(Panorama) Anche la ‘Croce rossa’ da fastidio

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Basta Croce rossa, meglio un cristallo rosso


Il nuovo emblema della Croce Rossa, il rombo rosso su sfondo bianco, che si chiamerà probabilmente “cristallo rosso”, prenderà il posto della classica croce rossa perché ritenuto un simbolo più neutro






Matteo Durante


Panorama on line 24 giugno 2005

Nuovo emblema per la Croce Rossa: un “cristallo” rosso su sfondo bianco, più neutro e condivisibile rispetto alla croce. Una conferenza diplomatica, probabilmente convocata entro il prossimo ottobre, darà il via formale al terzo emblema del movimento. La vicenda – spiega Massimo Barra, vicepresidente della Federazione – è al centro da anni di dibattiti e confronti diplomatici, non sempre sereni


Ha operato in mezzo a guerre mondiali e conflitti locali, catastrofi e sciagure, facendosi largo, e scudo, proprio grazie a quella bandiera, rossa su sfondo bianco.


E’ successo fin dal 1864: anno della fondazione, ad opera del filantropo svizzero Henry Dunant, del movimento internazionale dei volontari del soccorso.


Però a breve, vittima della globalizzazione dei simboli, sembra destinata a sparire: la storica croce rossa dovrebbe “andare in pensione”, per ragioni politiche e/o ideologiche.




La CRI adotterà, al suo posto – almeno in tempo e in zone di guerra, una nuova bandiera: un rombo rosso su fondo bianco (nome più gettonato: “cristallo rosso”), ritenuto più neutro e meno schierato, rispetto alla croce.


Benché anche quest’ultima non sia carica di alcun significato religioso – essendo solo il rovescio della bandiera svizzera – i responsabili internzionali della CRI hanno pensato di adottare il cristallo perché maggiormente condivisibile da tutte le 181 società che compongono la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.




CROCE, MEZZALUNA E STELLA DI DAVIDE


Una conferenza diplomatica, da tenersi a Ginevra il prossimo ottobre, darà il via formale al terzo emblema del movimento.


La vicenda – spiega Massimo Barra, vicepresidente della Federazione, reduce da una serie di incontri all’estero sulla vicenda – è al centro da anni di dibattiti e confronti diplomatici, non sempre sereni.


Fatta eccezione per Israele, che attualmente impiega come proprio simbolo la stella di Davide rossa, in tutto il mondo, le società di Croce Rossa utilizzano l’emblema della croce o della mezzaluna rossa.



Tre anni fa, la Croce Rossa Americana ha posto fortemente la questione-Israele, decisa a trovare una soluzione. Tanto decisa che da allora, per protesta, non paga la quota associativa alla Federazione.




EMBLEMA PROTETTIVO ED EMBLEMA INDICATIVO


L’escamotage, sul quale per ora c’è un’intesa di massima, introduce una distinzione fra emblema protettivo (quello che si utilizza nelle ostilità e che impone il divieto dell’attacco per gli operatori che lavorano sotto il simbolo) ed emblema indicativo, ossia quello a cui le società ricorrono in occasione di iniziative di promozione nazionali.


L’ipotesi risolutiva sarebbe quindi che in situazioni di conflitto armato si utilizzerà il nuovo simbolo col “cristallo rosso”, mentre nelle proprie iniziative, in tempo di pace, ognuno continuerà ad utilizzare la croce rossa o la mezzaluna rossa.


“Ora che il processo di pace in Medioriente sta andando avanti, ci sono le condizioni per una soluzione definitiva anche per questa vicenda – commenta il vicepresidente della Federazione – il Comitato internazionale ha cercato più volte in questi anni di giungere ad un’intesa sul nuovo emblema perché non vuole dedicare più di tanto tempo al simbolo quanto alle vittime”.




Per formalizzare il nuovo emblema serve l’avvallo dell’assemblea degli stati che aderiscono alle convenzioni di Ginevra, che giunga a un protocollo aggiuntivo di modifica delle stesse convenzioni in cui si accetta il terzo simbolo.


Vista la spinosità della questione – come detto: simbolica e diplomatica al tempo stesso – probabilmente per riuscire a far passare l’idea di un terzo simbolo, ci vorrà del tempo.


A temerlo è lo stesso Barra: “Stiamo lavorando – conclude Barra – perché questo processo vada in porto e si affrontino con più determinazione i problemi concreti”.