VATICANO – VERSO IL SACERDOZIO a cura di mons. Massimo Camisasca – “Educazione al silenzio”
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Non c’è possibilità di stare di fronte ad una Presenza, alla persona di Cristo presente ora, se non si è educati al silenzio. L’eremita Laurentius diceva: «Allora compresi che la mia vita sarebbe trascorsa nella memoria di ciò che mi era accaduto. E il tuo ricordo mi riempie di silenzio». La nostra conoscenza di Cristo è un donum Dei altissimi, va perciò implorata, tenacemente e fedelmente.
Per questo un tempo della giornata sistematicamente dedicato al silenzio è fondamentale nella vita di un prete, che altrimenti finisce, dispersa tra mille particolari e preoccupazioni. La vita di un prete, anche del più attivo missionario, deve avere in fondo un’ossatura monastica, o rimane fragile, senza capacità di costruzione autentica. È nel silenzio che s’impara a stare con la gente in modo diverso, a parlare alla gente in modo diverso, a ridere con la gente in modo diverso. Si diventa più lieti e più profondi nello stesso tempo.
Il silenzio non può essere ridotto ad un tempo di “aggiornamento”. Anche se è un tempo di lettura – della vita dei santi o della storia della Chiesa – esso ha la struttura della preghiera. Per questo insegno ai miei seminaristi a cominciare l’ora di silenzio che quotidianamente facciamo nella nostra Casa di Formazione con dieci minuti di preghiera in ginocchio di fronte a Cristo e a concluderla con una decina del rosario: preghiera che è domanda, che è offerta di sé, preghiera che è invocazione della benedizione di Dio sulla Chiesa, sulle persone che ci sono affidate. Solo una ragione stringente di carità dovrebbe dispensare da questo tempo della giornata donato direttamente a Cristo. (Agenzia Fides 14/7/2006 – righe 19, parole 280)
Per questo un tempo della giornata sistematicamente dedicato al silenzio è fondamentale nella vita di un prete, che altrimenti finisce, dispersa tra mille particolari e preoccupazioni. La vita di un prete, anche del più attivo missionario, deve avere in fondo un’ossatura monastica, o rimane fragile, senza capacità di costruzione autentica. È nel silenzio che s’impara a stare con la gente in modo diverso, a parlare alla gente in modo diverso, a ridere con la gente in modo diverso. Si diventa più lieti e più profondi nello stesso tempo.
Il silenzio non può essere ridotto ad un tempo di “aggiornamento”. Anche se è un tempo di lettura – della vita dei santi o della storia della Chiesa – esso ha la struttura della preghiera. Per questo insegno ai miei seminaristi a cominciare l’ora di silenzio che quotidianamente facciamo nella nostra Casa di Formazione con dieci minuti di preghiera in ginocchio di fronte a Cristo e a concluderla con una decina del rosario: preghiera che è domanda, che è offerta di sé, preghiera che è invocazione della benedizione di Dio sulla Chiesa, sulle persone che ci sono affidate. Solo una ragione stringente di carità dovrebbe dispensare da questo tempo della giornata donato direttamente a Cristo. (Agenzia Fides 14/7/2006 – righe 19, parole 280)