(FIDES) Tutti siamo chiamati da Dio a salvare anime

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Padre Pio e la missionarietà “La forza irresistibile della preghiera per la conversione”

Anche se Padre Pio da Pietralcina (1887-1968) fisicamente non ha mai lasciato l’Italia, il suo messaggio, la sua preghiera, la sofferenza e l’amore per il Signore e la sua Chiesa, ne hanno fatto, a tutti gli effetti, uno dei più grandi missionari del mondo.


Infatti, il messaggio di Padre Pio è di portata universale, come universalmente riconosciuta è la sua santità e la sua azione apostolica. Padre Pio non è andato in terre lontane, ma sono le terre lontane che si sono mosse, come in una lento ma costante peregrinare, verso di lui.


Da ogni parte del mondo sono venuti al suo convento di San Giovanni Rotondo per partecipare alla Santa Messa, attoniti e raccolti davanti a quel “sacerdote crocifisso” che celebrava il grande mistero del Signore Crocifisso e Risorto. Padre Pio amava ripetere che in ogni Santa Messa c’è tutto il Calvario. Andavano per visitarlo, per ascoltarlo, per inginocchiarsi al suo confessionale, per avere la sua benedizione, per ascoltare la sua parola, per ricevere i sacramenti… Era come se quell’umile frate di nome Pio, li avesse chiamati, uno ad uno, in un modo misterioso, così che le loro vite si intrecciavano alla sua, dalla quale si irradiava un flusso costante di preghiera e di donazione, che non conosceva confini. Questo lento peregrinare continua dopo la sua morte, ininterrotto; dal 1968 la sua tomba, come quella di Sant’Antonio da Padova, è una delle più venerate dalla pietà dei fedeli di ogni Continente.


Tante volte Padre Pio “sconfinava” fuori dai bordi della sua terra, il suo spirito trasbordava dal suo convento nel Gargano, come trasportato da un’onda di grazia e misericordia, che gli gonfiava il cuore e, dal quel sublime santuario di Dio che è l’anima, si riversava in milioni di altri templi spirituali che sono gli uomini, ridestandoli alla vera vita. Si è tentato varie volte di ridurre Padre Pio, più o meno, ad un fenomeno… Ma Padre Pio non si può intrappolare in schemi preconcetti. Vengono in mente le parole di Gesù a Nicodemo che voleva capire, anche lui, il “fenomeno” delle folle che stavano andando dietro a Cristo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “… In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? ” (Gv 3, 8-12).


Dio solo sa fin dove questo “vento” del Gargano sia giunto e fin dove giungerà. Sarebbe quasi impossibile fare una statistica, accennare a dei numeri per quantificare le opere sorte in onore di Padre Pio, in ogni Continente; già, in ogni Continente Padre Pio è conosciuto!


Noi oggi possiamo contemplare gli innumerevoli benefici che milioni di fedeli sparsi nel mondo attribuiscono alla sua intercessione. Le testimonianze a tal proposito sono talmente tante, che occorreranno probabilmente anni per catalogarle in qualche modo.


Il segreto di ogni vita apostolica riuscita è indubbiamente la preghiera, il restare da soli con il Solo, adorando e invocando la sua divina misericordia. Indubbiamente Padre Pio ci ha lasciato, tra i più grandi doni del suo insegnamento, quello della preghiera. Padre Pio che si definiva “sono semplicemente un sacerdote che prega”, voleva imitare il suo Fondatore, san Francesco, chiamato “uomo fatto preghiera”.


Quante volte, ad esempio, Padre Pio esortava i suoi figli spirituali alla recita del S. Rosario, che chiamava l’arma e diceva “la corona è un’arma potente per mettere in fuga il demonio, per superare le tentazioni, per vincere il cuore di Dio, per ottenere grazie per intercessione della Madonna”. Egli, di rosari interi (i quindici misteri) ne recitava decine e decine ogni giorno; per noi è impossibile immaginare come ce la facesse, in mezzo agli estenuanti impegni quotidiani del suo ministero sacerdotale aperto alle folle, che ininterrottamente si recavano da lui passando dall’altare al confessionale.


La missionarietà di Padre Pio si trova in grado eminente proprio nella sua preghiera. Questo gigante dell’orazione esortava instancabilmente tutte le anime ad unirsi a Dio e tra loro con la preghiera: “ricordate che la preghiera comunitaria – diceva – è un’arma potente nelle mani della Chiesa e dei fedeli. Un uomo debole, da solo non può fare nulla o può fare poco; ma se si unisce con un’altro uomo o con più uomini diventa una forza. Un’anima che prega è una debolezza che invoca l’aiuto del Signore: ma se più anime si uniscono insieme nella preghiera, formano una forza formidabile, consolidata e potenziata da Cristo”. Questo suo fondamentale insegnamento sta alla base della costituzione dei cosiddetti “Gruppi di Preghiera di Padre Pio”, sparsi nel mondo.


Tanti hanno scritto che Padre Pio era un “mistero”, e di fatto “mistero” lo era da vivo e lo è diventato ancora più dopo la morte. Quella potenza sacerdotale che emanava da lui e che piegava a Cristo, senza costringere, anche i cuori più induriti, si è certamente amplificata dal giorno della sua nascita al Cielo, il 23 settembre 1968.


Egli era circondato da una irresistibile forza di carità e di misericordia, che lo avvolgeva e ne permeava ogni lineamento, anche quando assumeva degli atteggiamenti, che qualcuno poteva interpretare un po’ burberi, ma percepiti sempre come dei correttivi di amore da chi era sulla strada del ritorno a Dio, con i passi ancora incerti.


Padre Pio non ha allontanato mai nessuno! Era una pedagogia del cuore la sua, che solo i santi sono in grado di ben gestire e le anime destinatarie lo hanno ben compreso. Questa pedagogia della santità che ha esercitato l’umile Padre Pio nell’essere strumento di conversione per le genti, ha dilatato l’orizzonte della sua missionarietà con la forza della Croce. Effettivamente ogni conversione veniva da lui “pagata”, con una certa misura di sofferenza. Tanto più aumentavano le conversioni tanto più anche la sua sofferenza: questa legge il mondo non la conosce ma il Vangelo ce l’ha rivelata (cfr. Col 1, 24).


Per rappresentarci Padre Pio con un’immagine verrebbe proprio spontaneo pensare ad una Croce, che si staglia alta e imperturbabile dalla terra al cielo. Come ebbe a dire Giovanni Paolo II, durante la beatificazione del Frate cappuccino: “l’eco che questa beatificazione ha suscitato in Italia e nel mondo è segno che la fama di Padre Pio, figlio dell’Italia e di Francesco d’Assisi, ha raggiunto un orizzonte che abbraccia tutti i Continenti” (2 maggio 1999). Padre Pio ha raggiunto tutti i Continenti perché è vissuto sulla Croce di Cristo, che abbraccia l’intera umanità. Tutta la sua missionarietà attinge ed emana dalla Croce. La sua mistica e la sua predicazione, la sua preghiera e la sua contemplazione, come la sua consolazione, tutto in Padre Pio è orientato alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime, e trae la sua forza dal mistero dell’amore misericordioso di Gesù, di cui è diventato immagine vivente.


Le stimmate che ha portato sul corpo per cinquant’anni (1918-1968) erano l’umilissimo segno, come lo furono per Francesco di Assisi, di assimilazione totale a Cristo, testimoni silenziose ed eloquenti di una realtà sublime che è l’unione trasformante in Cristo, di cui San Paolo ci è testimone: “sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). Anche per padre Pio, S. Pio (canonizzazione, 16 giugno 2002), queste parole erano verità.


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Per i lettori di “Fides” abbiamo voluto raccogliere, grazie alla collaborazione di Padre Luciano Lotti, un florilegio di brani tratti dagli scritti di Padre Pio, incentrati sulla missionarietà in generale.


 


L’APOSTOLATO MISSIONARIO NELL’EPISTOLARIO DI P. PIO


 


Due lettere a Mons. Giuseppe Angelo Poli che testimoniano la vocazione missionaria di p. Pio


(Mons. Poli, vescovo cappuccino, era vicario apostolico nella missione di Allahabad in Indostan)


 


I.M.I.D.F.C.


Mio carissimo monsignore,


Gesù sia sempre tutto vostro, vi assista sempre ed in tutto con la sua vigile grazia e renda sempre più fruttuosa la vostra missione, affidatavi dal divin Pastore e vi faccia santo una con il suo gregge! Con questi voti sincerissimi che assiduamente vado innalzando all’Altissimo per voi, vengo a dar riscontro alla vostra graditissima per assicurarvi la mia sincera divozione che ho per voi ed il ricordo bellissimo che ho della vostra fortunata riconoscenza.


Non dubitare, mio carissimo monsignore, delle mie povere e deboli sì, ma pure assidue preghiere che fo per voi e per la vostra missione, che sia ricca di ubertosi frutti. Sentite, padre, anch’io ho fatto istanze vivissime presso il mio direttore per essere arruolato tra i vostri missionari, ma, povero me, non mi ha trovato degno. E nessuna cosa è valsa finora a farmi ottenere questa segnalata grazia. Debbo ritornare alla carica? Raccomandate anche voi quest’affare a Gesù, e ditegli che se mi vuole tra i suoi missionari disponga le altrui volontà. Ed intanto giacché non mi è concesso ancora di essere realmente ascritto tra i suoi missionari, mi ingegnerò di esserlo in ispirito. Vi accompagnerò dovunque con preghiere e con gemiti, nella speranza che non isdegnerete di accogliermi come uno degli ultimi vostri missionari.


Il giorno venti settembre 1918 mi venne dall’Alto la grande ed immensa umiliazione e confusione.


Grazie delle dieci lire inviatemi per il cioccolato. Gesù ed il padre san Francesco ve ne rimunerino a cento doppi di tanta fiorita carità. Sarei a pregarvi a non incomodarvi per la mia povera persona, ché la divina provvidenza nulla mi fa mancare, serbando tali privazioni per i poverelli di me molto più bisognosi. Del resto vi prometto che abbisognandomi qualche cosa liberamente ve lo farò sapere.


Raccomandando me stesso alle vostre sante orazioni, vi bacio con rispetto e venerazione il sacro anello e chiedendovi la pastorale benedizione mi dico


aff.mo ed um.mo servo


f. Pio da Pietrelcina, cappuccino.


P.S. Il p. guardiano, il p. Luigi e tutti i confratelli vi ossequiano e vi ricordano con grato pensiero.


 


Epist IV, 24


 


 


I.M.I.D.F.C.


Mio carissimo monsignore,


Gesù regni sempre sovrano sul vostro cuore, vi assista sempre con la sua vigile grazia, esaudisca tutti i vostri voti e vi renda sempre più degno dei suoi divini amplessi!


Con questi voti sincerissimi che assiduamente vi vado facendo dinanzi a Gesù, vengo a dar sollecito riscontro alla vostra lettera giuntami ieri e che mi è riuscita superlativamente gradita.


Rendo vivissime grazie a Gesù per i copiosi frutti che apporta la vostra missione e lo prego con tutto l’ardore del mio cuore che voglia far scendere ancora più copiosa la sua grazia sopra di voi per la vostra e l’altrui santificazione.


Quanto bramerei e quanto sarei contento se potessi trovarmi anch’io costì per apprestare la mia povera opera per l’incremento della fede. Ma questa fortuna non è serbata a me, sibbene ad altre anime più nobili e più care a Gesù. La mia missione la eserciterò coll’umile, fervente ed assidua preghiera. Sì, padre, io sto qui col corpo, ma collo spirito sono a voi vicino ed a voi strettamente unito.


Non mi dimenticate nel tesoro delle vostre preghiere.


Con la massima venerazione vi bacio il sacro anello ed in ginocchio vi chiedo la pastorale benedizione per me e per i miei confratelli, i quali incaricano me di presentarvi tanti rispettosi doveri.


Affezionatissimo in Gesù e nel padre san Francesco


f. Pio da Pietrelcina, cappuccino.


Epist IV, 26


 


Illumini questo sì tenerissimo Padre le intelligenze di tutti gli uomini e tocchi loro i cuori affinché i fervorosi non si raffredoliscano e non si rallentino nelle vie della salute, i tiepidi s’infervorino e quelli che da lui si sono allontanati facciano a lui ritorno. Dissipi pure e confonda tutti i sapienti di questo mondo affinché non guerreggino e non impediscano la propagazione del suo regno. Allontani, infine, questo Padre tre volte santo dalla sua Chiesa ogni scissura che esiste ed impedisca che altre ne potesse nascere, affinché vi sia un solo ovile ed un solo Pastore. Centuplichi il numero delle anime elette, mandi molti santi e dotti ministri e santifichi quelli che vi sono e faccia per mezzo loro ritornare il fervore in tutte le anime cristiane. Accresca il numero dei missionari


cattolici, poiché ancora una volta abbiamo a lamentare con il divino Maestro :”le messi sono molte, gli operai sono pochi”.


Annita, non dimenticate mai di pregare per tutti gli esposti bisognosi, e così, senza essere né un apostolo né un sacerdote e né un missionario, ne conseguirete intanto quella corona che il Padre celeste preparò ab aeterno a costoro.


Epist III, 61


 


Abbi gran compassione a tutti i pastori, predicatori e guidatori di anime, e vedi come sono sparsi sopra tutta la faccia della terra, perché non vi è al mondo provincia, dove non ve ne siano molti. Prega Dio per essi, acciocché, salvando loro medesimi, procurino fruttuosamente la salute delle anime.


Epist III, 931


L’apostolato va fatto indipendentemente dalla stima degli altri


Potete e dovete stare nella piena persuasione che l’apostolato che state esercitando riesce di gradimento a Nostro Signore. Né vi è lecito ritirarvene per quei vani ed inutili timori che voi sentite e che mi avete manifestati. Se fosse lecito ad un’anima ritirarsi dal fare del bene pel timore che si ha dal perché delle persone apprezzano e lodano l’opera sua, allora nessuna opera buona, almeno pubblica, avrebbe ragione di esistere. Ed allora il precetto del divin Maestro: “così rifulgano le vostre buone opere, affinché tutti glorifichino il vostro Padre Celeste, che è nei cieli” viene frustrato, viene reso inutile e Gesù stesso avrebbe precettato cose impossibili ad osservarsi. Vi piace questa legittima conclusione che scende dalle premesse? A voi la risposta.


Epistolario Morgera, 109


 


Il senso della vocazione missionaria di p. Pio


Egli si sceglie delle anime e tra queste, contro ogni mio demerito, ha scelto anche la mia per essere aiutato nel grande negozio dell’umana salvezza. E quanto più queste anime soffrono senza verun conforto tanto più si alleggeriscono i dolori del buon Gesù.


Ecco tutta la ragione perché desidero soffrire sempre più e soffrire senza conforto; e di ciò ne faccio tutta la mia gioia. Purtroppo ho bisogno del coraggio, ma Gesù nulla negherà. Ciò posso attestarlo dalla lunga esperienza fattane, purché non si cessa di importunarlo.


Epist I, 303


 


Impegnarsi per la salvezza delle anime


Continuate, continuate, o padre, a spendere tutte le vostre forze per l’altrui salvezza, che appunto questo è quello che Gesù vuole da voi. Umiliatevi sotto la potente mano del Signore nel tempo della prova, affinché vi rendiate degno di essere esaltato nel tempo della visita. Del resto poi state tranquillo, ché il Signore è con voi e nulla vi è a temere.


Epist I, 529


Missionari con la preghiera


Non tutti siamo chiamati da Dio a salvare anime ed a propagare la sua gloria mediante l’alto apostolato della predicazione; e sappiate pure che questo non è l’unico e solo mezzo per raggiungere questi due grandi ideali. L’anima può propagare la gloria di Dio e lavorare per la salvezza delle anime mediante una vita veramente cristiana, pregando incessantemente il Signore che “venga il suo regno”, che il suo santissimo nome “sia santificato”, che “non c’induca in tentazione”, che “ci liberi dal male”.


Questo è quello che dovete fare ancora voi, offrendo tutta voi stessa e continuamente al Signore per questo fine. Pregate per i perfidi, pregate per i tiepidi, pregate per i fervorosi ancora, ma specialmente pregate pel sommo Pontefice, per tutti i bisogni spirituali e temporali della santa chiesa, nostra tenerissima madre; ed una preghiera speciale per tutti coloro che lavorano per la salute delle anime e per la gloria di Dio colle missioni fra tanta gente infedele ed incredula.


Epist II, 68