Arrigo Petacco, L’ultima crociata. Quando gli ottomani arrivarono alle porte dell’Europa, Mondadori 2007, pagg. 209, Euro 18.50, ISBN: 8804572612
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INTERVISTA. A colloquio con Arrigo Petacco: «Ribalto il politicamente corretto della storiografia: nel Medioevo l’Europa frenò l’onda islamica».
Islam e cristianità si erano già incrociati a Ratisbona. Secoli prima del discorso di Benedetto XVI di un anno fa, al quale interessate strumentalizzazioni hanno dato coloriture improprie, proprio la città tedesca rappresentò la punta di massima avanzata dell’ondata musulmana che tentava di sommergere definitivamente l’Europa. Una coincidenza che ha catturato l’attenzione del giornalista e divulgatore storiografico Arrigo Petacco: «Incuriosito, sono andato a frugare nelle carte, per cercare di ricordare che cosa era realmente accaduto a Ratisbona. Ed è saltato fuori come quel luogo sia altamente simbolico dei rapporti tra islam e cristianità». Petacco ha convogliato le sue ricerche nel suo nuovo saggio L’ultima crociata. Quando gli ottomani arrivarono alle porte dell’Europa, in uscita oggi per Mondadori (pagine 248, euro 18,00). Un volume che, significativamente, si apre proprio con le parole di Manuele II Paleologo riportate dal papa: «Una citazione – ammette Petacco – che ignoravo. Approfondendo, ho poi appurato che Manuele II fu l’imperatore bizantino che per più volte si era insistentemente rivolto alla Chiesa latina per ottenere un aiuto contro la minaccia musulmana. Purtroppo, Roma non rispose all’appello, e alla fine la Chiesa di Bisanzio fu fagocitata dall’islam». Il titolo del suo lavoro si richiama espressamente all’«ultima crociata», quella combattuta sotto le mura di Vienna assediata. Eppure il termine sembra essere ancora d’attualità, frequente com’è nei discorsi degli estremisti islamici…
«Continua la retorica che identifica ’crociati’ ed ’ebrei’ con cattivo, il nemico. Ma nel mio libro io ho voluto offrire, sulle crociate, una chiave di lettura nuova. Da qualche tempo i nostri storici, in nome del politicamente corretto – che poi significa dire bugie pur di star tranquilli con tutti –, hanno messo in giro la tesi che le crociate furono una vile aggressione dei cristiani cattivi contro il pacifico popolo islamico. Invece è andata esattamente al contrario: le crociate furono la legittima reazione ispirata dalla Chiesa quando si accorse che ormai l’islam era sul punto di fagocitarsi l’Europa intera. Ci si dimentica troppo spesso che, quando Urbano II nel 1095 proclamò la prima crociata, l’avanzata islamica si era già spinta fino a Poitiers, un paio di secoli prima; che aveva occupato la Spagna; che aveva sommerso la Sicilia; che si era spinta in Calabria. Solo un secolo prima una spedizione musulmana aveva risalito il Tevere fino a devastare la basilica di San Pietro. Urbano II aveva capito che era arrivato il momento di fare qualcosa: altrimenti, sarebbe stata la fine dell’Europa cristiana. Ecco: le crociate furono sì una guerra santa, ma condotta per respingere un’altra guerra santa – la jihad – che era in atto ormai da secoli».
E Ratisbona?
«Prima di tutto, Ratisbona era la città dove aveva sede la Dieta del Sacro romano impero. E poi, la cosa più importante: proprio Ratisbona fu la punta di massima penetrazione raggiunta dalla cavalleria del sultano, nel suo tentativo di invadere l’Europa.
Quando Vienna fu cinta per la seconda volta d’assedio, nel 1683, le armate musulmane si spinsero un po’ più a nord di Vienna: fino a Ratisbona, appunto. È questo che dona un significato particolare a quel luogo».
Allora la cristianità, solcata dal recente scisma protestante, seppe reagire in modo compatto davanti alla minaccia islamica?
«L’Europa riuscì a mostrarsi unita. Oggi, purtroppo, sembra non esserne più capace, ma allora, per quanto la cristianità fosse divisa da lotte intestine, quando scattava l’allarme dell’invasione islamica il papa riusciva, bene o male, a rimetterla insieme.
Con un’eccezione: la Francia, che già allora trescava con l’islam tanto da riuscire a concludere, con Francesco I, quella che fu definita l’’empia alleanza’ di un re cattolico con il sultano. Ma gli altri Paesi cristiani, perfino l’Inghilterra, riuscirono a serrare le fila, sorretti dal collante della medesima fede».
Nel suo saggio dedica ampio spazio anche a un altro momento cruciale del plurisecolare scontro tra islam e Occidente: la battaglia di Lepanto. Un episodio che ancora ricorre frequentemente in certa retorica fondamentalista…
«Per loro fu uno scacco decisivo, il momento in cui l’onda islamica dovette rinunciare al suo sogno di cogliere la ’mela rossa’ – così era indicata, nell’immaginario collettivo musulmano, Roma, con la sua basilica di San Pietro. In effetti, se quella battaglia fosse stata vinta dall’islam la storia dell’Europa avrebbe avuto tutt’altro corso. E le nostre donne porterebbero il velo».
E l’assedio di Vienna?
«Si era nuovamente in bilico, ma anche quella volta gli islamici furono respinti. In definitiva, tutto si deve a quell’eroica figura di padre Marco d’Aviano. Un predicatore formidabile, con quelle sue omelie dove mescolava tedesco, italiano e latino eppure riusciva sempre a farsi capire. Fu lui l’anima dell’ultima crociata, con un ruolo simmetrico a quello ricoperto da Pietro l’eremita in occasione della prima. I musulmani lo chiamavano l’uomo con il pezzo di legno in mano: che sarebbe il crocifisso… Marco d’Aviano è stato una leggenda nel mondo islamico, mentre in Occidente è stato dimenticato per secoli. Curioso che ci si sia ricordati di lui solo da pochi anni.
Ma oggi, al riapparire della minaccia islamica, l’Occidente ha riscoperto il suo antico guerriero».
Edoardo Castagna
© Avvenire, 2 ottobre 2007