Adolpho Lindenberg, Il libero mercato in una società cristiana, Edizioni Segno (Via E. Fermi, 80/1 – Fraz. Feletto Umberto 33010 – Tavagnacco (UD) info@edizionisegno.it), Euro 20,14, pp. 304
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La domanda fondamentale a cui il libro di Adolpho Lindenberg ci aiuta a rispondere si può porre in questi termini: è possibile conciliare libertà economica e difesa dei princìpi morali? Possono coesistere princìpi immutabili e libero mercato? La risposta dell’autore, che è anche quella della dottrina cattolica, è chiara e positiva.
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Nella società cristiana premoderna il ruolo dell’economia, svolto dal Terzo Stato, il ceto dei produttori, era secondario e subordinato rispetto a quello della politica e della religione, rispettivamente impersonate dalle due classi della Nobiltà e del Clero. E’ solo a partire dalla Rivoluzione francese che l’impianto tradizionale della società si dissolve e l’economia viene ad assumere progressivamente quella funzione dominante che attualmente essa occupa nella civiltà contemporanea.
Questo processo di dissoluzione vede nascere la cosiddetta \"questione sociale\" e con essa una serie di nuove teorie, come il liberalismo e il socialismo, che pretendono di offrire false soluzioni al veri problemi aperti nella società moderna dalla Rivoluzione del 1789. In risposta a questi problemi e in antitesi alle false soluzioni si forma la dottrina sociale della Chiesa, che non nasce, come comunemente si crede, con la Rerum Novarum di Leone XII, ma con il Magistero dei suoi predecessori che si trovano costretti a fronteggiare le ferite aperte nella Cristianità dalla Rivoluzione francese.
La società cristiana non esigeva una dottrina cristiana della società. Questa si rende necessaria a partire dallo smantellamento dell’ordine sociale tradizionale. In questo senso, il primo documento moderno di dottrina sociale della Chiesa appare l’allocuzione di Pio VI al concistoro del 17 giugno 1793 con la quale il Pontefice, protestando contro il supplizio del re Luigi XVI, condanna la “libertà filosofica che corrompe gli animi, i costumi, distrugge le leggi ed ogni istituzione ricevuta”, e indica le catastrofiche conseguenze sociali dell’ideologia illuministica.
Su questa linea si situano Gregorio XVI, con la enciclica Mirari vos e soprattutto il Beato Pio IX, con il suo poderoso Magistero. Vale la pena di ricordare che nella enciclica Qui pluribus dei 9 novembre 1846, la prima del suo pontificato, ben due anni prima dell’apparizione del Manifesto del Partito comunista di Marx ed Engels, Pio IX condannò esplicitamente “quella dottrina funesta e più che mai contraria al diritto naturale, che chiamano comunismo, una volta ammessa la quale si abbatterebbero completamente i diritti, i patrimoni, le proprietà e persino la società umana”.
Sulla scia di questo insegnamento nel corso del XIX secolo illustri pensatori cattolici analizzarono, da una prospettiva cattolica, i problemi posti dalla Rivoluzione anticristiana. Basti ricordare i nomi di Frédéric Le Play, di Charles Perin, di René de La Tour du Pin e quelli di tutti gli altri autori che anticiparono o accompagnarono il Magistero di Leone XIII. In occasione dei centenario della Rerum Novarum, il 10 maggio 1991, Giovanni Paolo Il ne ha riproposto le grandi linee con l’enciclica Centesimus annus nell’intenzione di confermare “il permanente valore di tale insegnamento? e di manifestare ?il vero senso della tradizione della Chiesa” (n. 2).
Nel corso dell’ultimo secolo, tuttavia, all’interno degli ambienti cattolici più attenti all’ortodossia del Magistero, lo studio dei problemi economici e sociali è stato trascurato rispetto a quello dei temi metafisici e morali, quasi che i primi fossero meno degni di attenzione dei secondi, con il risultato che l’economia ha finito per costituire il cavallo di battaglia degli avversari del cattolicesimo, soprattutto dei comunisti e dei socialisti, nonché dei cattolici \"progressisti\", che hanno cercato di conciliare la loro fede religiosa con l’analisi socio?economica marxista.
Di fronte all’offensiva socialcomunista tesa a realizzare una società senza classi, anarchica e ugualitaria, attraverso la distruzione della proprietà privata e della libera iniziativa, il maggior fronte di resistenza, sul piano economico, è stato opposto da autori liberali, ideologicamente dipendenti però dalle stesse teorie illuministiche da cui il socialismo aveva avuto origine. Queste premesse ideologiche li spingono a negare l’esistenza di princìpi metafisici universali e ad elevare ad unico valore assoluto la libertà dell’individuo. La conseguenza è che la difesa della libertà economica si unisce in essi con una assoluta liberalizzazione in campo morale. è, noto ad esempio che, anche in campo conservatore, molti cosiddetti “liberali”, sono a favore della liberalizzazione della droga, dell’aborto e di ogni sperimentazione nel campo della bioetica.
In realtà, da una parte occorre ammettere che la società moderna è permeata di economicismo e che il problema economico pur non avendo una primarietà di diritto, la detiene di fatto. Dall’altra è necessario riaffermare che l’antisocialismo e la difesa della libertà economica possono oggi rifarsi al princìpi tradizionali della dottrina sociale cristiana, senza bisogno di fondarsi sull’ideologia liberale. Questo libro di Adolpho Lindenberg dedicato al libero mercato in una società cristiana, lo dimostra, contribuendo con ciò a colmare una lacuna e a ristabilire un equilibrio. L’opera che presentiamo ha dunque due grandi meriti.. Il primo è quello di affrontare un argomento poco dibattuto e di trattarlo con uno stile semplice ed efficace. Il secondo è quello di suggerire una strada concreta, che va naturalmente percorsa ed approfondita, ma senza discostarsi dal binari che l’autore traccia.
La domanda fondamentale a cui il libro di Adolpho Lindenberg ci aiuta a rispondere si può porre in questi termini: è possibile conciliare libertà economica e difesa dei princìpi morali? Possono coesistere princìpi immutabili e libero mercato? La risposta dell’autore, che è anche quella della dottrina cattolica, è chiara e positiva.
Per comprenderla occorre riconquistare la nozione oggi smarrita di legge naturale. La libertà economica scaturisce infatti da quello stesso ordine naturale di cui i grandi princìpi morali sono espressioni. Non solo si può ma si deve essere, allo stesso tempo, antiliberali da un punto di vista filosofico e morale, ma favorevoli alle giuste libertà economiche e sociali oggi pesantemente minacciate. Ciò significa che non solo bisogna respingere la separazione tra economia e morale, ma occorre recuperare una morale economica che permetta di conciliare i legittimi interessi degli individui con il bene comune della società.
Va subito aggiunto che Lindenberg si presenta non come un pensatore che voglia proporre una nuova teoria, ma come un cattolico attento e informato che sulla base della sua eccellente formazione e della sua preziosa esperienza di imprenditore, formula alcune idee guida.
I quattro principali punti di accordo tra il pensiero cattolico sociale ed economico e il cosiddetto movimento di liberalizzazione economica (comprendente neoliberalismo, neocapitalismo e la difesa della libera impresa e dei sistemi di mercato in generale) sono, per Lindenberg, la difesa del diritto di proprietà e dell’iniziativa privata, come pure il principio di sussidiarietà; la limitazione del ruolo dello Stato nell’ordine socio?economico; l’opposizione a riforme sistematiche di carattere ugualitario come quelle agrarie, urbane e del commercio; l’opposizione a ogni proposta legislativa di carattere confiscatorio, come pesanti tasse su profitti, lasciti e grandi proprietà.
Chi ritenesse d’altra parte che le tesi del prof. Lindenberg siano viziate da collusione con il liberalismo condannato dalla Chiesa, non ha che da leggere con attenzione le pagine dedicate a chiarire le differenze tra il liberalismo filosofico e morale e le libertà difese dal neo?liberalismo economico. Non bisogna confondere, spiega bene l’autore, l’ideologia liberale, che nasce dal trinomio rivoluzionarlo Libertà, Uguaglianza, Fraternità, con la difesa della libertà di cui l’uomo deve godere nelle sue attività economiche.
L’anti?liberalismo di molti cattolici, lungi dal concentrarsi sul nucleo ideologico del fenomeno, finisce col deviare, colpendo il principio stesso di libertà, e tende a far dimenticare che la libertà è un valore profondamente cristiano che deve essere equilibrato con l’autorità e non rimosso dalla società. La libertà economica, scrive Lindenberg, è “un corollario del diritto di proprietà e della visione cristiana della condizione umana”.
Essa non è affatto incompatibile con l’esistenza di valori etici. Al contrario, l’attività economica, come qualsiasi attività dell’uomo, deve essere fondata sui princìpi morali. Queste leggi, regole e pratiche, tuttavia, devono essere viste come linee guida per facilitare le relazioni degli uomini tra di loro ma non coartare la loro libertà.
“Perciò ? conclude Lindenberg – non c’è niente di paradossale riguardo a cattolici, perfino conservatori e tradizionalisti, che partecipino a movimenti di riforma economica. Nel far ciò, essi stanno in alcun modo compromettendo la loro posizione filosofica anti?liberale. Ogni qual volta sarà necessario, essi esprimeranno il loro rifiuto del liberalismo filosofico e morale”.
D’altra parte l’autore non mostra nessuna indulgenza verso il macrocapitalismo e gli sviluppi contemporanei dell’economia mondialista. Si legga a questo proposito il capitolo 15 e in particolare le pagine dedicate alla “globalizzazione dell’economia mondiale”, in cui Lindenberg non risparmia critiche nei confronti del processo di globalizzazione in atto e della stessa unificazione europea, che costituisce una grave minaccia non solo alla sovranità nazionale e all’identità culturale dei popoli europei ma anche allo stesso equilibrio economico del nostro continente.
La parte più originale del libro è certamente la seconda, in cui l’autore descrive le linee di un ordine sociale autenticamente cristiano fondato sul principio di sussidiarietà e sulla armonica collaborazione degli organismi intermedi. Oggi abbondano infatti le critiche della società contemporanea ormai in pieno disfacimento, ma rari sono gli scrittori che possano offrire un concreto modello alternativo. Lindenberg, formatosi alla scuola di Plinio Correa de Oliveira, è in grado di farlo, individuando le relazioni personali come la chiave di volta di una società cristiana e organica. Egli è perfettamente convinto che la crisi contemporanea è essenzialmente religiosa e morale e che la soluzione non potrà essere ricercata che andando al cuore di questo problema.
Roberto de Mattei