La resa della Chiesa

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In Giappone come sulle rive del Reno: la resa della Chiesa

Le risposte dei vescovi giapponesi e centroeuropei al questionario del sinodo sulla famiglia registrano il cedimento dei cattolici al "pensiero unico" dominante. Ma anche l'incapacità di guida dei pastori

di Sandro Magister

 

 

ROMA, 6 giugno 2014 – Sono finora sei le conferenze episcopali che violando la consegna della riservatezza hanno rese pubbliche le risposte alle 39 domande del questionario preparatorio al prossimo sinodo dei vescovi, convocato sul tema della famiglia.

In Italia la rivista dei dehoniani di Bologna "Il Regno" ha fornito le traduzioni integrali dei sei documenti nei numeri 5, 7 e 9 del 2014:

> "Il Regno – Documenti"

Come si può notare, cinque su sei di queste conferenze episcopali appartengono a quell'area geografica centroeuropea che fu l'ala marciante delle innovazioni del Concilio Vaticano II ma successivamente è stata anche la più segnata dal fenomeno della secolarizzazione.

Oggi è sopratutto da quest'area che vengono le più forti pressioni per un cambiamento della dottrina e della prassi pastorale in materia di matrimonio, in particolare con la richiesta di dare la comunione ai divorziati risposati.

Si sa che papa Francesco non gradisce questa insistenza sulla sola questione della comunione ai risposati. L'ha detto rispondendo ai giornalisti durante il viaggio di ritorno a Roma dalla Terra Santa. Per lui la questione è "molto, molto più ampia" e va affrontata nella sua globalità. Riguarda la famiglia in quanto tale. Che è in crisi ovunque, ha detto: "È in crisi mondiale".

Le risposte dei vescovi giapponesi al questionario presinodale sono la conferma clamorosa di questa convinzione del papa.

Ma c'è di più. Sono la conferma che l'eclisse della visione cristiana della famiglia è il prodotto non solo del "pensiero unico" dominante, ma anche della resa della Chiesa a tale pensiero.

I vescovi giapponesi lo riconoscono con candore:

"La Chiesa in Giappone non è ossessionata dalle questioni sessuali".

In questa e in altre loro affermazioni c'è l'ammissione di un diffusa rinuncia, da decenni, a proporre la novità cristiana sui terreni cruciali della vita e della famiglia.

In Giappone i cattolici autoctoni sono appena 440 mila, lo 0,35 per cento di una popolazione che non è mai stata cristianizzata nel suo insieme. Ma dalla descrizione che ne fanno i vescovi si ricava un profilo di Chiesa tutt'altro che da "minoranza creativa" in terra di missione. Una Chiesa molto ripiegata sulla gestione dell'esistente. Molto vicina al profilo medio di quel cattolicesimo residuale, fortemente secolarizzato, tipico dell'area centroeuropea.

Da questo punto di vista, anche la tesi cara a Jorge Mario Bergoglio di una Chiesa troppo sbilanciata, se non "ossessionata", durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sulle questioni dell'aborto, del matrimonio omosessuale e dei contraccettivi, appare contraddetta dai fatti.

Infatti, stando alle risposte al questionario presinodale finora rese pubbliche, non risulta in alcun modo che in Centroeuropa o in Giappone la "Evangelium vitae" o i "principi non negoziabili" siano stati un asse portante della pastorale della Chiesa degli ultimi decenni, a livello di vescovi, sacerdoti e fedeli, né che al posto di questo la Chiesa si sia prodotta in uno slancio missionario concentrato "sull'essenziale" della proposta evangelica.

Non è avvenuta né l'una né l'altra cosa, come prova, qui di seguito, l'antologia tratta dalle riposte dei vescovi del Giappone al questionario presinodale.

Il documento dei vescovi giapponesi – firmato da Peter Takeo Okada, arcivescovo di Tokyo e presidente della conferenza episcopale – è tanto più interessante perché frutto di una consultazione ristretta ai soli vescovi e ai superiori maggiori degli ordini religiosi maschili e femminili.

È una sorta di confessione esplicita di resa, da parte di coloro che pur hanno in sorte di guidare quella piccola Chiesa tra i moderni "pagani".

Brani scelti da:

RISPOSTE AL QUESTIONARIO SULLA FAMIGLIA

Conferenza dei vescovi cattolici del Giappone

Non di rado le persone vivono insieme senza sposarsi… L’aborto e la contraccezione sono una pratica comune e molti feti vengono eliminati prima di nascere… Questi fenomeni e queste tendenze nei matrimoni valgono anche per i cattolici…

Per lo più le persone non conoscono gli insegnamenti [della Bibbia] e i documenti [della Chiesa sulla famiglia]. Nella migliore delle ipotesi, ne hanno una conoscenza frammentaria, derivante da commenti fatti da sacerdoti che possono essere essi stessi non ben informati…

In generale, le persone conoscono solo i divieti relativi all’aborto, al controllo artificiale delle nascite, al divorzio e a un nuovo matrimonio. Esse sono influenzate dagli usi e costumi della società più che da questi insegnamenti, specialmente riguardo al controllo delle nascite… Anche fra i cattolici molti criticano la posizione della Chiesa in materia di metodi contraccettivi come il profilattico… 

Riguardo all’educazione alla fede, dobbiamo riconoscere che, a livello nazionale, diocesano e parrocchiale, non esistono programmi pastorali [per la famiglia]. Vi sono ovviamente attività dedicate a questo da parte di diocesi, parrocchie, sacerdoti e parrocchiani, ma esse sono frutto di sforzi individuali…

Anche molti cattolici non si distinguono dall’opinione comune in tema di divorzio e nuovo matrimonio consentiti dalla legge civile, diagnosi prenatale, aborto ecc. e criticano anch’essi la Chiesa per il suo insegnamento sul concepimento e la nascita dei figli… Molti ritengono che gli insegnamenti sul divorzio e la separazione violino la saggezza tradizionale…

In Giappone, il matrimonio fra persone non battezzate e non credenti che ricorrono ai riti della Chiesa fa normalmente parte dell’attività della Chiesa da molti anni, con l’approvazione della Santa Sede. La prassi abituale è la richiesta di almeno una qualche formazione prima del matrimonio basata sulla visione del matrimonio da parte della Chiesa. Inoltre, non devono esservi impedimenti canonici al matrimonio (come il divorzio), anche se singoli pastori tendono in genere a essere indulgenti…

La preparazione al matrimonio varia generalmente da contesto a contesto: esistono programmi regolari in alcuni luoghi, ma in molte situazioni essa dipende dall’interesse e dall’abilità del pastore. In Giappone sono stati introdotti l’incontro matrimoniale e l’incontro per i fidanzati e per un certo tempo hanno ottenuto un buon interesse, ma ora sembrano quasi scomparsi…

In una risposta al questionario si legge: "Quasi tutte le coppie che ho unito in matrimonio negli ultimi anni hanno cominciato a vivere insieme per vari mesi prima del matrimonio. Nessuna pensava che questo contrastasse con gli insegnamenti della Chiesa"…

Nell’elaborazione di un orientamento pastorale forse è importante ricordare che l’unica volta nei Vangeli in cui Gesù incontra chiaramente una persona in situazione di convivenza al di fuori del matrimonio (la samaritana al pozzo) non incentra l’attenzione su questo aspetto. Tratta invece con grande rispetto la donna e la trasforma in una missionaria…

La maggior parte delle persone divorziate e risposate è apparentemente indifferente…  Decidono loro di ricevere i sacramenti o di non riceverli e si comportano in base alla propria decisione… Vi sono persone che non sanno di non poter ricevere la comunione se si sono risposate dopo il divorzio. Anche fra le persone che lo sanno, alcune ricevono la comunione e vi sono sacerdoti che non dicono nulla pur conoscendo la loro situazione…

Non esiste un ministero specifico [per i divorziati risposati]. I pastori rispondono nel modo più pastorale possibile, ma sembra che il popolo di Dio abbia oltrepassato la necessità di un tale ministero. Le persone prendono loro delle decisioni e si comportano in base a esse…

In Giappone non esiste un riconoscimento legislativo delle unioni di persone dello stesso sesso… Lo stato non promuove questi matrimoni e la Chiesa non ha elaborato una posizione particolare riguardo alla possibilità di un eventuale cambiamento…

Oggi i cattolici o sono indifferenti verso l’insegnamento della Chiesa [sulla regolazione delle nascite] o non lo conoscono. Molti cattolici in Giappone non hanno mai sentito parlare della "Humanae vitae"… Pur potendovi essere qualche menzione dell’insegnamento della Chiesa sul controllo artificiale delle nascite nei corsi prematrimoniali, la maggior parte dei sacerdoti non lo mette in evidenza…  In genere non si conosce e non s’insegna la dottrina morale della "Humanae vitae", e quando la si conosce non la si segue…

La Chiesa in Giappone non è ossessionata dalle questioni sessuali… A parte l’aborto, sembra che non vi siano molti sensi di colpa riguardo alla contraccezione…

Pur essendo importante continuare a sottolineare l’importanza della famiglia e della vita, la Chiesa deve presentare anche un volto che guarisce, sostiene e incoraggia coloro che non possono raggiungere l’ideale, piuttosto che limitarsi a giudicare e criticare…