Padre Roberto Coggi O.P., La Chiesa, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2002, pp. 176, Eur. 13,00, ISBN 88-7094-467-0
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«Dov’è, a suo parere, il principale punto di rottura, la crepa che, allargandosi, minaccia la stabilità dell’intero edificio della fede cattolica? Per il cardinale Ratzinger non ci sono dubbi: l’allarme va focalizzato innanzitutto sulla crisi del concetto di Chiesa, sull’ecclesiologia: "Qui è l’origine di buona parte degli equivoci o dei veri e propri errori che insidiano sia la teologia che l’opinione comune cattolica"». (J. Ratzinger, Rapporto sulla fede, Capitolo III, Paoline 2005, http://utenti.lycos.it/Armeria/Rap_fede_index.htm ). Forse è proprio per questa ragione che Padre Coggi, professore di Mariologia allo Studio Teologico Accademico Bolognese, ha dedicato varie trasmissioni a Radio Maria per spiegare – in modo semplice ed accessibile a tutti – i punti del Catechismo che riguardano la Chiesa; tali catechesi sono quindi state raccolte nel volume che oggi presentiamo.
Il testo comprende 9 trasmissioni, la prima delle quali riguarda “Gesù Cristo e la Chiesa”. In essa il predicatore intende mostrare la relazione esistente tra l’umanità immersa nel peccato e l’Incarnazione del Verbo, indicando che dopo la morte del Signore la provvidenza di Dio per l’uomo ha trovato continuità e concretizzazione in una istituzione, modellata misteriosamente su Sua Madre, che è la Chiesa cattolica. Il principale dogma mariano viene così, giustamente, collegato al primo e più importante dogma sulla “Chiesa”: “Notiamo a questo punto come la formula ‘Madre di Dio’ esprima perfettamente il mistero dell’Incarnazione del Verbo […] dire che Maria Santissima è madre di Dio significa proprio questo: che Gesù è veramente Dio, che è veramente uomo, che in lui c’è un’unica persona, quella divina”. E subito, da vero domenicano, coglie l’occasione per predicare il Santo Rosario: “Pensiamo a quanti milioni di volte queste parole sono state ripetute dai fedeli, soprattutto nella recita del Rosario. Ogni volta che si pronunciano queste parole si fa una meravigliosa professione di fede in Gesù vero Dio e vero uomo. Ogni volta che si pronunciano queste parole si mostra quanto sia vero ciò che canta la liturgia a proposito della beata vergine Maria: ‘Tu sola cunctas haereses interemisti in universo mundo’. Tu sola, o Vergine Maria, hai distrutto tutte le eresie in tutto quanto il mondo” (p. 18).
Nel capitolo successivo tratta de “La Chiesa e il Regno di Dio”, indicando come vi sia una inscindibile continuità tra Chiesa terrena e Regno escatologico. Posto che la Chiesa terrena è anche giurisprudenza e istituzione, il domenicano affronta con decisione l’attuale crisi interna al mondo cattolico, traendo non pochi contributi proprio dal “Rapporto sulla Fede” del Card. Ratzinger: “Poi sono venuti gli anni del postconcilio. In questi anni il Cardinale Ratzinger […], uscì una volta nella frase seguente: ‘Oggi bisognerebbe capovolgere le parole di Romano Guardini e dire: un fenomeno di incomparabile portata si sta verificando in mezzo a noi: la Chiesa si sta spegnendo nelle anime. E’ una frase che fa l’effetto di una terribile doccia fredda, ma purtroppo è una frase in gran parte vera. Oggi non vediamo più intorno a noi questo amore per la Chiesa, questa gioia di sentirsi cattolici. Oggi quasi ci si vergogna di essere cattolici” (p. 27).
Si affronta poi il tema “La fondazione della Chiesa”, di taglio apologetico e inteso a confutare le proposizioni del Loisy: “Capito cari ascoltatori? Come si fa a dire, come diceva il modernista Loisy, che Gesù non ha mai pensato alla Chiesa? Che significato ha allora questa scelta dei dodici apostoli?” (p. 45). Nello stesso senso vanno interpretate le parole del Messia rivolte all’apostolo Pietro, nelle quali si fa esplicita menzione della Chiesa (Mt. 16, 13 ss.).
Il quarto capitolo svolge il complesso argomento del “Corpo Mistico” alla luce della costituzione conciliare Gaudium et spes e del mistero della Santissima Trinità. E’ la volta di difendere la fede da un errore protestantico, quello riguardante i concetti di Chiesa visibile e invisibile, al quale Padre Coggi risponde: “La Chiesa fondata da Gesù è subito scomparsa per poi comparire 1500 anni dopo, con l’avvento di Lutero? Come è possibile che per 1500 anni lo Spirito Santo si sia dimenticato di assistere la Chiesa? Gesù non aveva forse promesso ai suoi apostoli ‘Io sarò con voi tutti i giorni…’?” (p. 73).
Ai temi “Il Popolo di Dio. L’appartenenza alla Chiesa. Le note della Chiesa” è dedicata la successiva trasmissione. Contro molte erronee interpretazioni postconciliari (ad es. nella sedicente Teologia della Liberazione), la nozione di popolo di Dio, rileva l’autore, ha quattro punti caratteristici: “Ha come capo Cristo. Ha come condizione la libertà dei figli di Dio. Ha come legge il comandamento dell’amore. Ha come fine il Regno di Dio”. Risulta così, come ovvia conseguenza, che è necessario appartenere alla Chiesa per la salvezza: “Rimane vero che fuori della Chiesa cattolica non c’è salvezza. Perché se uno si salva non è perché è fuori della Chiesa, ma perché almeno in modo iniziale e imperfetto è nella Chiesa” (p. 85).
La moderna apologetica cattolica ha dedicato molto spazio alle contestazioni affrontate e risolte nel capitolo 6: “La successione apostolica”, cioè relative la struttura gerarchica che Cristo ha dato alla sua Chiesa. “E’ questo, cari ascoltatori, il punto su cui c’è la più profonda e netta divisione fra noi cattolici e tutte le comunità cristiane che in un modo o nell’altro fanno capo alla riforma protestante” (p. 101). Nel corso dell’esposizione, il teologo sfata indirettamente anche il mito della “bibliolatrìa” (espressione del Cardinale Biffi), ossia la pretesa di cercare nella Scrittura l’esposizione completa e aggiornata di tutta la fede e la morale.
“Il primato del Papa” è il tema svolto successivamente, ove dimostra che esistette un primato personale di san Pietro riguardo sugli altri apostoli e che successivamente tale primato venne da lui effettivamente esercitato anche nella Chiesa delle origini. Seguono dimostrazioni razionali e di san Tommaso d’Aquino a favore del primato del Pontefice Romano, nonché numerose testimonianze della chiesa primitiva a favore di esso: di San Clemente, S. Ignazio, S. Ireneo.
L’ottavo capitolo è tutto pervaso d’amore per l’infallibilità della Chiesa e, come conseguenza, di quello verso il suo supremo pastore. Tema importantissimo: “Se riflettiamo anche solo un poco ci rendiamo conto che è indispensabile che ci sia per i cristiani, per i discepoli di Gesù, un’autorità dottrinale infallibile, che garantisca la sicurezza della fede. Ma qualcuno dirà: non c’è già la Sacra Scrittura? […] Questo è il discorso che molti fanno. Ma è un discorso incoerente e insostenibile. E’ incoerente perché uno potrebbe ribattere: chi mi garantisce che la Sacra Scrittura è la parola di Dio? […] A queste domande c’è un’unica risposta. Me lo dice l’autorità infallibile della Chiesa. Inoltre la tesi della sola Scrittura è insostenibile. Perché la sola Scrittura non permette di risolvere tutti i dubbi che possono sorgere” (p. 140). Conclude l’esposizione una quanto mai necessaria illustrazione del “soggetto e campo di applicazione dell’infallibilità”.
L’ultimo capitolo è, ancora impostato in funzione anti protestantica riguardando, infatti, il dogma della “Comunione dei santi”, il suo fondamento biblico, i rapporti reciproci fra i membri della Chiesa terrena con le anime del purgatorio e i beati del Cielo. Non poteva mancare una sempre opportuna riproposizione dell’azione di intercessione svolta dai santi e dell’opportunità del loro culto e venerazione.
In apertura del capitolo, tuttavia, si legge una quanto mai necessaria avvertenza: “Abbiamo detto che il Papa, per esempio, è infallibile quando parla ex cathedra. Il che vuol dire che quando non parla ex cathedra non è di per sé sempre e necessariamente infallibile, e quindi ciò che egli dice non è sempre e necessariamente irreformabile. Qua si pone dunque il problema di quale deve essere l’atteggiamento del cristiano di fronte a questo insegnamento nel quale il Papa o la Chiesa non vuole impegnare tutta la sua autorità. Facciamo l’esempio di una normale enciclica, o di un’esortazione apostolica, o di una catechesi del mercoledì, oppure di un qualche documento di una congregazione romana […]" (p. 157). Padre Coggi risolve la questione riportando un testo conciliare ma, ancora di più, citando implicitamente i più recenti documenti in argomento della Congregazione per la Dottrina della Fede: “Ecco, vedete, cari ascoltatori, quale deve essere l’atteggiamento che dobbiamo sempre tenere quando il papa parla. Avere un religioso rispetto di volontà e di intelligenza, cioè aderire anche con la mente, accettando quanto egli dice con sottomissione e docilità” (p. 158). E’ quindi con un inno d’amore al Magistero – anche ordinario! – del Pontefice che il figlio di san Domenico chiude la sua trattazione.
Quale migliore esempio di Nuova Evangelizzazione per noi tutti?
In Gesù, per Maria
Fr. Luigi Maria G. de M., O.P.