ANGELO VESCOVI, La cura che viene da dentro. La grande promessa delle cellule staminali e le alternative alla clonazione, Mondadori, Milano, 2005, pp. 102, € 14,00
L’Autore, docente universitario di biologia cellulare, ricercatore di fama internazionale e, tra l’altro, consulente della Pontificia Accademia per la Vita, appartiene all’insieme di coloro che, pur dichiarandosi agnostici in materia di fede religiosa, sono convinti assertori della possibilità per la ragione umana di giungere a conclusioni oggettive e non arbitrarie circa la realtà delle cose. Da ciò deriva la sua convinzione che tali conclusioni debbano essere utilizzate come guida per le scelte collettive, superando le mere apparenze, le posizioni prive di supporti logici e scientifici ed i condizionamenti di una interessata superficialità.
Vescovi introduce il lettore in uno dei campi più affascinanti della ricerca biologica e medica contemporanea, quello delle cellule staminali, denso di implicazioni etiche, giuridiche e politiche, come in Italia abbiamo constatato in occasione del referendum sulla procreazione medicalmente assistita. Il libro è pregevole sotto molti aspetti: anzitutto espone contenuti rigorosamente scientifici in modo piano, scorrevole e coinvolgente, con simpatici riferimenti autobiografici e momenti di sano humour. Riusciamo così a comprendere la natura e la funzione delle cellule staminali somatiche, che si formano nelle fasi più tardive dello sviluppo fetale e da allora sono sempre presenti nell’organismo. Esse sono specializzate e tessuto-specifiche, cioè preposte alla manutenzione, riparazione e rigenerazione di specifici organi o tessuti. In ciò si distinguono da un secondo tipo di cellule staminali , quelle embrionali, presenti esclusivamente nelle prime fasi della vita dell’embrione e caratterizzate da un enorme potenziale proliferativo, unito alla “pluripotenzialità”, cioè alla capacità di generare tutti i tipi di cellule dell’organismo attraverso le fasi successive di un processo altamente organizzato e coordinato. Ci viene inoltre ricordata l’esistenza di una importante terza categoria di cellule staminali, quelle tessuto-specifiche fetali, che compaiono nella fase più tardiva dello sviluppo embrionale e per alcuni aspetti presentano caratteristiche intermedie rispetto ai primi due tipi (elevata capacità proliferativa unita alla predisposizione a produrre direttamente cellule mature del tessuto di residenza).
L’ampio e non sempre sereno dibattito suscitato dalle ricerche su queste cellule è dovuto al loro attuale o potenziale utilizzo per finalità terapeutiche, che presenta caratteristiche, prospettive e problemi diversi per i tre diversi tipi di staminali. L’autore fa il punto della situazione, con un grande merito: quello di non occultare o dissimulare i problemi etici, il maggiore dei quali riguarda esclusivamente le cellule staminali embrionali: attualmente l’unico modo per disporne ed ottenerne le linee cellulari che interessano i ricercatori è quello di prelevarle da embrioni vivi, distruggendoli. Vescovi conosce benissimo la reazione tipica di certi ambienti (“che problema c’è? Si tratta solo di un grumo di cellule”) e ad essa si ribella anzitutto da scienziato, definendola “la nemesi della faciloneria e della superficialità”(p. 63). Egli ribadisce con lucide argomentazioni di tipo esclusivamente “naturale” (cioè basate su dati sperimentali e sviluppate in base al criterio dell’evidenza razionale) che ciò “che sembra un grumo di cellule, altro non è che vita umana in uno dei suoi tanti stadi, tutti unici” (p.64), e che il ricercatore, se vuole comportarsi egli stesso da essere umano, che decide e agisce in base a scienza e conoscenza, non deve assolutamente violarne l’integrità. Di grande interesse anche le pagine dedicate ad alcuni argomenti collegati a quello principale, come la clonazione cosiddetta “terapeutica” (aggettivo che viene contestato in quanto dissimula il sacrificio dell’embrione ottenuto per clonazione), e la fecondazione in vitro (una avvertenza sul punto: è importante chiedersi e chiedere agli esperti cattolici di bioetica se e a quali condizioni è accettabile l’approccio statistico delineato da Vescovi in merito alla questione degli embrioni già congelati, ferma restando la sua netta opposizione ad una ulteriore produzione, peraltro vietata dalla normativa italiana).
Se è vero che Vescovi si dice agnostico, è altrettanto vero che la sua onestà intellettuale e la sua sensibilità morale, insieme alle sincere espressioni di meraviglia per alcuni “accorgimenti” della natura, autorizzano a sperare per lui in sviluppi positivi in materia di fede. E’ troppo chiedere al lettore cattolico una preghiera con questa intenzione?
Marco Ulivelli