(Fides) Moratoria per la ricerca sugli embrioni.

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Una moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani.

Intervista a Eugenia Roccella, scrittrice, editorialista dell’Avvenire, co-portavoce del Family Day

Fides 5-8-2008

Su Avvenire del 21 novembre scorso, Eugenia Roccella – in relazione alla scoperta delle due equipes di scienziati che rivoluziona la ricerca sulle cellule staminali – ha ricordato le polemiche che seguirono alla decisione del Presidente degli Stati Uniti di bloccare i finanziamenti federali ai progetti di ricerca che prevedevano la distruzione di embrioni umani. Da quel momento, si moltiplicarono i tentativi di trovare nuove strade, eticamente accettabili, per ottenere cellule staminali senza sacrificare gli embrioni. Al blocco dei fondi, nel corso degli anni, si è aggiunta la difficoltà di reperire gli ovociti, perché le donne, alle quali si chiede di donarli, sono restie a farlo considerati i trattamenti pesanti e rischiosi. Risultato? Nessuna staminale embrionale umana è stata prodotta con la tecnica della clonazione

In tutt’Europa, con i soldi di tutti, sono stati fatti progetti di ricerca sulle cellule staminali embrionali. “E’ stato realizzato uno sterminio di embrioni – sostiene Eugenia Roccella – che oggi rischia di essere una forma di accanimento ideologico privo di serie giustificazioni scientifiche e tantomeno umanitarie, visto che le terapie promesse si sono rilevate illusorie”. Da queste considerazioni, la sua proposta: una moratoria europea che permetta di sospendere per cinque anni la distruzione di embrioni umani, nell’attesa che le nuove tecniche si consolidino e mostrino la propria validità; “nel frattempo i laboratori potrebbero usare le linee cellulari esistenti, senza interrompere gli studi già intrapresi e finanziati”. La proposta di moratoria, fatta propria da Avvenire, alla quale hanno aderito moltissime associazioni, è stata sottoscritta da decine di migliaia di cittadini. L’Associazione Scienza e Vita, in poche settimane, ne ha raccolte oltre 25.000), come segno di attenzione e mobilitazione per la proposta di moratoria.

 

A questo proposito, Domenico Delle Foglie, portavoce di Scienza e Vita ed editorialista dell’Avvenire, scriveva su www.piuvoce.net: “Forse il mondo cattolico, proprio dalla recente Settimana sociale di Pisa e Pistoia, ha ricevuto una spinta decisiva a farsi carico, con grande dignità e rinnovato protagonismo, anche della questione antropologica come declinazione della nuova questione sociale. E sta assaporando la possibilità di una presenza cattolica più sbarazzina e meno ingessata sul terreno di una competizione culturale che o è globale o non lo è.


A partire da quel continente europeo e da quelle “stanze” di Bruxelles, dove talvolta con leggerezza si affonda il bisturi non solo negli stili di vita, ma anche nella scala dei valori, con scelte che appaiono, in tutta la loro forza dirompente, solo alle coscienze più avvertite. Ora i cattolici e tanti laici non laicisti, sono pronti a seminare di dubbi l’operato dei rappresentanti europei e dei loro governi e a piantare spilli nelle loro coscienze un po’ intorpidite. O forse vittime di un conformismo culturale che li vuole sempre al traino delle posizioni antropologicamente più azzardate, in nome di una presunta quanto indimostrata modernità”.

 

La proposta di moratoria è stata fatta circolare informalmente al Parlamento europeo di Strasburgo agli inizi dello scorso dicembre. Il 17 gennaio scorso, un gruppo di deputati di diversi paesi ha posto, con un’interrogazione (alla quale dovrà essere data risposta entro sei settimane), cinque domande “per valutare, alla luce delle recenti scoperte scientifiche operate da scienziati giapponesi, se sia ancora necessario dare seguito a ricerche che distruggono embrioni, erogando fondi a progetti per la ricerca sulle cellule staminali embrionali”. Su Avvenire del 18 gennaio scorso, Marina Corradi dà conto dell’iniziativa dei parlamentari europei, tra i quali Mauro Mauro, Vice Presidente del Parlamento, che, aprendo i lavori dell’Intergruppo di Bioetica del Parlamento, ha dichiarato: “Ora che si sa che la ricerca più avanzata lavora sui tessuti adulti, cerchiamo di convogliare i fondi dell’Europa su questi studi. Insistere sulle staminali embrionali quando perfino Wilmut le abbandona sarebbe puramente ideologico“.

 

L’interrogazione porta la firma della Verde tedesca Hiltrud Breyer, di Mauro, di Carlo Casini e al momento di un’altra dozzina di deputati: fra gli italiani, Patrizia Toia, Iles Braghetto, Vittorio Prodi. L’europarlamentare verde Hiltrud Breyer, la quale, intervistata da Avvenire lo scorso 18 gennaio, ha dichiarato, fra l’altro: “Mesi fa ho rivolto un’interrogazione alla Commissione Europea per chiedere lumi sugli investimenti privati nel settore delle staminali embrionali. Mi è stato confermato che, nonostante l’aumento negli ultimi anni di ricerche in questo àmbito, gli investimenti privati sono andati e continuano dirigersi dove sappiamo: negli studi con le staminali adulte per la rigenerazione di ossa, cuore, pancreas, tessuto nervoso, eccetera. Il motivo è evidente: perché è quello il settore che offre reali opportunità per il progresso medico. La via delle staminali embrionali si è dimostrata un flop: sia per la mancanza di risultati – anche per le pesanti complicanze "tecniche" che hanno impedito un uso efficace delle staminali embrionali, come il loro essere potenzialmente tumorali – sia per le gravi implicazioni etiche. E non mi riferisco solo agli embrioni in quanto tali, ma anche alle modalità per reperirli. Si ha un bel dire: ‘ci sono gli embrioni soprannumerari’, quelli avanzati dalla fecondazione artificiale e congelati. La realtà è che i ricercatori preferiscono embrioni freschi, e ciò comporta il reperimento di ovuli che, come si sa, non cadono dal cielo. (…)  Si può ricordare il caso dello scienziato coreano Hwang che utilizzò ben 1600 ovuli – senza peraltro riuscire a ottenere le linee di staminali da lui volute – in parte anche estorti da sue collaboratrici. Questo porta a derive facilmente immaginabili. Abbiamo casi documentati in Gran Bretagna di donne sottoposte a iperstimolazione ovarica per ottenere anche 40 ovuli per ciclo. La stessa Gran Bretagna dove sono morte negli ultimi anni tre donne proprio a causa da iperstimolazione ovarica”.



Può essere definita rivoluzionaria la scoperta sulle cellule staminali adulte?

 

I giornali di tutto il mondo l’hanno definita così. ‘Wired’ ha parlato di ‘Un’ondata di euforia’. A mio avviso si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana per la comunità scientifica internazionale. Trovo anche interessante che uno dei due autori della scoperta, Shinya Yamanaka, appartenga ad un paese, il Giappone, dove per cultura, ci sono pochissimi laboratori che lavorano sulle cellule staminali embrionali.

 

Qual è il valore concreto di questa scoperta? 

 

Può essere definita come la nuova frontiera degli studi sulle cellule staminali: grazie ad un processo di riprogrammazione di cellule somatiche adulte, si ottengono cellule staminali ‘pluripotenti indotte’, con caratteristiche quasi identiche a quelle embrionali umane. Oltretutto, senza utilizzare il gene c-Mvc, che causa tumori.

 

Che cosa cambia ora ?

 

Tutto. Direi che questa scoperta impone delle scelte strategiche. Da una parte i laboratori sono costretti a riorganizzarsi. Dall’altra, i Governi devono necessariamente prendere atto di una novità che ha un impatto dirompente sull’intero assetto della ricerca scientifica del pianeta. Oltre dieci anni e tantissimo danaro sono stati destinati ad una tecnica, quella della clonazione terapeutica, che in nessuna parte del mondo ha mai prodotto cellule staminali embrionali. Una tecnica che prevede di creare embrioni umani per poi distruggerli. Dico, in nessuna parte del mondo. Questa è la verità. Oggi è necessario riconvertire questa ricerca che non ha prodotto risultati. Il Giappone, a due settimane dalla pubblicazione della scoperta di Yamanaka, ha annunciato che finanzierà lautamente gli studi sulla riprogrammazione delle cellule adulte; il Ministro tedesco della Ricerca, parla di raddoppiare i fondi destinati alle staminali, considerando che la scoperta giapponese ‘potrebbe aprire una nuova frontiera’; la California ha appena stanziato 13 milioni di dollari da investire nel 2008 su tecniche che non distruggano embrioni umani. Lo stesso paese che due anni fa destinava 3 miliardi di dollari in 10 anni alla sperimentazione sulle staminali embrionali e che voleva diventare leader mondiale in questo campo.

 

Che ruolo hanno avuto, in questi anni, gli investimenti in questo campo?

 

Un ruolo enorme. Le istituzioni di interi continenti – penso all’Europa che con il Programma quadro, decide di destinare circa 51 miliardi di euro  per il periodo 2007-2013 – hanno deciso di destinare somme immense per una ricerca che nel mondo non ha prodotto nessun risultato concreto. L’obiettivo era economico: senza quella decisione l’Europa avrebbe perso la gara sulla ricerca. In Italia, con la legge 40, si è risparmiato un sacco di denaro, perché quella legge ha evitato che si buttasse del denaro su una ricerca inutile.

 

Da quel che Lei dice, sembra che chi da sempre è contrario alle ricerca sulle cellule staminali embrionali, può ritenere che con questa scoperta questa strada sia definitivamente abbandonata, quindi?

 

Su questo punto voglio essere molto chiara. La scoperta costituisce un rischio per coloro che negli ultimi dieci anni hanno perseguito la strada della clonazione, riproduttiva o terapeutica poco importa, perché sono la stessa cosa finché non si produce l’embrione.

 

In che senso, un rischio?

 

Perché l’obiettivo vero, consapevole o inconsapevole, è stato per anni quello di giungere alla clonazione umana. I segni che si sono manifestati considerando il contesto internazionale, vanno in questa direzione. Dietro la ricerca sulle cellule staminali embrionali, c’è una strisciante utopia di fare l’uomo. L’orizzonte più angosciante che abbiamo di fronte è il totalitarismo genetico. E’ recente uno studio dell’Università dell’ONU, che ha sede in Giappone, che cerca di inquadrare giuridicamente i diritti del clonato. Ci sono editoriali scientifici prestigiosi che vanno in questa direzione; penso all’ultimo, quello di Nature, dove si afferma che la clonazione è un obiettivo a cui si arriverà per forza. Alcuni paesi, penso al Regno Unito in particolare, stanno facendo degli sforzi pazzeschi per arrivare alla clonazione con gli embrioni ibridi. Il sì defnitivo inglese – con il Parlamento che ancora non è espresso – alla creazione di embrioni uomo-animale ne è prova. Ora, tutti hanno fretta, vogliono ottenere risultati, per gli enormi capitali destinati alla ricerca sulla clonazione e per le pressioni delle aziende farmaceutiche che si attendevano che con questa ricerca si arrivasse a individuare delle terapie. In questo contesto, la scoperta di Yamanaka rompe, per così dire, equilibri consolidati, posizioni ideologiche precostituite, soprattutto in quei paesi dove la laicità troppo spesso è ideologia cieca e non un’approccio critico alla conoscenza.

 

Va letta in questa direzione la Sua proposta di moratoria?

 

Con la proposta di moratoria non chiediamo d’interrropere i progetti di ricerca già finanziati dall’ultimo programma quadro europeo. Chiediamo semplicemente e ragionevolmente, di rallentare un treno in corsa, visto che una stazione d’arrivo non c’è più. Chiediamo di considerare che  ci sono già 400 linee staminali embrionali certificate a disposizione dei laboratori; usiamo quelle, e mettiamo in atto la moratoria sugli embrioni umani.