Dalle clarisse di Totus tuus

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Nell’avvicinarsi della Santa Pasqua, le Clarisse di
Totus tuus ci offrono alcune meditazioni del
Servo di Dio Don Ottorino Zanon.
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* Maria è modello nell’accettazione della croce

MI152 [4-03-1967]


4 Marzo 1967



MI152,1 [4-03-1967]1 Ed ora iniziamo la nostra meditazione.


È stato detto: “De Maria numquam satis”. Abbiamo parlato tante volte della Madonna ed è un po’ difficilino trovare qualcosa di nuovo da dire. Se fossimo solo un paio a parlare della Madonna e un quarto d’ora parlasse uno e un quarto d’ora l’altro… ma speriamo che venga qualche distrazione .


Ho sentito da don Guido , che parlava degli ‘impegni di vita’ fatti un giorno con un gruppo, alcune vostre espressioni sulle impressioni ricavate dal Vangelo. Mi pare che in una di queste abbia citato il caro Mariano che avrebbe detto: “Quando Gesù è andato a svegliare gli Apostoli , nel ritornare verso il posto della preghiera, che cosa avrà pensato?”. È tua, Mariano, questa espressione? Di chi è? Vedete come a volte sono opera dello Spirito Santo, tanto che chi le dice non si accorge neanche di dirle. Bene, bella, però, la distrazione: “Che cosa avrà pensato Gesù?”! Va a svegliare gli uomini ai quali aveva fatto tanto del bene, li aveva invitati a pregare, a restare in preghiera con lui, e loro dormono!


Immaginate che io mi trovassi in stanza a piangere vicino al cadavere di mia mamma e dicessi a Vinicio : “Fa’ un piacere, Vinicio. Tu, Antonio Zordan e Antonio Ferrari , venite nella stanza adiacente, dite il rosario, pregate un pochino anche voi finché io vado via un pochino; poi ritornerò. Per piacere, fatemi una carità”. Pensate come resterei se tornando li trovassi con il fiasco vuoto e tutti e tre addormentati, e dicessi “Ehi, ragazzi, fatemi il piacere, pregate! Avete detto la corona?”. “Nooo!”. Pensate un momentino: fratelli così legati a me da affetto… Non sono capace di pensare che se io soffro loro non soffrano con me, che se io chiedo un piacere loro non me lo facciano.



Pensate Gesù e i dodici Apostoli, ai quali ha dato tutto perché erano suoi, li ha difesi, li ha fatti partecipi dei miracoli, ha camminato sopra le acque per andarli a salvare… È inutile che vi ricordi che cosa ha fatto per gli Apostoli perché sapete che cosa Gesù ha fatto per loro. Tra questi Apostoli ce ne sono tre per i quali ha avuto una predilezione: li ha portati al monte Tabor e li ha fatti partecipi della sua trasfigurazione , e adesso li fa partecipi della sua passione e chiede loro: “Fate un piacere: vigilate!”, e aggiunge anche una cosa: “Attento, Pietro, – eh, no Pietro Simonetto! – che ne combini una!”. Nonostante questo non ascoltano, hanno sonno e dormono… Che cosa deve avere provato Gesù, che aveva un animo così sensibile che quando si presentò uno dei lebbrosi guariti si lamentò perché gli altri nove non erano ritornati per ringraziare, che cosa avrà provato Gesù ritornando dal ‘dormitorio’ al posto dell’agonia, in quel passaggio, in quei momenti?



MI152,2 [4-03-1967]2 Io aggiungo un altro pensiero che è un po’ l’oggetto della nostra riflessione di stamattina: in quel momento Gesù avrà pensato alla Madonna, avrà pensato a ciò che la Madonna stava per soffrire?


In quella notte famosa in cui mi sono recato a Este per veder l’effetto del disastro avvenuto, potete pensare voi che cosa ho provato andando e che cosa ho provato ritornando? Andando non sapevo ancora nulla di preciso, ma prevedevo il disastro: prevedevo quasi sicura la morte di uno mentre non immaginavo come si trovasse l’altro. Insomma è stata una cosa da matti, andando verso là, quella notte. Ma poi, quando ho constatato la morte di Giorgio, la prima idea che mi è balzata in testa è stata la seguente: “E sua mamma? E sua mamma?”. Poi, quando è arrivata la macchina, e ho visto arrivare il papà e il fratello di Giorgio, mi sono un po’ sollevato vedendo che non c’era la mamma. L’arrivo anche della mamma e la vista del morto in quelle condizioni sarebbero stati dolorosi; l’uomo sa contenere un po’ di più la sofferenza. Ma pensate a quello che ho provato da quel momento, da quando ho deciso di andare a casa di Giorgio per dirlo alla mamma, pensate a quello che ho provato da Este ad Arzignano! Non vedevo l’ora di arrivare, però tremavo pensando all’istante in cui mi sarei incontrato con la mamma. Poi, arrivato là, sono entrato dal portone sotto il portico, e la povera donna è uscita dalla porta di cucina ed è venuta verso il portico; io sono rimasto titubante e lei ha chiesto: “È morto? È morto?”. Potevo dirle: “No, sta poco bene”, e le ho detto: “Sì!”. Mi si è gettata al collo abbracciandomi, non mi lasciava più, piangeva e mi stringeva come fossi suo figlio. Figlioli miei, è il dolore di una mamma per la morte di un figlio!


E nel caso nostro consideriamo il dolore di un figlio che conosce il dolore della madre! Pensate a Gesù che conta, si può dire, i minuti che lo separano dall’ incontro con sua madre sul monte Calvario, Gesù che misura con la sua scienza divina tutte le gocce di amarezza che entreranno a trafiggere quel cuore. Gesù, quando viene preso, vede una croce e vede un cuore di madre. La sua natura umana è trepidante: il desiderio, il dolore…



MI152,3 [4-03-1967]3 Vedevo, giorni fa, all’ospedale, il nostro caro Girolamo Schiavo che aspettava per l’operazione e diceva: “Chissà che me la facciano domani l’operazione, speriamo che dopodomani…”. Perché? Perché il pensiero di dovere aspettare è pesante. “Speravo che me la facessero stamattina l’operazione, ma se non me la fanno domani, minacciano di farmi perdere altro tempo. Don Ottorino, non ne posso più…”. È l’ansia dell’attesa, non per il desiderio che l’operazione venga fatta, ma per il desiderio che la situazione passi e che tutto sia finito.


Gesù si aspettava un’operazione, e non certo con l’anestesia, né locale, né totale; si aspettava gli insulti, gli schiaffi, la flagellazione, l’incoronazione di spine, si aspettava di essere messo a morte. Ieri sera, mentre facevamo la Via Crucis in chiesa, anche se noi siamo abituati a sentire leggere le varie stazioni, ho pensato alla X stazione “Gesù spogliato delle sue vesti”; vi rendete conto che neanche uno straccio hanno lasciato a questo benedetto Signore, e lo hanno elevato per aria, inchiodato e messo in quel modo, senza mettergli addosso neppure quel poco che si mette anche al più miserabile? Giorgio aveva i vestiti rotti, ma si sono affrettati a mettergli una tunica, a sistemarlo un pochino. Ebbene, al nostro caro Gesù, niente! È stato messo in quelle condizioni, lui Dio, lui Dio. E lui, nel suo ‘viaggio’ dagli Apostoli al posto dell’agonia, pesa tutte queste cose che lo colpiranno, ma pesa anche quelle che colpiranno lei!


Figlioli miei, bisogna che ci mettiamo in testa proprio questo: perché Gesù ha sofferto questo? Perché Maria ha sofferto quello che ha sofferto? “Vuolsi così colà…”! Bisogna che anche noi ci mettiamo in testa che non saremo fratelli di Gesù, non saremo degni figli di Maria, se non accettiamo la nostra passione, se anche noi giorno per giorno, ma proprio giorno per giorno, non accettiamo quello che il Signore ci manda. Noi dovremo far di tutto per evitare il peggio e cercare il meglio dalla natura umana con i doni che Dio ci ha dato. Ma dobbiamo ricordarci che quello che è importante è chiederci continuamente: “Signore, qual’è la tua volontà?”.



MI152,4 [4-03-1967]4 Vi siete già accorti che in casa stiamo preoccupandoci per la casa in montagna e stiamo domandandoci che cosa convenga. L’ultima tentazione sarebbe quella di vendere la casa di Val Giardini ai Frati Francescani, se la vorranno, e fare un nuovo centro a Santa Caterina o in un altro posto se si incontra una località migliore. Il progetto è di fare un centro non eccessivamente grande, magari con le case prefabbricate, per una trentina di persone, e collocarle vicine, ma in modo che possano alloggiare piccoli gruppi, non grandi gruppi, quasi un campo base, un punto di appoggio, dal quale poi ci si alza; ogni casa prefabbricata non dovrebbe essere per grandi gruppi, ma per piccoli gruppi in modo che si crei una famiglia perché non si può più fare quello che abbiamo fatto l’anno scorso. Siamo partiti tanti anni fa facendo una struttura per starci tutti, per andarci tutti, ma ormai siamo in tanti e allora è arrivato il momento che si possono fare dei gruppi, poco lontani gli uni dagli altri, in modo che ci si può trovare insieme lo stesso, ma avere una vita un pochino indipendente gruppo da gruppo. Ora sono tutti progetti che stiamo studiando, ma poi parleremo insieme, discuteremo; non preoccupatevi poiché non costruiremo senza averne parlato prima e aver sentito anche il vostro parere. Ma prima è inutile che diciamo: “È meglio qui… è meglio là…”, e poi sul più bello che hai lavorato due o tre giorni, ti senti dire che manca l’acqua.


Ora, figlioli miei, è necessaria questa preoccupazione di fare la volontà di Dio. Dicevo proprio stamattina al Signore: “Senti, Signore; a me non interessa niente né Val Giardini, né Val Purgatorio, né Vall’Inferno! A me interessa soltanto fare quello che vuoi tu. Non mi interessa cercare la minor fatica o la maggior fatica, avere più soddisfazione o meno soddisfazione… mi interessa fare la tua volontà!”.


Quello che so, figlioli, è solo questo: il Signore, nello scegliere la sua volontà, non sceglie la meno spinosa, ma, di solito, sceglie la più spinosa. Noi quando si tratta di cercare dei vestiti – per esempio, domani il nostro caro Raffaele Sarà vestito da festa, o credo che si domandi a prestito all’Ausiliatrice un vestito da prima comunione, di quelli bianchi, una vestaglietta bianca – cerchiamo un vestitino per un ragazzo elegante, per un figurino, qualcosa che non sia pesante, che gli stia bene, magari di seta, per sistemarlo un po’ come un figurino… non so se per la prima comunione metteranno anche la corona di rose in testa perché la liturgia della circostanza non la conosco! Che gusti ha il Signore! Se si tratta di scegliere un vestito, sceglie un vestito di pelle di capra, tutto pieno di punte che pungono; se si tratta di scegliere una corona, neanche farlo apposta, anche se ci mette due o tre piccoli garofani sopra, all’interno ci sono le spine, ma di quelle vere. A questo proposito mi viene in mente quella volta che a Padova hanno portato in trionfo Starace : gli studenti lo portavano in trionfo per Padova, ma sotto con gli spilli continuavano a punzecchiarlo.


MI152,5 [4-03-1967]5 Se il Signore qualche volta ti porta in trionfo, si incarica poi lui a metterti accanto altre persone che pestano sopra di te. Se qualche volta, anche esternamente, c’è un po’ di trionfo, qualche medaglia d’oro , non abbiate paura che pensa il Signore a mandarvi qualcuno che, di sotto o dal di dentro, mette tutto quanto a posto. A fare l’equilibrio ci pensa il Signore! Figlioli miei, figlioli miei, queste sono le rose che ci dà il Signore! Perché? Perché per salvare il mondo ci vogliono queste rose; è questo il modo con cui salviamo le anime!


Accettare in partenza questo vuol dire non scoraggiarsi un domani. Voi un domani, fra alcuni anni, potrete dirmi quando verrò a trovarvi in missione, se sarò ancora vivo: “Don Ottorino, lei aveva detto che la vita apostolica ha tante spine: va bene, ne ho trovate, ma non tante come diceva lei!”. Però, non vi siete scoraggiati… “Insomma, per questa cosa qui… Va bene, pensavo peggio!”. Se io non vi dico queste cose e poi vi capita una piccola puntura, una robetta da poco, magari degli spini delle roselline, quelle piccole, potreste dire: “Oh, basta! Torno da mia mamma, torno da mia mamma, perché questa croce è troppo pesante; è impossibile portare questa croce!”


Se volete che la vostra vita apostolica non sia piena di scoraggiamenti, ma sia gioiosa e serena, mettete in preventivo che dovete camminare sulla strada di Gesù, sulla strada della Madonna.



MI152,6 [4-03-1967]6 Questa mattina, primo sabato del mese , mettete a fuoco quello che ha fatto la Madonna. Gesù essendo Dio poteva vedere più in là, Gesù come Dio, uomo e Dio, ha sofferto tutto come gli altri uomini, anzi di più perché era più intelligente, ma come Dio sapeva che al di là della croce c’era la risurrezione, e al di là della risurrezione la sua salita al cielo… in saecula saeculorum, amen. La Madonna sapeva invece questo per fede: Gesù sapeva dove si trovava quel luogo, Gesù era già stato un’altra volta in America , mentre la Madonna non era ancora stata in America. La nostra buona mamma, la Madonna, accettò la passione con la stessa fede con cui la dobbiamo accettare noi. Anche noi dobbiamo fare questo sforzo per credere, perché avremo sempre la difficoltà per credere. Diceva una persona: “Pensa che inganno se dopo, quando moriamo, è finito tutto! Pensa che inganno!”. Ora noi non vediamo, viviamo in uno stato di fede: soffrire con la fede nella vita eterna è una delle esperienze che il Signore ci domanda come ossequio al suo volere.


Amici miei, questo è stato chiesto anche alla Madonna. Mentre la Madonna salì il Calvario, pativa e soffriva per amore di Gesù e per amore delle anime, ma non aveva come Gesù la visuale completa di quello che sarebbe stato un domani in Paradiso: aveva la speranza, anche lei aveva la speranza.


Ora, anche noi dobbiamo imparare proprio dalla Madonna. Stamattina volevo fare la meditazione sulla Madonna, per cui quello che vi ho detto tante volte, ve lo ripeto: impariamo proprio dalla Madonna ad essere preoccupati della volontà di Dio, ad avere il chiodo fisso di voler fare quello che vuole il Signore come mia mamma, la Madonna, ha fatto quello che voleva Dio e ha camminato sulla via del Calvario. È inutile che ve lo ripeta perché l’ho detto tante volte: la Madonna restò in attesa, e a un dato momento l’avvisarono: “Gesù sta per essere condotto, sta per essere condannato…”, e lei volle andare insieme perché, forse, aveva l’ordine da Dio di andare insieme. E lei assistette alla crocifissione e all’agonia, lei rimase ai piedi della croce. Pensate a quelle parole che ha detto Gesù: “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?”. Che cosa avrà provato nel suo cuore la Madonna quando Gesù ha detto : “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?”, quando Gesù ha detto: “Ho sete!”? Vi rendete conto che era una mamma che vedeva morire il figlio che domandava acqua e non poteva dargliela? Vi rendete conto quale sia stata la sua sofferenza anche dal solo lato umano?



MI152,7 [4-03-1967]7 Supponiamo che sopra un tavolo ci sia Giuseppe Filippi che sta per morire e dica: “Ho sete, ho sete… ho sete!”, e sua mamma è vicina. Se Antonio Pernigotto dicesse: “Fermi fermi, fermi!”, una mamma diverrebbe una iena se vedesse una cosa del genere, il figlio morente e gli altri che non gli danno da bere. Eppure la Madonna : “Stabat Mater lacrimosa, juxta crucem lacrimosa, dum pendebat Filius…” . Bisogna mettersi nel cuore della mamma, provare tutti i momenti della passione, ma guardando dentro: il sacrificio di non poter dare un po’ d’acqua a suo figlio, il sacrificio di vedere suo figlio insultato: “Discendi dalla croce e noi crederemo… Ha salvato gli altri e non può salvare se stesso!”.


Una delle nostre mamme avrebbe cominciato a dire: “Brutti lazzaroni, non vi vergognate? Una povera creatura sta morendo e voi non ne avete neppure compassione! Lazzaroni!”. Le nostre mamme a un dato momento sarebbero saltate loro addosso e avrebbero cavato loro gli occhi. E invece no! “Stabat mater dolorosa…”.


Uno dei ladroni insultava il Signore, bestemmiava… Una delle nostre mamme lo avrebbe rimproverato: “Non ti vergogni? Stai morendo anche tu…”. E invece Maria restò in silenzio. Provate a entrare nel cuore di Maria… per tre ore, per tre ore, con tutto quello che sappiamo e quello che non sappiamo.


Quando è arrivato il papà di Giorgio a Este, prima di portarlo a vedere il figlio, per prima cosa gli hanno offerto un caffè con la grappa per prepararlo. In cima al monte Calvario non hanno preparato il caffè con la grappa per la Madonna e neanche le hanno dato la coramina per darle coraggio. Era là, in mezzo a quattro briganti che avevano le mani insanguinate dal sangue di Cristo. Il Padre voleva questo per Maria, e lei voleva questo per le anime.


Questo è il cristianesimo! O abbiamo capito tutte queste belle cosette e le viviamo, o non abbiamo capito niente del cristianesimo. O comprendiamo la passione e la Madonna corredentrice, contemplando profondamente quello che ha sofferto, che cosa ha patito e come ha accettato, o non entriamo nella mentalità di Dio.



MI152,8 [4-03-1967]8 Se voi capite questo, il Signore ha in mano dei fratelli con i quali sconvolgerà il mondo. Con questa pasta si fanno gli gnocchi! Con voi, con voi si può rivoluzionare il mondo, ma ricordate che la vostra grandezza non sta nelle doti naturali che il Signore vi ha dato, ma sta nella vostra disponibilità nelle mani di Dio, così come siete. “Ma sono poco intelligente…”: importa niente! “Sono debole fisicamente” : importa niente! La tua grandezza sta nella tua disponibilità nelle mani di Dio, nella totale e completa disponibilità nelle mani del Signore. Mettete in preventivo tutto quello che potrà capitarvi… Dite pure: “Io da solo non faccio niente, ma con l’aiuto di Dio lo farò, sull’esempio di mia mamma, la Madonna!”. Mi metto a disposizione, pronto, dopo aver lavorato una giornata, ad accettare che mi si dica: “Non c’è acqua!” . Vero, Zeno? Vi rendete conto che cosa significa cercare per due giorni a Santa Caterina, e poi andare a Marana perché ci avevano detto che c’era un monticello in vendita, ma lo avevano già venduto, stavano iniziando a fabbricare e dunque niente da fare, e allora giù a Valdagno, su per un’altra montagna, giù a Schio e su a Santa Caterina un’altra volta per vedere un nuovo posto? E ieri vi siamo ritornati un’altra volta, ci siamo fermati, abbiamo fatto schizzi delle varie possibilità. E poi siamo andati dal parroco e gli abbiamo detto: “Non parli della cosa. Per adesso a noi interessa vedere se i Frati di Chiampo sono interessati alla nostra proprietà di Val Giardini; intanto ci interessiamo, vediamo un po’, e dopo eventualmente parliamo. Adesso non diciamo niente”. Poi conversando abbiamo aggiunto: “Il problema a Val Giardini è che non c’è acqua…”. E lui ha detto: “Eh, ma qui l’acqua c’è! Qualche volta la tolgono un pochino, la tolgono per qualche ora, sì, sì, ma…”. “Tolgono l’acqua?”, ho chiesto. E lui mi ha risposto: “Sì, ma non sempre, solo qualche volta! Anche quest’anno è stato solo in luglio e agosto”. “Tolgono l’acqua?”. “Sì, sì, ma solo per qualche ora, dalle nove alle undici e dalle due alle cinque, solo per qualche ora. Però, non preoccupatevi; se poi a voi in qualche momento l’acqua serve, basta che veniate qui ad avvisare. Come prete qui sono parroco, prefetto, tutto quanto, per cui se vi occorresse l’acqua per un’ora, vado ad aprire il rubinetto e ve la mando”. Eravamo partiti con l’idea che lì ci fosse acqua in abbondanza e abbiamo scoperto che non è così.



Figlioli miei, figlioli miei, arrivati a sera di due o tre giornate che lavori e poi ti trovi così, bisogna scherzare, farci una risata sopra e dire: “Signore, ti diverti a menarmi per il naso?”. Altre volte invece lavori un pochino dove non c’è acqua e ricevi quattro legnate sulla testa. Può capitare anche questo: lavori credendo di fare la volontà di Dio e dopo, alla fine, te le prendi diritte e rovesce, magari dal superiore che non capisce niente. Importa niente, ma intanto tu le buschi! Figlioli miei, siamo preparati a questo?


Per me è stata una grazia grande, veramente grande, essermi incontrato con don Giovanni Calabria il quale mi ha detto: “Ricordati che la Congregazione è opera di Dio, non tua; ricordati bene! Ma preparati a soffrire e metti in preventivo qualunque cosa…”.


E allora sono andato avanti in questi anni pensando che non è opera mia, ma è opera di Dio, e se è opera di Dio devo fare quello che vuole Dio, se è opera di Dio deve essere condita con la sofferenza. Se tu apri una scatola di sardine e dentro non c’è né olio, né acqua, né sale, né niente, tu sentirai un letamaio… niente da fare! Una vita apostolica senza sofferenze è come una scatola di sardine senza olio, senza sale, senza niente. Per conservare ci vogliono quegli elementi… niente da fare!




MI152,9 [4-03-1967]9 E allora, fratelli miei, cerchiamo di meditare: io ho chiacchierato soltanto, la meditazione la farete voi. Durante la giornata pensate che cosa deve aver sentito Gesù nel suo intimo pensando alle sofferenze che avrebbe provato la Madonna, e pensate alla Madonna che aveva una sola preoccupazione, quella di fare la volontà di Dio istante per istante. Anche noi dobbiamo avere una sola preoccupazione perché quello che stiamo facendo è opera di Dio e non nostra, e perciò dobbiamo avere la preoccupazione di accettare e di fare la volontà di Dio sapendo però che Dio ci condurrà per la via del Calvario.

Dalle Clarisse di Totus tuus

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Nell’avvicinarsi della Santa Pasqua, le Clarisse di
Totus tuus ci offrono alcune meditazioni del
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