natura in rapporto a Dio e all’uomo e non la tratta solo come un insieme di “cose”, ma anche di “significati”. A differenza dal pensiero greco, dove l’uomo è cosa tra le cose e nella natura esistono addirittura cose più nobili di lui, come per esempio gli astri del cielo, il messaggio ebraico-cristiano indica l’uomo come realtà eminente. L’uomo è creato “ad immagine e somiglianza di Dio”, e in Gesù di Nazareth Dio stesso si è fatto uomo. Da quel momento il fondamento dell’ordine della natura ha oltrepassato l’ambito cosmico per fondarsi su un principio assoluto e trascendente e, per lo stesso motivo, l’uomo è stato innalzato sopra il creato. La natura ha trovato un suo senso in un dialogo tra l’uomo e Dio e le cose stesse trovavano collocazione in un rapporto di amore e di intelligenza.
La cultura ambientale predominante mette al centro di tutte le attenzioni la natura fino al punto di divinizzarla rifacendosi al culto di Gaia. Cosa dice in proposito il pensiero cattolico?
Monsignor Crepaldi: Sulla natura il “Compendio della dottrina sociale della Chiesa” getta la luce della rivelazione, ossia la luce della creazione e la luce escatologica della redenzione. La natura è per l’uomo e l’uomo è per Dio. Il Compendio, quindi, non avalla né l’assolutizzazione della natura, né la sua riduzione a mero strumento; ne fa invece teatro culturale e morale nel quale l’uomo gioca la propria responsabilità davanti agli altri uomini, comprese le generazioni future, e davanti a Dio. Questo significa che la natura, biologicamente e naturalisticamente intesa, non è un assoluto, ma una ricchezza posta nelle mani responsabili e prudenti dell’uomo: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto si muove e ha vita vi servirà il cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe”. Significa anche che l’uomo ha una indiscussa superiorità sul creato e, in virtù del suo essere persona dotata di un’anima immortale, non può essere equiparato agli altri esseri viventi, né tanto meno va considerato come elemento di disturbo dell’equilibrio ecologico naturalistico. Significa, infine, che la natura, così come non è tutto non è nemmeno niente e l’uomo non ha un diritto assoluto su di essa, ma un mandato di cura, conservazione e sviluppo in una logica di universale destinazione dei beni della terra che é, come noto, uno dei principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa.
In questo contesto qual è il ruolo svolto dalla scienza e dalla tecnologia?
Monsignor Crepaldi: La Costituzione pastorale Gaudium et Spes, elaborata nel corso del Concilio Vaticano II, spiega come l’ingente sforzo individuale e collettivo dell’umanità per migliorare le proprie condizioni di vita “corrisponde al progetto di Dio”. In questo contesto i risultati della scienza e della tecnica sono in se stessi positivi, e i cristiani “sono convinti che le vittorie dell’umanità sono segno della grandezza di Dio e del suo ineffabile progetto”. E’ però necessario ribadire il concetto di “retta applicazione” perché sappiamo che il potenziale scientifico e tecnologico non è neutro; esso può essere usato sia per il progresso dell’uomo sia per la sua degradazione. Da questo punto di vista il magistero della Chiesa cattolica sottolinea la responsabilità umana di “congiungere le nuove capacità scientifiche con una forte dimensione etica”. Come ha affermato il Pontefice Giovanni Paolo II, “la tecnologia che inquina può anche disinquinare, la produzione che accumula può distribuire equamente, a condizione che prevalga l’etica del rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, per i diritti delle generazioni umane presenti e di quelle che verranno”.
Esiste però il rischio di una deriva scientista che cerca di cancellare il Creatore…
Monsignor Crepaldi: La scienze e la tecnica, con il loro progresso, non eliminano il bisogno di trascendenza e non sono di per sé causa della secolarizzazione esasperata che conduce al nichilismo. Il Compendio ribadisce che, mentre avanzano nel loro cammino, scienza e tecnologia suscitano domande circa il loro senso e fanno crescere la necessità di scoprire e rispettare la dimensione trascendente della persona umana e della stessa creazione.
Il Santo Padre Benedetto XVI invita spesso a riflettere sull’opera d’amore del Creatore. Perché?
Monsignor Crepaldi: Affermare che Dio è Creatore non è solo un convinzione teoretica, ma realizzazione dell’azione gratuita e misericordiosa del Signore a favore dell’umanità. Dio ha dato liberamente l’essere e la vita a tutto ciò che esiste. L’uomo e la donna sono chiamati ad essere il segno visibile e lo strumento efficace della gratuità divina nel giardino in cui Dio li ha posti come coltivatori e custodi del creato. E’ all’uomo ed alla donna che il Creatore affida il compito di ordinare secondo il suo disegno la natura creata. Ed è nella misura in cui l’umanità corrisponde all’amore del Creatore che si misura il rispetto per il creato. Per questo, la spiritualità francescana e benedettina, in particolare, hanno testimoniato la parentela dell’uomo con l’ambiente creaturale. In questo contesto è da mettere in risalto la profonda connessione esistente tra ecologia ambientale e ecologia umana. E’ il rapporto che l’uomo ha con Dio infatti a determinare il rapporto dell’uomo con i suoi simili e con il suo ambiente.