I cattolici nella temperie del relativismo

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GlANDOMENICO MUCCI, I cattolici nella temperie del relativismo, Milano, Jaca book, 2005, pp. 407, €. 24,00.

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Il volume è una riflessione approfondita sulle componenti essenziali della modernità: l’illuminismo, il nichilismo, il relativismo, il laicismo, il primato della scienza e della tecnica. L’analisi è condotta con un dialogo serrato con i più noti e autorevoli laicisti, i cui scritti vengono ampiamente citati. Ci sembra, anzi, che proprio questa sia una caratteristica significativa del volume: il lettore vi trova un quadro del pensiero contemporaneo nelle sue molteplici sfaccettature che è difficile trovare altrove.
Scorrendo, infatti, le undici pagine dell’indice dei nomi si può rilevare che non manca quasi nessuno degli autori che hanno scritto sull’uno o l’altro aspetto della modernità.
Ma quello che più conta è la capacità dell’A. di mostrare l’intreccio dei molti aspetti esaminati, per cui quelli che possono apparire temi isolati si intrecciano tra loro, fino a poter affermare che, in sostanza, si tratta di un unico problema, il quale ha molti aspetti e quindi nomi diversi, ma indicanti la stessa realtà. «Nichilismo e relativismo — è detto nell’introduzione — con le loro ascendenze illuministiche sono assunti come paradigma della nostra epoca caratterizzata dal pensare e dall’agire come se Dio non esistesse, dall’esaltazione dell’autonomia individuale disciolta dal vincolo fondante della verità, dall’autosufficienza della volontà morale» (p. 11).
In realtà, l’essenza della modernità sta proprio nell’espressione «pensare e agire "come se Dio non esistesse"», e dunque nell’essere svincolati dalla ricerca della verità oggettiva e da ogni norma morale che non sia quella che l’uomo si da nella sua autonomia. E quindi in atto una radicale erosione del cristianesimo e una svalutazione della sua presenza nel mondo: presenza vista come un attentato all’autonomia dell’essere umano nella sua ricerca della verità e del bene, e quindi come una forma di asservimento, da cui l’uomo deve liberarsi. E dunque in atto, nel mondo di oggi, uno scontro culturale di grandi proporzioni tra la modernità e il cristianesimo, di cui i cattolici devono prendere atto, cercando di comprenderne il senso, i motivi, le cause e la vastità; cercando, soprattutto, di comprendere quali sono oggi i compiti dei cristiani nel campo della cultura. Non si può, infatti, stare a guardare passivamente quello che avviene. Tanto più che c’è, da parte del laicismo più qualificato, il tentativo di mettere a tacere ogni voce cristiana sia con l’asprezza delle critiche, sia con la squalifica culturale sia, talvolta, con l’irrisione.
A prendere coscienza della posta in gioco può dare un valido contributo questo volume. Di particolare interesse ci sembrano il capitolo terzo che tratta della «permanente influenza dell’illuminismo», il capitolo quinto che tratta del «nichilismo», il capitolo sesto che discute la «cultura del relativismo e la democrazia» e il capitolo ottavo che parla di «laicità e laicismo».
Altri temi esaminati, come «il rapporto tecnica-religione», la «cultura della crisi», «mito e pericolo della gnosi moderna», «la mistica come crocevia dei postmoderno», rilevano aspetti non secondari della modernità, che ne completano il quadro.
Il problema culturale maggiore del nostro tempo nei Paesi occidentali è l’influenza dell’illuminismo, che prende il nome di «neo-illuminismo» ma che in realtà è il vecchio illuminismo di sempre, «caratterizzato dalla ragione che costruisce un sistema chiuso in se stesso, immanente, senza margini per la trascendenza» (p. 61). In particolare, l’illuminismo «ha sempre considerato l’esperienza religiosa, anche e soprattutto quella cristiana e cattolica, come un dato di superstizione, di infantilismo, tollerabile soltanto come "affare privato", da escludere accuratamente sia dalla sistemazione della cultura sia dal numero delle categorie etiche preposte alla formazione impartita dallo Stato ai cittadini e alla direzione della cosa pubblica» (p. 62).
L’A. rileva poi che il neo-illuminismo è oggi diffuso a livello popolare e porta con sé una forte carica di anticristianesimo e di radicale ostilità verso la Chiesa e la Gerarchia, continuamente accusata di ingerenza indebita nella vita dello Stato. Nello stesso tempo osserva che il neoilluminismo è ben consapevole che il pensiero moderno è arrivato a un capolinea o a un bivio, e cede il posto al «pensiero debole» e allo scetticismo di stampo postmoderno oppure chiede al cristianesimo di divenire una «religione civile», capace di supplire alla crisi dei valori, a cui ha condotto il neoilluminismo.
Di particolare interesse è il capitolo dedicato al nichilismo, visto come «la categoria riassuntiva della modernità filosofica», in quanto «implica la nullificazione del senso dell’essere, il rifiuto di ogni fondamento, la negazione di qualsiasi verità oggettiva, la completa mancanza di scopi nel divenire umano e cosmico» e quindi «lo scetticismo intorno alle certezze, al senso, ai valori» (p. 131). Esso è studiato nella formulazione che gli ha
dato F Nietzsche con la proclamazione della «morte di Dio» e nell’esegesi che di tale espressione ha fatto M. Heidegger. La critica al nichilismo è fatta sulla scorta della Fides et ratio.
Studiando, poi, il relativismo etico, l’A. si sofferma sul rischio dell’alleanza fra questo e la democrazia, quasi che non possa esistere una vera democrazia se non ispirata al relativismo etico. Questo, infatti, sarebbe solo capace di salvaguardare la libertà dei cittadini in un mondo multiculturale e multietnico, nel quale ognuno ha la «sua» verità, non potendo esistere una scala oggettiva di verità e di valori e quindi valevole per tutti.
Così, il relativismo sarebbe la condizione e la «garanzia della pace civile» (R. Bodei), mentre Giovanni Paolo II vede nel relativismo «la grande minaccia per la civiltà occidentale» (p. 176).
Chiarificatore è il capitolo dedicato a spiegare la radicale diversità che passa tra laicismo e laicità: due termini oggi scambiati l’uno con l’altro, chiamando laicità quello che è un vero e proprio laicismo, il quale si fonda su una visione atea o agnostica del mondo, sulla soggettività dei valori e sulla contrapposizione ad ogni dimensione religiosa, non solo sul piano civile, ma anche sul piano culturale. A questo proposito, l’A. da largo spazio, oltre che alla discussione che si è svolta in Francia sulla laicité, anche a quanto si è detto in Italia nella polemica laicista, nella quale è apparso evidente «il dispregio dei valori nei quali il cristiano
crede, etichettati come fondamentalismo e ideologia» (p. 275).
Pur dando largo spazio alla discussione critica dei vari aspetti della modernità, il p. Mucci espone con uguale ampiezza la posizione cattolica su tutti i problemi discussi, mostrandone la validità e la dignità «culturale» e la capacità del pensiero cristiano di dare senso alla vita e all’azione, laddove il neoilluminismo ateo e individualista conduce al nichilismo dei valori e allo scetticismo, sui quali non possono fondarsi né la vita delle persone né quelle delle società umane.

G. De Rosa
Tratto da Civiltà cattolica – fasc. n. 3735 del 4 febbraio 2006 pp. 302-304
Con autorizzazione