“La Stampa”, 21/10/2002
IL PAPA PROCLAMA SEI NUOVI BEATI, TRA CUI DUE ADOLESCENTI UGANDESI
UCCISI PER LA LORO FEDE
«Troppi missionari trascurano Gesù»
Il Vaticano dice no agli eccessi di filantropia
CITTÀ DEL VATICANO — Nel giorno in cui la Chiesa celebra la giornata per le missioni, e
Giovanni Paolo II aggiunge sei nuovi beati, fra cui due giovanissimi martiri
ugandesi, alla sua già lunghissima lista, il prefetto di «Propaganda Fide»,
il cardinale Crescenzio Sepe, denuncia la tendenza a fare della filantropia,
più che dell´evangelizzazione. «La grande tentazione degli ultimi decenni –
ha dichiarato all´Agenzia Fides il porporato -, grazie anche a certi
influssi ideologici di diverso stampo, è stata quella di trascurare
l´annuncio esplicito di Cristo e la dimensione spirituale della missione “ad
gentes”». Sepe è responsabile del dicastero vaticano che si occupa
dell´«evangelizzazione dei popoli»; un organismo di grande potere ed
importanza, dotato di una totale autonomia finanziaria, e che «governa»
larghe zone del mondo, in Africa e in Asia in particolare. L´accusa verso
una missione troppo poco spirituale è precisa: «Tale trascuratezza – dice –
ha portato alcuni missionari a ridurre il proprio compito ad una sorta di
filantropia vuota di spirito, ad un´attività sociale, che, seppur utile alla
gente, resta priva di quello spessore apostolico degli Atti degli Apostoli
fanno risuonare nella Chiesa di tutti i tempi: “Non è giusto che noi
lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense”». E il cardinale
conclude ricordando una frase di Gesù: «Queste, invece, erano le cose da
fare, senza trascurare quelle». Proprio mentre i cattolici celebrano la
giornata delle missioni, nelle Filippine una bomba posta vicino a una chiesa
fa vittime. «Il mondo sembra avanzare ogni giorno di più verso il
terrorismo – dice il cardinale Sepe – l´odio fratricida, l´autodistruzione.
Ma non dobbiamo farci strumentalizzare dalle paure e dalle vendette, al
contrario dobbiamo essere ancora più vigili e attivi nella costruzione di
una cultura di convivenza, anche contro tutte le apparenze. Il perdono non
si contrappone alla giustizia, dice il Papa». Il Papa, ieri mattina, in
piazza San Pietro ha celebrato una lunga messa di beatificazione,
accompagnata da musiche e canti etnici. Giovanni Paolo II sembrava in forma
discreta, mentre elevava agli onori degli altari sei nuovi beati: due
giovani catechisti, un vescovo, un religioso, due suore. Sei storie diverse,
con radici in Europa, Africa, Asia; danze africane e melodie tamil hanno
fatto risuonare nel colonnato del Bernini echi di terre lontane. Era
l´immagine di due adolescenti ugandesi, brutalmente uccisi nel 1918 per la
loro fede in Cristo, a campeggiare in posizione centrale tra i grandi
stendardi appesi sulla facciata della Basilica vaticana, quelli che
tradizionalmente mostrano i volti dei nuovi beati. Daudi Okelo e Jildo Irwa
sono diventati martiri a 12 e 16 anni; servivano la Chiesa come catechisti
laici, nel loro paese, l´Uganda, ed hanno accettato di essere uccisi a colpi
di lancia pur di non rinnegare la loro fede. Il Papa li ha definiti «modelli
e intercessori per tutti i catechisti del mondo, specialmente in quei luoghi
dove i catechisti ancora soffrono per la fede», talvolta in mezzo a
situazioni di emarginazione sociale e di pericolo per la loro stessa
incolumità. Prima della messa, Beniamin Gantin, «decano» del Collegio
cardinalizio, ha compiuto la sua ultima uscita pubblica, rivolgendo al Papa
un indirizzo di auguri per il 24° anniversario di Pontificato. Gantin, che è
originario del Benin ed ha superato gli 80 anni, ha ottenuto dal Pontefice
il permesso di tornare a vivere in patria. E´ stato prefetto della
Congregazione per i vescovi, e presidente della Pontificia Commissione per
l’America Latina. Con la sua partenza, il «black power» in Vaticano subisce
un duro colpo. Il suo nome significa albero di ferro della terra d’Africa:
figlio di un funzionario delle ferrovie, è stato consacrato vescovo da
Giovanni XXIII. Era decano del Collegio cardinalizio dal 5 giugno 1993.
Nelle prossime settimane i 171 cardinali si riuniranno per eleggere il
proprio decano, una figura autorevole considerata una sorta di «primus inter
pares». Il decano viene scelto fra i cardinali-vescovi; oltre a Gantin,
sono: Angelo Sodano, Giovanni Battista Re, Roger Etchegaray, Josef
Ratzinger, e Alfonso Lopez Truijllo. L’orientamento che sembra prevalere in
Vaticano è di arrivare ad eleggere Ratzinger. Difficile l´elezione di
Sodano, che con ogni probabilità continuerà a svolgere il ruolo di
segretario di Stato anche oltre i 75 anni, che festeggia il 23 novembre.
Marco Tosatti