Domenica delle Palme 2012

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GIOVANNI PAOLO II
OMELIA
28 Marzo 1999,
Domenica delle Palme

 

1. «Cristo umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce» (Fil 2, 8).

La celebrazione della Settimana Santa inizia con l'«osanna!» di questa Domenica delle Palme e trova il suo momento culminante nel «crucifige!» del Venerdì Santo. Ma questo non è un controsenso; è piuttosto il cuore del mistero che la liturgia vuole proclamare: Gesù si è consegnato volontariamente alla sua passione, non si è trovato schiacciato da forze più grandi di Lui (cfr Gv 10,18). E' Lui stesso che, scrutando la volontà del Padre, ha compreso che era giunta la sua ora e l'ha accolta con l'obbedienza libera del Figlio e con infinito amore per gli uomini.

Gesù ha portato i nostri peccati sulla croce e i nostri peccati hanno portato Gesù sulla croce: Egli è stato schiacciato per le nostre iniquità (cfr Is 53,5). A David che ricercava il responsabile del misfatto raccontatogli da Natan, il profeta rispose: «Tu sei quell'uomo!» (2 Sam 12,7). La stessa cosa la Parola di Dio risponde a noi che ci chiediamo chi ha fatto morire Gesù: «Tu sei quell'uomo!». Il processo e la passione di Gesù, infatti, continuano nel mondo di oggi e sono rinnovati da ogni persona che, abbandonandosi al peccato, non fa che prolungare il grido: «Non costui, ma Barabba! Crucifige!».

2. Guardando Gesù nella sua passione, noi vediamo come in uno specchio le sofferenze dell'umanità nonché le nostre personali vicende. Cristo, pur essendo senza peccato, ha preso su di sé ciò che l'uomo non poteva sopportare: l'ingiustizia, il male, il peccato, l'odio, la sofferenza e, infine, la morte. In Cristo, Figlio dell'uomo umiliato e sofferente, Dio ama tutti, perdona tutti e conferisce il significato ultimo all'umana esistenza.

Siamo qui, questa mattina, per raccogliere questo messaggio da questo Padre che ci ama. Ci possiamo chiedere: che cosa Egli vuole da noi? Vuole che, guardando Gesù, accettiamo di seguirLo nella sua passione per condividere con Lui la resurrezione. Tornano alla mente in questo momento le parole che Gesù disse ai discepoli: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete; il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete» (Mc 10,39); «Se qualcuno vuol venire dietro a me…, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,24-25).

L'«osanna» e il «crucifige» diventano così la misura di un modo di concepire la vita, la fede e la testimonianza cristiana: non ci si deve scoraggiare per le sconfitte né esaltare per le vittorie perché, come per Cristo, l'unica vittoria è la fedeltà alla missione ricevuta dal Padre. «Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2,9).

3. La prima parte dell'odierna celebrazione ci ha fatto rivivere l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Chi, in quel giorno fatidico, ebbe l'intuizione che Gesù di Nazaret, il Maestro che parlava con autorità (cfr Lc 4,32), era il Messia, il figlio di David, il Salvatore atteso e promesso? Fu il popolo, e i più entusiasti ed attivi fra il popolo furono i giovani, che divennero così, in un qualche modo, gli "araldi" del Messia. Essi capirono che quella era l'ora di Dio, l'ora sospirata e benedetta, attesa per secoli da Israele e, agitando rami di ulivo e di palma, decretarono il trionfo di Gesù.

In ideale continuità con quell'evento, da quattordici anni ormai si celebra la Giornata Mondiale della Gioventù, durante la quale i giovani, raccolti insieme con i loro Pastori, professano e proclamano con gioia la propria fede in Cristo, si interrogano sulle loro aspirazioni più profonde, sperimentano la comunione ecclesiale, confermano e rinnovano il proprio impegno nell'urgente compito della nuova evangelizzazione.

Essi cercano il Signore nel cuore del Mistero pasquale. Il mistero della Croce gloriosa diventa per loro il grande dono ed insieme il segno della maturità della fede. Con la sua Croce, simbolo universale dell'Amore, Cristo guida i giovani del mondo nella grande "assemblea" del Regno di Dio, che trasforma i cuori e le società.

Come non rendere grazie al Signore per le Giornate Mondiali della Gioventù, iniziate nel 1985 proprio in questa piazza San Pietro e che, seguendo la "Croce dell'Anno Santo", hanno percorso il mondo come un lungo pellegrinaggio verso il nuovo millennio? Come non lodare Dio, che rivela ai giovani i segreti del suo Regno (cfr Mt 11,25), per tutti i frutti di bene e di testimonianza cristiana che questa felice iniziativa ha suscitato?

L'odierna Giornata Mondiale della Gioventù è l'ultima prima del grande appuntamento giubilare: essa assume, pertanto, una singolare rilevanza. Possa essa, grazie al contributo di tutti, costituire una forte esperienza di fede e di comunione ecclesiale.

4. I giovani di Gerusalemme acclamavano: «Osanna al Figlio di Davide!» (Mt 21,9). Giovani, amici miei, volete anche voi, come i vostri coetanei di quel giorno lontano, riconoscere Gesù come il Messia, il Salvatore, il Maestro, la Guida, l'Amico della vostra vita? Ricordate: Lui solo conosce in profondità quello che c'è in ogni essere umano (cfr Gv 2,25); Lui solo gli insegna ad aprirsi al mistero ed a chiamare Dio con il nome di Padre, "Abbà"; Lui solo lo rende capace di un amore gratuito per il suo simile, accolto e riconosciuto come "fratello" e "sorella".

Cari giovani! Andate con gioia incontro a Cristo, che allieta la vostra giovinezza. CercateLo ed incontrateLo nell'adesione alla sua parola e alla sua misteriosa presenza ecclesiale e sacramentale. Vivete con Lui nella fedeltà al suo Vangelo, esigente, è vero, fino al sacrificio, ma nel contempo unica fonte di speranza e di vera felicità. AmateLo nel volto del fratello bisognoso di giustizia, di aiuto, di amicizia e di amore.

Alla vigilia del nuovo millennio, questa è la vostra ora. Il mondo contemporaneo vi apre nuovi sentieri e vi chiama ad essere portatori di fede e di gioia, come esprimono i rami di palma e di ulivo che oggi avete nelle mani, simbolo di una nuova primavera di grazia, di bellezza, di bontà e di pace. Il Signore Gesù è con voi e vi accompagna!

5. Ogni anno la Chiesa entra trepidante, con la Settimana Santa, nel Mistero pasquale, commemorando la morte e la resurrezione del Signore.

E' proprio in virtù del Mistero pasquale, da cui è generata, che essa può proclamare di fronte al mondo, con le parole e con le opere dei suoi figli: «Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil, 2,11).

Sì! Gesù Cristo è il Signore! E' il Signore del tempo e della storia; il Redentore e il Salvatore dell'uomo. Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna!

Amen.